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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Jason Badridze – Georgia

DiGianni Ammavuta

Nov 5, 2023

L’etologia è la scienza che studia il comportamento degli animali, non in modo molto dverso da quello che fanno la psicologia e la sociologia con gli esseri umani. Il problema principale, naturalmente, è il linguaggio. Se potessimo sottoporre un questionario ad una zanzara tigre, per esempio, la nostra comprensione riguardo la sua instancabile attività di martirio ai danni della nostra pelle, sarebbe assai più profonda e potrebbe persino regalarci qualche sorpresa. Senza questo potente strumento d’indagine, gli scienziati si devono accontentare dell’osservazione sul campo o della sperimentazione in ambienti controllati, che è un’espressione elegante per dire laboratorio. Il biologo Jason Badridze, nel 1974, scelse il più diretto fra i metodi di osservazione sul campo. Il suo interesse si rivolgeva ad una specie il cui nome mette, tutt’oggi, i brividi: il Canis Lupos Linnaeus, per gli amici, il lupo.

Laureato in biologia all’Università di Tbilisi, nel 1968, il giovane Jason aveva una certezza nei riguardi dei lupi, e cioè che fossero degli animali dotati di una grande intelligenza, e non semplicemente delle fameliche macchine predatorie. Deciso a dimostrarlo al mondo intero, Jason chiese l’autorizzazione per avere accesso ad una riserva naturale nel Caucaso minore, dove era nota l’esistenza di un piccolo branco di lupi grigi.

Il primo problema fu abituare gli animali alla sua presenza. Scelse una soluzione ingegnosa: come una sorta di pollicino, cominciò a disseminare di pannolini vuoti i sentieri usati dai lupi. Sapeva che i lupi lo stavano osservando, nascosti da qualche parte, laggiù nel buio della foresta. Ma era esattamente quello che voleva. Un lavoro molto noioso, a suo dire, anche se stento ad identificare come noiosa, un’attività che ti espone al rischio concreto di essere fatto letteralmente a pezzi da un momento all’altro. Ad ogni modo, dopo qualche settimana di questo lavoro di routine, diciamo così, Jason cominciò a mettere della carne nei pannolini che lasciava a terra. Nel giro di qualche mese i lupi si erano abituati a quella strana creatura che dispensava cibo, e mangiavano tranquillamente quello che trovavano nei pannolini. Jason interpretò questa naturalezza come il momento di incontrarli a quattr’occhi. Si appostò lungo il sentiero che portava alla tana dove la femmina del gruppo, da lì a qualche giorno, avrebbe partorito. La sua presenza poteva essere percepita come una minaccia, quindi se non l’avessero assalito quel giorno, non l’avrebbero assalito mai più. Successe che i due maschi adulti videro Jason, naturalmente, e si fermarono a fissarlo, come se lo stessero studiando. Poi uno si mosse e gli si avvicinò. La punta del muso del lupo era a meno di cinque metri dal corpo intirizzito del biologo. L’animale si produsse in una serie di segnali di avvertimento, come il digrignare i denti aguzzi, l’abbaiare e lo schiocco delle fauci. Poi tornò sui suoi passi ed entrambi sparirono nella foresta. Jason sapeva dov’era la tana e si appostò lì. Il maschio e la lupa arrivarono pochi giorni dopo senza curarsi minimamente della presenza di Jason. Ormai era stato accettato. Dopo tre giorni la lupa uscì. La pancia non c’era più, e dall’osservazione della zona mammaria dell’animale, Jason capì che stava allattando: il parto era andato bene. Il diciottesimo giorno tutto il branco si riunì difronte alla tana per attirare i cuccioli fuori, e accompagnarli nella loro prima uscita all’aria aperta. Jason era sempre lì. Non era percepito come una minaccia nemmeno in quel frangente così “intimo”. Era come se ormai facesse parte del gruppo. E in effetti era così, per molti versi. Stando a stretto contatto con il branco, Jason ebbe modo di notare che quest’ultimo si comportava come una vera e propria famiglia.

