foto di Giovanni Viaggi
Uno dei paradisi in terra è senz’altro il comprensorio delle Cinque Terre, che parte dal 1997 dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO in quanto “sito culturale di valore eccezionale”. In effetti tutto il complesso che va da Punta Mesco a Punta Montenero, le cinque Terre vere e proprie, nonché Portovenere e le antistanti isole Palmaria, Tino e Tinetto, rappresenta un sito di una bellezza unica, dal quale l’uomo, a costo di immani fatiche, ha saputo ricavare le risorse per la propria sopravvivenza.
E allora via, visto che oggi è una splendida giornata di primavera ed in considerazione del fatto che la stagione turistica non è ancora del tutto iniziata, si va! L’itinerario previsto è Vernazza, Santuario di San Bernardino, Santuario di Nostra Signora di Reggio e ritorno a Vernazza. In tutto circa 10 chilometri per cinque ore di marcia ed un dislivello di 380 metri.
Partiamo in auto di buon mattino da Massa per raggiungere La Spezia, dove troviamo un ampio parcheggio gratuito in Piazza d’Armi a circa dieci minuti a piedi dalla stazione Centrale. Da qui, mediamente ogni mezz’ora, parte un treno locale che ferma in tutte le stazioncine delle Cinque Terre: Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso.
Noi ci fermiamo a Vernazza, forse la più pittoresca dell’intero sito, con le sue case multicolori, il suo bel porticciolo ben protetto, la sua bella chiesa dedicata a Santa Margherita di Antiochia, la cui facciata è rivolta curiosamente verso la montagna, e la torre del castello Doria.
Arrivati alla stazione scendiamo verso il porto lungo via Roma, l’unica strada sotto la quale corre, ricoperto, il torrente Vernazzola. Qui possiamo ammirare la bellezza cristallina del suo mare e l’anfiteatro policromo della piazzetta.
Risaliamo a monte e dopo pochi minuti troviamo sulla destra l’indicazione del Sentiero Azzurro N°2, che porta a Corniglia: si tratta di una ripida scalinata che sale fra le case fino a raggiungere la torre circolare del castello Doria da cui si gode una bella vista dell’abitato sottostante e del porto. A questo punto il sentiero si fa meno ripido ed in pochi minuti troviamo sulla sinistra, sentiero n° 7, la deviazione per San Bernardino. Si comincia a salire sul serio fra la macchia mediterranea che non offre alcun riparo dal sole sempre più caldo: per questo il percorso è sconsigliato in piena estate, mentre, sotto di noi, la vista sul mare si fa sempre più ampia verso Punta Mesco.
Dopo un’ora abbondante e un paio di chilometri siamo in cresta, alla Locanda Valeria e da qui, tra i vigneti, arriviamo alle spalle dell’abitato. Attraverso i suoi graziosi vicoli, dopo una decina di minuti, siamo nella piazzetta antistante il Santuario; laggiù, sulla sinistra in basso, l’abitato di Corniglia arroccato sopra un ardito promontorio. Meritiamo una breve sosta in questa pace per riposare e detergere il sudore.
Si riparte ed imbocchiamo sulla destra il sentiero 8, ben segnalato, al cui inizio troviamo una fontanella di acqua freschissima. Il percorso si dirige nell’entroterra e si snoda, in un continuo saliscendi, fra boschi di pino, piante di corbezzolo e brevi tratti di terrazzamenti, le “fasce” contenute dai caratteristici muri a secco, ancora coraggiosamente coltivati.
I pochi contadini che incontriamo si mostrano estremamente gentili raccomandandoci di chiudere, dopo il nostro passaggio, i cancelletti che delimitano il loro piccoli poderi al fine di evitare l’intrusione dei cinghiali che provocherebbero danni alle viti. Per il resto non troviamo anima viva. Altre due ore di cammino ed arriviamo al Santuario della Madonna di Reggio le cui origini risalgono a prima dell’XI secolo.
Qui, nel I secolo a.C., si stabilirono i primi abitanti della zona che alla fine del millennio successivo scesero verso il mare dando origine all’abitato di Vernazza.
Si respira un’aria di pace: è un ampio spiazzo fra alberi secolari, con in mezzo il Santuario a ridosso del quale si può ammirare un monumentale albero di cipresso, il più antico della Liguria alto 23 metri con un diametro di quattro e circa 800 anni di età.
Il panorama sottostante è bellissimo e sulle colline di fronte a noi, ma ben lontano, il profilo dell’abitato di San Bernardino, dal quale siamo partiti, in quota.
Altra breve sosta e ci avviamo nel declivio che delimita lo spiazzo dove si notano alcune pietre tombali; poco più avanti la “colonna del pianto”, sotto la quale si narra che sia sepolto un cavaliere della famiglia Malaspina morto in battaglia durante una Crociata e qui trasportato da Gerusalemme. Prendiamo il lungo e panoramico sentiero lastricato n°8 dove si possono ammirare una serie di piccole cappelle in ognuna delle quali è posta una stazione della Via Crucis.
Eccoci finalmente sopra l’abitato di Vernazza che possiamo ammirare alla calda luce del pomeriggio inoltrato e poi, rapidamente, giù sulla strada principale affollata all’inverosimile di turisti. Anche la piccola stazione è gremita di gente; prendiamo d’assalto il treno e rientriamo, un po’ stanchini ma felici, verso casa.