Ormai sono mesi che, quando accendiamo, la televisione incappiamo in qualche servizio giornalistico che ci parla del cambiamento climatico e di come se, conservando quest’attitudine, le generazioni future dovranno subire i durissimi esiti del nostro scellerato comportamento. Anche Lapo, il mio gatto filosofo, ne è abbastanza sazio e quando fa zapping, non appena sente qualcuno parlare di questo argomento, cambia subito canale. Certo, lui non può sapere che, in realtà, questi catastrofismi circolano tra i mass media da anni: ricordo, infatti, nella mia infanzia gli annunciati pericoli per l’imminente esaurimento delle scorte petrolifere, quelli per le piogge acide che avrebbero dovuto disintegrare la Foresta Nera in Germania, quelli per il buco dell’ozono che ci avrebbe lasciato in balia dei raggi ultravioletti e via discorrendo. E quindi, oggi, la catastrofe sarebbe davvero dietro l’angolo ed un singolo passo falso potrebbe esserci fatale, per cui l’uomo deve assolutamente stare attento nelle sue politiche future. Ma cosa potrebbe succedere, se il nostro destino fosse in mano a elementi che sfuggono al nostro controllo? Ad esempio, come accadde per i dinosauri che si estinsero circa 65 milioni di anni fa per colpa di un asteroide o forse di una gigantesca eruzione vulcanica?
Per fugare i nostri dubbi io e Lapo ci siamo messi a cercare in rete e ciò che ne è venuto fuori è poco rassicurante. Tanto per cominciare è giusto ricordare che, per i cristiani, un tentativo di eliminazione della razza umana già c’è stato e lo possiamo trovare scritto nel mito del diluvio universale. Come è finita già lo sappiamo, così come siamo a conoscenza, anche, di come finirà se dovessimo prendere per vero ciò che alcuni insinuano leggendo i passi dell’Apocalisse di San Giovanni, in cui si narra di una gran battaglia finale, l’Armageddon, che si concluderà con il trionfo del bene sul male, anche se è tutto ciò che sta in mezzo che non ci fa dormire tranquilli! Senza scomodare però i testi sacri ci sono state altre persone che hanno teorizzato la fine del mondo, uno di questi è Johannes Stöffler, Stofflerius per gli amici del mondo accademico, matematico, astronomo, astrologo che per il 20 febbraio del 1524 previde un secondo diluvio (‘n’altra volta!) causato da uno straordinario allineamento dei pianeti . Qualcuno sembrò credergli davvero: il conte di Hggelheim, ad esempio, fece costruire per sé e per la sua famiglia un’arca per poter sopravvivere all’evento. Sfortuna volle che quel mattino, come è facile che accada in Germania, cominciò davvero a piovigginare e, ammesso che questa storia sia vera, il povero nobile fu massacrato dalla folla di contadini arrabbiati perché non era stato previsto un posto anche per loro.
Anche la cometa di Halley, a dimostrazione di come le stelle ed il cielo hanno sempre affascinato, e anche intimorito, gli uomini, nel suo passaggio del 1910 alimentò la paura di una fine imminente, a causa di un improbabile impatto col nostro pianeta. Io di quella cometa ricordo però il suo passaggio nel febbraio del1986 e soprattutto il gran freddo patito per andare a vederla!
Un certo Hal Lindsey, pastore protestante evangelico statunitense, nel suo libro “Late great planet Earth” fissò l’apocalisse nel 1988, e, non avendoci azzeccato, ogni cinque anni scrisse un seguito dove, senza smentire la previsione precedente ne profetizzava uno simile alla fine del lustro seguente. Peggio di lui solo i matrimoni di Brooke Logan nella saga di Beautiful (ben 21 di cui otto solo con Ridge! Lapo li ha contati tutti). Poco diversa la storia di Harold Egbert Camping, “strano” evangelista americano, che, dall’emittente radiofonica californiana “Family radio”, predisse più volte l’Apocalisse, ma a differenza del suo collega Lindsey, quando gli chiedevano come mai gli eventi non si fossero verificati (a fronte dei milioni di dollari ricevuti in donazioni) lui rispondeva che evidentemente Dio doveva aver avuto un ripensamento finale. E come non nominare il re degli indovini, Michelle de Nostredame ovvero Nostradamus, che, nella prima metà del XVI secolo, predisse, tra l’altro, proprio la fine del nostro amato pianeta nel 1999, cosa che nemmeno il millenium bug nell’anno 2000 è riuscito a fare.
Potremmo elencare una sfilza di nomi e di strampalate teorie che ci farebbero sorridere o toccare ferro, ognuno si senta di fare come crede, ma vorrei chiudere con quella che ultimamente è tornata più di moda, ovvero la profezia dei Maya.
I Maya usavano contare il tempo con tre calendari, contemporaneamente: uno religioso su base lunare, lo Tzolkin, dove 20 nomi venivano abbinati a 13 giorni a rotazione infinita: 1 casa, 2 coniglio eccetera arrivando ad un totale di 260 giorni. Il secondo era lo Haab era su base solare ed era legato al ciclo delle stagioni, composto da 18 mesi di 20 giorni ciascuno al termine del quale bisognava aggiungere 5 giorni “fuori dal tempo”, considerati nefasti. Infine c’era il Lungo Computo, che contava i giorni dall’inizio dell’era Maya. Immaginate di avere tre ruote, una dentro l’altra, che si toccano in un solo punto sulla circonferenza, quello di tredici, poi quello di 20, dove ogni giro corrisponde ad uno uinal, che a sua volta è contenuto in quello di 360, dove ogni giro completo corrisponde ad un tun, al termine del quale, però, i punti di partenza non corrispondono più. Per farla breve al termine di un ciclo di 7200 giorni (20×360) abbiamo un k’atun e dopo un altro di 144000 giorni (7200×20) avremo un b’ak’tun, infine dopo un ciclo di 1872000 giorni (144000×13) sarebbe finita un’era. Il mondo, secondo i Maya, aveva attraversato ben quattro ere, ognuna delle quali terminata con una catastrofe. La quinta, quella attuale, secondo i calcoli fatti con il calendario Maya, sarebbe dovuta finire il 21.12.2012 per mezzo di un disastro del quale non è dato sapere nulla. Infatti, il 22 dicembre seguente, nessun asteroide ci colpì e la vita continuò come sempre. Tirammo tutti un sospiro di sollievo, ma, oggi, dovremmo tornare a preoccuparci perché, secondo nuovi studi, questa data è da spostare tra il 25 ed il 31 dicembre del 2023, anche se i più ottimisti tendono a pensare che, piuttosto che una fine catastrofica, ci dobbiamo aspettare solo l’inizio di un nuovo periodo di prosperità. Al termine di questa digressione però, a me e a Lapo ci è sorto un sospetto: non è che i Maya, forse, portino un po’ sfiga?