seconda e ultima parte
Calato il maiale in mare, alle 03,45 del mattino del 26 luglio 1941, Tesei e Pedretti si diressero verso il Breakwater Viaduct, ma la corrente li scarrocciò, allungando il tratto da percorrere. L’ordine era quello di far saltare l’ostacolo alle 4,30, massimo alle 4,40. Nonostante si udisse uno scoppio, alle 4,25 non si videro gli effetti dei famosi 300 chili di tritolo. Passata l’ora stabilita, un barchino al comando del sottotenente di vascello Frassetto si lanciò verso l’ostacolo, nella speranza di farlo esplodere, ma l’imbarcazione si incagliò nella rete senza sortire l’effetto desiderato. La frustrazione salì, quindi toccò ad un altro barchino partire per l’ingrato compito. Tesei forse era ancora lì sotto ad armeggiare col suo maiale (a riprova una vedetta inglese dichiarerà di aver visto alle 4,44 dei subacquei sotto il breakwater) ma il barchino comandato dal Sottotenente Carabelli Aristide lanciato a tutta velocità perse la rotta, costringendolo a fare una manovra azzardata tale che, l’unico modo per portare a termine l’azione, consistette nel guidare l’imbarcazione fino alla fine contro la rete esplodendo con essa. Il barchino colpì il primo incastrato nella rete ed esplose. Con loro, probabilmente, detonò anche la carica di Tesei. Calata la nube di acqua sollevata dall’esplosione, lo spettacolo che si offriva davanti agli occhi dei restanti incursori era impietoso: i detriti avevano formato un ostacolo ancor maggiore, non si passava più. Inoltre le sentinelle, già comunque consce della presenza degli italiani, aprirono il fuoco con tutto ciò che avevano. Morirono quasi tutti. E Tesei e Pedretti? La storia racconta che per obbedire al comando impartito, avessero spolettato a zero, esplodendo insieme al proprio mezzo, ma un’ipotesi venne formulata da Joseph Caruana, scrittore maltese che ha ricostruito in maniera leggermente differente quanto sia potuto accadere quella notte. Caruana si è chiesto se, partito alle ore 3,45 circa, il maiale con Tesei e Pedretti ebbe certo il tempo di raggiungere la rete prima delle ore 4,30, ma ebbe anche il tempo per compiere l’operazione tutt’altro che semplice di fissare la testa alla rete, di spolettare di allontanarsi? È un interrogativo al quale ancor oggi è impossibile rispondere. Sta di fatto che alle 4,30 non si verificò nessuna esplosione sotto il ponte S. Elmo. “Quel che è certo – ha spiegato Caruana – è che una sentinella di Forte Sant’ Elmo scorse il semovente di Tesei e Pedretti nei pressi del ponte alle 4,44, prima che quest’ultimo saltasse, per cui è da presumersi che la coppia si sia attardata nei pressi della rete per le operazioni di distacco della testa del maiale, esplosa pochi attimi prima dell’attacco dei barchini. È comunque impossibile, lo ripetiamo, stabilire i vari tempi dell’azione di Tesei e Pedreretti. È ad ogni modo indubbio che al momento dell’esplosione sotto il ponte i due non si erano ancora allontanati dalla rete”.
E ancora: “Tesei era effettivamente più distante dal bersaglio di quanto potesse credere. Nel corso dell’operazione era in atto una leggera corrente verso est, così che durante la mezz’ora in cui Tesei cercò di riparare l’SLC di Costa, i maiali derivarono in quella direzione. Quando Tesei partì per il suo obiettivo, questo non si trovava più a sud, bensì a sud ovest. Non soltanto la distanza era maggiore, ma anche la rotta era diversa da quella precalcolata. Erano le 4,48 del mattino e i primi chiarori dell’alba si facevano già vedere verso oriente. Nei pochi secondi tra l’esplosione di Carabelli e l’accensione dei proiettori l’artigliere Zammit, nella postazione G al forte Sant’Elmo, nel fioco chiarore concesso dalla luce premattutina, notò un movimento nel mare, come una piccola scia creata da qualcosa di molto piccolo che dirigeva lentamente in direzione sud verso il ponte. L’arma era già pronta a sparare e quando quel piccolo qualcosa, segnalato solo da una minima scia, attraversò il suo settore di tiro, Zammit immediatamente puntò il cannone automatico da 6 libbre (57 mm.) e sparò un caricatore ad alzo zero, a una distanza di 200/300 metri. Zammit rivendicò di aver colpito quella scia… che non poteva essere un MT perché nessuno di essi si trovava in quell’area. Nel marzo del 1966 un SLC fu trovato sul fondo davanti al forte Sant’Elmo da sommozzatori della Royal Navy. Con non poche difficoltà venne rimorchiato in alto mare e fatto esplodere. Essendo stato già ricuperato quello di Costa, quello ritrovato nel 1966 doveva essere stato certamente di Tesei. Nulla è conosciuto per certo circa la sorte del mezzo di Tesei. Probabilmente scaduto sulla tabella di marcia, aveva insistito offrendosi per essere ucciso dalla concussione della esplosione di Carabelli. Ciò che è certo è che Tesei e il suo compagno Pedretti morirono presso il viadotto, durante quell’alba fatale del 26 luglio 1941”
Comunque siano andate le cose è certo che Alcide Pedretti è rimasto nel cuore e nella memoria di tutti i lunigianesi e, grazie anche all’impegno dell’amministrazione fivizzanese, a lui sono state intitolate una strada, la sezione A.N.M.I. locale ed una motonave ormeggiata nel porto militare di La Spezia.
Per dovere d’informazione ricordo che la XMAS, antenata del moderno Comsubin dell’odierna Marina Militare Italiana, dopo l’armistizio dell’8 settembre si separò in due comandi omonimi e separati. Uno, nella parte meridionale del paese si unì alle forze alleate, il secondo al comando di Junio Valerio Borghese aderì alla Repubblica Sociale di Salò, per cui, alla fine del conflitto mondiale, non venne mai più riconosciuta come legittima erede del reparto iniziale
Fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Xª_Flottiglia_MAS_(Regno_d%27Italia)
https://it.wikipedia.org/wiki/Siluro_a_lenta_corsa
Alcide Pedretti, Eroe della Lunigiana. Gianni Bianchi ed. Associazione Culturale sarasota