Illustrazione di Sebastiano Muzio
Sì, vanno bene le fiaccolate, anche quelle tardive e ininfluenti, come l’ultima fatta per evitare la chiusura del Monoblocco, ex eccellente ospedale di Carrara, declassato a poliambulatorio, dopo ugualmente inutili e tardive fiaccolate in una città che non impara mai a svegliarsi in tempo; vanno bene le proteste, le pagine facebook dedicate, il comitato che, spesso inascoltato, tiene viva l’attenzione su quel, sempre meno, che resta della sanità carrarese. Va bene tutto: tanto nulla si può veramente fare quando le decisioni sono state prese nelle logiche di ottimizzazioni che fanno quadrare solo i conti e forse qualche tornaconto, e di certo non mettono al primo posto il rispetto delle persone, soprattutto quelle che pagheranno il prezzo più alto per quelle decisioni. E allora la famigerata decisione presa di chiudere il reparto di oncologia del Monoblocco di Carrara e di inserire il servizio, delicato e difficilissimo, delle cure oncologiche nella realtà caotica del Nuovo ospedale delle Apuane, mostra i suoi veri drammatici risvolti: quelli che vivrà sulla propria pelle, solo chi deve obbligatoriamente usufruire di quelle cure e che dovrebbe, più di ogni altro essere messo nelle condizioni migliori per farlo. Sopra gli slogan e i proclami e le proteste, si alza la voce di chi pagherà davvero le conseguenze di questa scelta della Asl. La voce di una donna malata oncologica che ha affidato a facebook il suo appello rivolto alla sindaca di Carrara Serena Arrighi, la quale comunque ha partecipato alla fiaccolata contro la chiusura del reparto di oncologia. La voce che spiega come sarà veramente la vita dei malati dopo che il quarto piano del Monoblocco sarà chiuso.
Cara sindaca Serena Arrighi, mi ritrovo a scrivere dopo parecchio tempo e mio malgrado.
La scelta di allontanare proprio oncologia da Carrara è come al solito un danneggiamento verso chi ha più bisogno e non può difendersi. I pazienti oncologici come me avranno necessità di essere accompagnati e chi non ha parenti disponibili dovrà ricorrere alle Pubbliche Assistenze che , però, non possono accompagnare lo stesso paziente più di una volta nello stesso luogo e per la stessa motivazione.
Allontanare l’oncologia, piuttosto che procurargli altri spazi è un modo come un altro per dire, siete gli ultimi degli ultimi e chissà per quanto ancora camminerete su questa terra, meglio accontentare la platea più vasta di tutti gli altri pazienti che poi sono quelli che garantiranno voti per più tempo.
Altra difficoltà: da oggi noi oncologici non possiamo più fare i controlli ematici presso il DH Oncologia, ma dobbiamo rivolgerci ai distretti che: 1) sono affollatissimi; 2) rappresentano dei veri e propri luoghi di possibile contagio per noi che abbiamo il sistema immunitario compromesso a causa delle cure chemioterapiche, poiché servono tutti e non solo i pazienti oncologici; 3) non sono facilmente raggiungibili e anche per questi è necessario prendere un autobus o avere qualcuno che ti accompagna se non sei in grado di guidare.
Allora tutto questo caos per non chiudere una struttura a cosa è servito?
Dai risultati “per cui si è battuta” solo a garantire ai suoi elettori in buona salute di non dover fare un metro più per ottenere le proprie cure, e ad allontanare i pazienti oncologici che, per lo più, mancano di autonomia, dirigendoli verso un ospedale a più di sei chilometri da Carrara e raggiungibile in auto.
Come al solito, i più deboli sono quelli che ci rimettono.
Una classe politica vale l’altra: è solo un gioco di mero interesse e voti.