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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Il risveglio della Lazio, il corto muso della Juve, il tonfo dell’Inter e la mediocrità della Fiorentina: ecco la sesta giornata

DiDiari Toscani

Set 28, 2023

TUTTO IL TIFO MINUTO PER MINUTO: 6^ GIORNATA

Lazio – Torino 2-0

di Pierluigi Califano

Se so’ svejati. Parafrasando Ricciotto, interpretato da Sarri, i marchesini del grillo sembrano essersi svegliati. Il risultato è la logica conseguenza di trame di gioco finalmente brillanti, orchestrate da Rovella nel ruolo di regista e Luis Alberto in quello di attore principale. In tribuna si respira la simpatia di Lotito e Cairo, famosi per le loro battute fulminanti. La Lazio parte forte, cercando di stanare il Torino ben disposto da Juric che sembra un Micheal Douglas in Un giorno di ordinaria follia. In campo c’è una battaglia senza esclusione di colpi tra Romagnoli e Zapata, viene vinta dal laziale che usa una clava opportunamente occultata nei pantaloncini. Finisce il primo tempo e bevo la solita tisana calmante dedicata alla Lazio. La seconda parte inizia con la squadra capitolina più arrembante, gli scambi sono veloci più del treno locale Roma- Ostia. Immobile prende legnate ogni volta che prova a liberarsi da un georgiano che somiglia a un mercenario della Wagner. Grazie a una triangolazione tra Lazzari, detto il redivivo e Anderson da non confondersi con Pamela, arriva il goal di Vecino che porta in vantaggio la Lazio. A differenza delle gare precedenti, la squadra romana continua a macinare gioco, Micheal Douglas sembra sia sul punto di esplodere. Anderson trova un corridoio e manda in porta Zaccagni che raddoppia, detta così pare un annuncio immobiliare. La partita rimane su buoni ritmi, ci sono varie sostituzioni da una parte e dall’altra, il Torino tenta qualche sortita offensiva, nel senso che dice parolacce agli avversari. Finisce l’incontro, la Lazio torna alla vittoria e lascia ben sperare per un torneo all’altezza delle aspettative. Vado a dormire con un pensiero: Anderson era Pamela o Felipe?

Juventus Lecce 1 -0

di Vinicia Tesconi

Di corto muso: ennesimo dejavù della terrificante scorsa stagione, ma almeno i tre punti li abbiamo messi in casa. I fantasmi del passato stanno ancora infestando lo Stadium e a tratti lanciano polverine soporifere che costringono i bianconeri ad andare al rallenty o nel vuoto cosmico di idee, ma poi c’è Chiesa che deve aver trovato l’antidoto e che, quindi, spinge, aggredisce, briga e fa e ogni tanto riesce anche a risvegliare gli altri, per quanto, di fatto, sembrino non interessasrlo più di quel tanto. Che si gioca in undici a calcio, da grandi, glielo hanno spiegato? Milik fa gol, così Dusan rosica e entra a dieci minuti dalla fine, senza poter, oggettivamente, far alcun exploit, anche perchè il Lecce c’è e non solo perchè gioca contro la Juve. Dopo la tragedicommedia di Sassuolo, ogni volta che Gatti ha fatto un retropassaggio abbiamo tremato e già solo senza farci autogol ci sarebbe sembrato un risultato di successo. Invece abbiamo vinto. Vabbè con poco gioco e ancora molta incostanza, ma, alla fine contano i tre punti. Eccome se contano, specialmente visto che il Sassuolo è stato corretto e le ha “cioccate”( dialetto carrarino: date) anche all’Inter..😂😂😂