Per facilitare le sue osservazioni, Jason diede un nome a ciascuno dei sei lupi adulti del branco. Niko e Manana erano la coppia dominante, una sorta di marito e moglie. Il loro affiatamento e certi comportamenti intimi, li facevano sembrare come una coppia molto innamorata. Poi c’erano i figli della cucciolata precedente, due maschi e una femmina. Quest’ultima, Ruchi, aveva il ruolo della levatrice della nuova cucciolata: li accudiva e li allattava, in assenza della mamma. Uno dei due maschi, Vorčum, non era proprio il massimo della socievolezza, mentre suo fratello era talmente caro a Jason che lo scienziato decise di chiamarlo Badridze, in onore di un suo amico scalatore morto durane una spedizione. Infine, il branco comprendeva Nestor, un esemplare ormai anziano che riceveva il cibo dagli altri, in quanto non più in grado di cacciare. Una sorta di nonno che il gruppo accudiva a tutti gli effetti. Dunque abbiamo un padre e una madre spesso assenti per lavoro, una figlia responsabile che si prende cura dei piccoli, un fratello con la testa a posto, l’altro un po’ ribelle e scorbutico, e il nonno da accudire: se questa non vi sembra la più tipiche delle famiglie, non so davvero cosa lo possa sembrare.

Per 1500 ore Jason ha vissuto in mezzo ai lupi della riserva naturale di Borjomi.  Partecipava alle loro caccie, correndo con loro su e giù dalle montagne, a volte per decine di chilometri. È proprio di ritorno da una di queste spedizioni che Jason ebbe la dimostrazione lampante che i lupi avevano una natura completamente diversa da quella che generalmente veniva loro attribuita. Un giorno, di ritorno da una spedizioni di caccia, lo scienziato si fermò a riposarsi all’ombra di un masso enorme che spuntava dal terreno. Neanche il tempo di riprendere fiato che saltò fuori un orso. Jason istintivamente si mise ad urlare. Il branco tornò indietro e, nonostante che i lupi siano notoriamente terrorizzati dagli orsi, attaccarono in gruppo il predatore, facendolo scappare e salvando, di fatto, la vita a Jason. Altri due episodi convinsero l’etologo georgiano che le sue teorie sulla diversità dei lupi erano esatte. Il branco/famiglia in cui lui aveva vissuto, infatti, si prendeva cura del più anziano, diversamente da tutto quello che era stato documentato fino ad allora, per cui i lupi tendevano ad allontanare e abbondonare gli esemplari deboli dal gruppo. Un giorno Nestor, che ormai si muoveva a malapena, come fosse infermo, si alzò e andò a morire lontano dallo sguardo di tutti, con dignità. Nessun lupo lo seguì, in una sorta di rispetto della sacra intimità di quell’ultimo atto, ma l’ululato che lo accompagnò fu qualcosa di terribile: un lungo e straziante urlo che risuonò nel silenzio della foresta per alcuni interminabili minuti. L’altro episodio accadde quando, nel 1976, Jason raccolse le sue cose e si avviò verso il limitare della foresta per tornare a casa. I lupi lo seguirono fino al confine del loro territorio, offrendogli una specie di scorta armata, mettendosi ad ululare mentre superava quell’invisibile linea di demarcazione. Per non parlare delle feste che due lupi del gruppo gli riservarono quando, per puro caso, nel 1983, li incontrò di nuovo. Comportamenti, questi, appartenenti più al modello umano che a quello di belve feroci, che sono spinte solo dal loro istinto predatorio. In realtà, non passa giorno che non esca qualche studio in cui un’equipe di studiosi non annunci la scoperta di qualche comportamento animale non poi così distante da quello umano. Uno degli ultimi studi pubblicati parla addirittura di ragni che sognano. Ogni passo in avanti di questo ramo della biologia indebolisce la nostra sicurezza di essere una specie unica.

Negli anni successivi Jason ha vissuto insieme ad altri cinque branchi. Ma sono state esperienze, racconta, meno intense di quella vissuta insieme alla famiglia di Niko e Manana. Dopo Borjomi la sua attività si è concentrata soprattutto sulla reintroduzione in natura dei lupi. Jason ne ha allevati un centinaio. Ha insegnato loro la caccia e, più in generale, tutte quelle abilità necessarie per sopravvivere nella foresta. Ventidue di loro, in questo momento, vivono liberi in qualche zona protetta del piccolo paese caucasico. Un grande successo per un uomo solo, non supportato da alcuna agenzia o organizzazione.  Guidato solo dal suo istinto e dalla fiducia incondizionata sulle qualità nascoste di questi splendidi animali, Jason ha ballato coi lupi, e forse uno di loro, in questo momento, sta raccontando la sua piccola, grande storia ululando alla luna.

Fonti: – REPUBBLIC, Russia (tradotto, stampato e distribuito in Italia da Internazionale)