Ricerca storica e documentaria di Franco Frediani
Del capostipite del “ramo americano” della famiglia Alibani, Giuseppe, si sa che nacque a Massa, in località Capaccola, il 22 ottobre 1884 e che era un soldato. Almeno così è identificato negli Stati d’Anime del 1907. Giuseppe Alibani era figlio di Francesco e di Giustina Capineri. A 23 anni si era sposato con Aurelia Manetti e nel 1911, quando aveva 27 anni, aveva già tre figli: Giustina, nata nel 1908, Giuditta nata nel 1910 e Lorenzo nato nel 1911. Forse fu la famiglia già pesante da mantenere e la prospettiva, assai comune all’epoca, di ulteriori allargamenti con nuove nascite; forse fu la situazione economica dell’Italia in quel momento storico, pervaso dalle tensioni che di lì a poco avrebbero fatto scoppiare la prima guerra mondiale; forse fu solo la voglia e il coraggio di tentare una strada nuova e sconosciuta che, tuttavia, in fondo faceva balenare il miraggio di una vita migliore per sé e per la sua famiglia: due anni dopo la nascita del suo figlio piccolo, Giuseppe prese tutta la sua famiglia e lasciò la sua Massa per imbarcarsi a Genova sul piroscafo “Re d’Italia” alla volta di New York. Un viaggio pieno di incognite al di là del mare, il Tirreno che conosceva e poi l’immenso oceano Atlantico, in una terra in cui parlavano una lingua che nessuno di loro conosceva. Come andare su un altro pianeta, senza neppure la certezza di arrivare. Era il 2 novembre 1913 il giorno della partenza e insieme agli Alibani, sul “Re d’italia” c’erano anche altri massesi: Andrea Pitanti con la compagna Adele Gazzoli e il piccolo Dante di sette mesi che la donna aveva avuto da Bandecchi. Il 15 novembre il piroscafo attraccò ad Ellis Island dove c’era il centro di smistamento degli immigrati. Giuseppe e Aurelia, con i loro bambini e i loro amici massesi si misero in una coda di giorni per sottoporsi ai rigorosi controlli medici imposti dal governo americano e alla registrazione dei loro dati civili, economici e politici. Non erano clandestini, non stavano cercando di entrare illegalmente negli Stati Uniti: avevano pagato un regolare biglietto e viaggiavano con documenti in corso di validità. Ma erano tantissimi gli italiani che a inizio ‘900 cercavano fortuna negli Usa e il governo, e il popolo, a stelle e strisce li guardavano con sospetto e superiorità. Quattro milioni di persone, per lo più originarie del sud Italia, emigrarono negli Stati Uniti tra il 1880 e il 1915. Altri cinque milioni, molti invece del nord, nello stesso periodo si diressero in America Meridionale. Tutti quanti accolti con sostanziale disprezzo dagli abitanti dei paesi in cui si erano trasferiti. La diffidenza verso lo straniero è un sentimento trasversale alla storia e alla civiltà.
Una volta ottenuto il lasciapassare, gli Alibani si stabilirono al 54 di Larch Street, nella cittadina di Woodbridge, nello stato di New Jersey, a circa 40 chilometri da New York e Giuseppe cominciò a lavorare prima come guardiano alle ferrovie, poi come carpentiere alla Calco Chemical e in seguito come operaio alla fonderia U.S.Metal Refining a Carteret. Ma per chi aveva costanza e serietà il sogno americano, effettivamente si avverava e, con i primi risparmi Giuseppe aprì un’attività di distribuzione di carburanti a Port Reading, una frazione di Woodbridge che chiamò Tuscan Oil Co. in omaggio alla sua regione d’origine. Con la nuova attività, la famiglia, che nel frattempo aveva visto la nascita di altri tre figli: Stella, nata nel 1915, e i gemelli Jennie e Frank nel 1916, cominciò a vivere nell’agiatezza. Una prosperità pagata a duro prezzo che, tuttavia, nel 1931 venne offuscata dalla prematura morte di Giustina, la prima figlia, all’età di 21 anni. Pochi anni dopo, nel 1940, Giuseppe dovette dire addio anche alla sua amata Aurelia, che morì all’età di 56 anni. I colpi del destino diedero un duro colpo all’ottimistica determinazione di Giuseppe e il figlio Lorenzo, che nel nuovo paese aveva cominciato a farsi chiamare Ray, lasciò la Woodbridge High School, che frequentava da due anni, per aiutare il padre alla Stazione di servizio della Shell Oil Co.
