prima parte
Il turismo di ritorno, chiamato anche turismo delle radici, è una forma di turismo che più delle altre ha a che fare quasi esclusivamente con il turista, perchè gli permette di conoscere e di scoprire qualcosa che gli appartiene, che fa parte della sua storia e della sua cultura, che è la memoria delle sue radici. Questa forma di turismo è chiamata anche turismo genealogico, in quanto si riferisce, principalmente, ai discendenti di emigrati, che, durante le ferie, tornano a visitare e a vivere i luoghi dei loro antenati. Bisogna, tuttavia, precisare che il turismo di ritorno non si può considerare una forma di turismo a se stante, ma è una parte integrante del turismo culturale, perchè il turista genealogico o di ritorno, è interessato non solo a conoscere la storia dei propri ascendenti, visitando i luoghi dove hanno vissuto e lavorato, ma anche a scoprire nuove forme di cultura, tradizioni legate all’artigianato e all’enogastronomia di quei luoghi.
Migranti italiani ad inizio ‘900
Tipologie di turismo di ritorno
Possiamo evidenziare due tipologie di turismo di ritorno. La prima è legata agli emigrati di prima generazione che vivono nei paesi limitrofi e che ritornano nel paese di origine ogni anno. In questo caso, si parla di un turista abitudinario, che durante le ferie torna nel proprio paese per far visita ad amici e parenti e riscopre quelle abitudini e stili di vita che ha lasciato quando è emigrato. La seconda tipologia riguarda i discendenti di seconda e terza generazione, quindi figli e nipoti di persone emigrate nei paesi oltreoceano. Questa tipologia di turisti, a differenza della prima, compiono un vero e proprio viaggio di scoperta delle proprie origini, quindi non tornano ogni anno e con la stessa frequenza dei precedenti e non conoscono il proprio paese di origine, se non solo attraverso i racconti di genitori e nonni che hanno stimolato la loro curiosità nel visitare questi paesi.
Esistono casi internazionali di successo per il turismo di ritorno come The Gathering Ireland (2013). L’Irlanda, nei cinque anni prima del 2013, registrò un forte calo turistico, perciò il Ministero dei Trasporti e del Turismo, decise di organizzare il progetto “The Gathering Ireland”, ossia una serie di iniziative, attività, itinerari ed eventi di ogni genere per tutto l’arco del 2013, rivolto agli irlandesi che vivevano nel resto del mondo e a tutti i discendenti di seconda e terza generazione. Questo progetto voleva promuovere la storia e la cultura dell’Irlanda così da attrarre nuovi flussi turistici e puntava a permettere, ai turisti di ritorno, di conoscere e riscoprire le proprie origini. Questa iniziativa ebbe un enorme successo e fece rilanciare il settore turistico del paese, tanto da essere considerata pioniera del turismo delle radici insieme a quella scozzese chiamata “Homecoming Scotland”, progetto che ebbe due edizioni: la prima nel 2009 e la seconda nel 2014. Anche in questa occasione la Scozia riuscì a rilanciare il settore turistico, inoltre nella seconda edizione riuscì anche a sviluppare un fitto calendario di eventi andando così a rafforzare l’industria turistica di questo settore e a coinvolgere e mobilitare buona parte della comunità scozzese e anche molte aziende nell’organizzazione di tale edizione.
Non ci sono, tuttavia, solo casi di successo, nel turismo di ritorno, come quelli appena citati: c’è stato anche un caso di insuccesso, il fallimentare progetto delle Roots travels. Nei primi anni 2000 l’UNESCO, insieme ad alcuni tour operator americani, con lo scopo di promuovere il turismo delle radici in Africa, rivolto agli afroamericani, realizzarono le “Roots travels”, di cui uno degli esempi più famosi è stato quello delle rotte degli schiavi in Benin. Un progetto ambizioso, che aveva alte aspettative in termini di ricadute turistiche, ma che, in realtà, si è rivelato essere un totale fallimento.