Al Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, la mostra “Fiori, foglie e spine. Modelli botanici in cera dal Museo della Specola di Firenze”, presenta alcune riproduzioni di piante, veri capolavori di ceroplastica del 1700, tra cui il Cactus, l’Opuntia, l’Euphorbia canariensis, il Sempervivum, tutti catalogati con il nome scientifico latino, secondo la nomenclatura introdotta da Carlo Linneo nel suo “Species Plantarum”, del 1753. Fanno parte della collezione delle piante in vaso della “Specola”, museo di fisica e storia naturale di Firenze ormai chiuso da quattro anni, la cui riapertura, prevista per l’estate scorsa, è slittata al febbraio 2024.
“Siamo davvero lieti – ha affermato Lucilla Conigliello, Direttore Tecnico del Sistema Museale d’Ateneo dell’Università di Firenze – di poter dare con questa piccola esposizione un’anticipazione dello straordinario lavoro eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure per il restauro delle cere botaniche che tra pochi mesi tutti potranno apprezzare nel nuovo allestimento del Museo La Specola, che sarà davvero molto suggestivo. Il debito di riconoscenza che ci lega all’Opificio è grande, per tante attività e interventi programmati negli anni, su beni anche tra loro molto diversi. E’ un privilegio poter collaborare con funzionari e restauratori di altissimo profilo, in condivisione d’intenti, per garantire la conservazione di opere d’arte uniche”.
Grazie a questi esemplari in cera possiamo farci un’idea della straordinaria varietà del mondo vegetale conosciuto tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. Le riproduzioni servivano a stupire ed educare il pubblico del Museo di Storia Naturale di Firenze, voluto dal Granduca di Toscana, Pietro Leopoldo di Lorena, nel 1775. Le piante in vaso sembrano vere. È impressionante come gli antichi ceroplasti fiorentini, artigiani e artisti allo stesso tempo, con tecniche raffinate e materiali anche inusuali, come pulviscolo argentato, spine vere, filamenti vegetali riuscissero a riprodurre magistralmente la consistenza, i colori, il turgore delle foglie, le gocce di nettare e ogni dettaglio. A Firenze l’officina di ceroplastica fu attiva dal 1771 fino alla seconda metà dell’ottocento. Lavorò su commissione di privati e musei e le opere arrivarono in svariate città italiane e all’estero, come Bologna, Pisa, Pavia, Budapest, Leida, Montpellier e Vienna.
Oltre alle riproduzioni delle piante in cera, l’officina produsse modelli di anatomia umana, anatomia comparata, figure intere, cadaveri dissezionati, cervelli, piedi, piccole porzioni del corpo e ghiandole, allora sconosciute. Chi ricorda “La Venere” alla Specola? La figura di una donna in cera scomponibile realizzata in modo da poter togliere i vari strati delle parti anatomiche fino a vedere anche un piccolo feto. Davvero verosimile e impressionante.
“Fiori, foglie e spine. Modelli botanici in cera dal Museo della Specola di Firenze” rappresenta dunque una preziosa occasione, da cogliere al volo: fino al 6 dicembre, per apprezzare il minuzioso lavoro dei restauratori in attesa di ammirare la collezione completa nel museo ristrutturato in cui troveremo anche il Salone degli Scheletri (con 3000 reperti), la collezione zoologica, la Tribuna di Galileo, il Torrino astronomico di fine Settecento e l’allestimento “Mineraliter”, pietre lavorate appartenute alla famiglia Medici, e minerali estetici provenienti dall’Italia e da tutto il mondo.
foto Studio Esseci