TUTTO IL TIFO MINUTO PER MINUTO: 9° GIORNATA
seconda e ultima parte
Fiorentina Empoli 0 – 2
Di Gianni Ammavuta
Questa sconfitta è così triste, così figlia della nostra eterna incompiutezza, che non trovo neanche la forza di ironizzare sull’inutilità di Sottil, sulle amnesie di Quarta, sull’inconsistenza di ‘Nzola, o sulla patologica miopia di Italiano. Dopo la grande vittoria di Napoli, ci eravamo lasciati con una domanda e cioè se quello fosse l’inizio di qualcosa. Dopo quindici giorni, di quel bagliore non resta nulla. La Viola approccia malissimo la gara, come se la vittoria – che ci confermerebbe inquilini non casuali dei piani alti della classifica – le spettasse di diritto, e i giocatori avversari dovessero lasciar passare quelli della Fiorentina, invece di contrarli e ripartire. Ne viene fuori una partita piena di errori gratuiti che facilitano la gara dell’Empoli, arrivato a Firenze per conquistare un punticino d’oro, e tornato a casa dopo averne presi addirittura tre. Il raddoppio dell’Empoli è lo specchio della partita. Siamo all’ottantesimo. Nonostante risultati poco apprezzabili, la ricerca del pareggio da parte della Fiorentina sta comunque rinchiudendo l’Empoli nella propria metà campo, in una sorta di assedio stitico, che sembra poter sfociare, da un momento all’altro, nel gol liberatorio. A un certo punto, ecco che…
una palletta stupida, stupida
verso Martinez rotola, rotola
lui, generoso, la lascia passare
così che il compagno la possa calciare
solo che questi ha in testa ben altro
chi sarà mai quello più scaltro?
Naturalmente è il lesto empolese
che li ringrazia del dono cortese,
prende la palla e uccella Martino
che lo saluta e gli fa pure l’inchino
mentre ammirato lo lascia crossare
per il nuovo entrato che non può sbagliare.
Corsi, che è simpatico come un chewingum attaccato ad una scarpa, starà godendo senza ritegno, alla faccia di Commisso e del suo viola park multimilionario. Giovedì c’è subito la conference, dove sarà possibile redimerci – in parte – dal reato di brutto calcio, oppure cominciare una lenta discesa nel precipizio di un anonimato senza ritorno.