Inter Sassuolo 1 -2

di Francesco e Ludovico Begali

il turno infrasettimanale è una manna dal cielo. Vedere la tua squadra del cuore per tre volte nell’arco di una settimana non puo che essere una gioia, sopratutto se gioca in casa contro il sassuolo. O forse no.
Siamo al quinto minuto e Viti ha gia gli incubi per le sgasate di Thuram.
Sul colpo di testa di Calha ho avuto tre infarti contemporaneamente.
Primo tempo sottotono, mancano pochi minuti al fischio, ma Denzel “Il VATE” Dumfries, dopo una serie interminabile di saltelli osceni sul posto, accompagnati da svariati insulti, pesca il jolly di sinistro e fa 1 a 0 per noi. Andare a riposo in vantaggio all’ultimo è la situazione perfetta per ammazzare l’avversario col colpo di grazia nel secondo tempo. Forse.
Siamo rientrati più molli di un budino scaduto da cinque mesi. Minuto 54, palla a Bajrami dentro l’aerea che tira una mozzarella verso la porta. Sommer – che gia coi piedi mi dà la stessa sicurezza di un neopatentato alla guida di una Ferrari- se la fa passare sotto il corpo e sigla il pareggio neroverde. L’esito della serata è talmente scontato che anticipo già l’incazzatura. Passano solo nove minuti e il solito Leo Mess.. scusate Mimmo Berardi – che gioca ogni stagione solo per affrontare due volte all’anno noi e puntualmente segnarci contro- si inventa un gol a giro da fuori aerea su cui Il gatto -morto- di Morges alias Sommer sfoggia la tecnica di parata più famosa nel mondo resa celebre dal nostro vecchio Samir Handanovic : la parata laser- incredibile come ogni volta non funzioni mai- 2 a 1 e partita ribaltata. Gli ultimi 30 minuti sono un mix tra caciara e disordine orchestrate magistralmente dal leone -anemico- in gabbia Alexis Sanchez per cui l’Inter non combina nulla. Finisce con la prima sconfitta stagionale e il ritorno sul pianeta Terra dei nostri giocatori sperando sia solo un inciampo isolato nel nostro cammino. Amala.

Frosinone Fiorentina 1 -1

di Gianni Ammavuta

Come se fosse una sorta di triangolo delle Bermuda, l’area di rigore alla sinistra della tribuna del Benito Stirpe vede accadere i due orrori che determinano la partita: il gol di testa di Nico e il pareggio di Soulè. Sul primo, Duncan scodella indisturbato un cross talmente lento ed alto che il difensore del Frosinone pensa bene di farsi uno spritz al bar accanto; peccato per lui che dietro sbuchi Nico Gonzales, che colpisce tranquillo e beato di testa ad incrociare sul palo lontano, e insacca.
Il secondo, vede la Fiorentina perdere palla sulla trequarti avversaria, e il Frosinone ripartire, con i difensori viola che, sebbene presi un po’ d’infilata, sono comunque quattro contro due. Uno dei quattro è il buon Parisi, il quale vede arrivare Soulè, ma preoccupato, forse, dalle nuove varianti del COVID, si tiene ad una distanza di dieci metri dal suo avversario e gli concede l’incornata da distanza ravvicinata sul primo palo. Folgorato da tanta bellezza, nonno Terracciano accompagna in porta la palla, genuflettendosi misticamente sul suddetto montante, e allarga le braccia arreso alla sua stessa lentezza. La partita è tutta qui. Nel mezzo, una quantità imbarazzante di passaggi sbagliati da parte di una Fiorentina sempre più povera dal punto di vista tecnico, e le solite occasioni sbagliate da un attacco che sta diventando un caso, soprattutto nella figura Di Nzola che non riesce proprio sbloccarsi. La viola poteva ritrovarsi terza, ma sarebbe stata davvero un’offesa al concetto di alta classifica. Il Frosinone gioca semplice, sfruttando scambi in velocità con gente che si muove tanto senza palla e si fa trovare libera su linee di passaggio accessibili anche per la mediocrità di cui anche il Frosinone abbonda.
Un pareggino striminzito che, però, va bene ad entrambe le squadre, soprattutto alla Fiorentina, ed è proprio questa la tristezza più grande.