Lorenzo Ray era cittadino americano e quando gli Stati Uniti entrarono in guerra nel secondo conflitto mondiale, venne richiamato dall’esercito e mandato in Europa a combattere. Lorenzo Ray passò quattro anni al fronte in Inghilterra, in Francia e in Germania e, alla fine del 1944, fu congedato con onore col grado di sergente maggiore. Al ritorno in America, Lorenzo Ray riprese il suo lavoro e con la stessa intraprendenza del padre, cominciò ad ampliare l’attività, inaugurando altre tre stazioni di servizio e una dinner House, un ristorante, in Avenue Port Reading che chiamò Tuscan House. Ray era americano a tutti gli effetti, ma il suo cuore continuava ad essere legato alle sue radici. Grazie al suo spirito imprenditoriale, Ray Alibani conquistò facilmente un’ottima posizione sociale nella città in cui viveva, dove era stimato e apprezzato da tutti e presto cominciò a rivestire cariche politiche – era un fervente democratico – eletto a più riprese consigliere comunale a Woodbridge, membro nel Consiglio dei Commissari antincendio della Fire Company di Port Reading, membro del Sindacato della Polizia locale, membro nel Comitato del terzo distretto di Woodbridge, Presidente della Società della Nettezza Urbana ed altro ancora.
La terra da cui gli Alibani erano partiti: la Toscana e la città di Massa, in particolare, rimasero un punto fermo, non solo per Giuseppe, che vi era nato e cresciuto, ma anche per Lorenzo che, invece, aveva trascorso tutta la vita negli Usa. Giuseppe varcò l’oceano a ritroso verso Massa diverse volte negli anni ’50, rigorosamente in nave, quindi scegliendo di affrontare un viaggio più lungo e faticoso, pur di tornare a salutare i parenti rimasti a Capaccola. Una foto della Pasqua del 1950 lo ritrae con i fratelli Angelo, Pietro, Alfonso e Luigi. Ma anche Lorenzo Ray tornò molte volte in Italia, in aereo, per salutare i parenti e, soprattutto la sorella Giuditta che, appena raggiunta la maggiore età aveva voluto tornare a Massa e il 22 dicembre del ’28 si era sposata con Giuseppe Giambiasi, da cui poi ebbe la figlia “Mimì”, maritata Sauro Fontana. Nel 1958, Lorenzo Ray andò a Roma, in Vaticano, a trovare suo zio Ugo Alibani, diventato prete col nome di don Virgilio e docente di francese nelle Scuole dei Fratelli Cristiani della capitale. Dopodichè si recò a Massa a salutare gli altri zii ancora residenti a Capoccola.
Il 12 giugno del 1961, Giuseppe Alibani morì all’età di 77 anni, nella sua abitazione al 54 di Larch Street a Woodbridge. Dopo la cerimonia funebre svolta nella Chiesa di St. Anthony venne sepolto nel Saint James Cemetery di Woodbridge, accanto alla moglie Aurelia e alla figlia Giustina. Giuditta, che visse tutta la vita in Italia morì a Pisa il 25 marzo 1992. Le altre due sorelle di Ray, Stella e Jennie, agli inizi degli anni ’40 erano impiegate in una fabbrica di camice vicina a Woodbridge. Stella, in seguito, sposò Jerry Bosso e si trasferì nella vicina cittadina di Edison. Jennie, dopo aver sposato nel 1947 Frank Ciantar, lavorò come cuoca nel ristorante del fratello Ray e quando lui morì, ne eredità la proprietà insieme alla Tuscan Oil Company che, a sua volta lasciò al figlio Raymond Ciantar, quando morì nel 2012 a 96 anni. Il più giovane dei fratelli alibani, Frank “Joseph”, dopo un impiego come meccanico alla A+B Service Station di Woodbridge, nel 1946, all’età di 30 anni, sposò la polacca Agnes Rozansky (1925-2017) ottava di dieci figli e collaborò col fratello Ray alla Tuscan Oil. Frank morì a 88 anni, nel 2004, senza aver avuto figli. Lorenzo Ray non si sposò e non ebbe figli, probabilmente per questo motivo nominò sua erede la sorella Jennie, l’unica ad aver avuto un figlio in America. Morì il 13 maggio del 1989 all’età di 78 anni nella clinica Raritan Bay Medical Center di Woodbridge e venne sepolto accanto ai suoi genitori.