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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Matiullah Wesa – Afghanistan

DiGianni Ammavuta

Ago 9, 2023

L’attivismo, per definizione, è un modo di vivere piuttosto rischioso. Lo è anche in quei paesi dove vige un sistema politico democratico, pluralista e che assicura la massima libertà di espressione, figuriamoci in tutti quelli dove tali indicatori sono assenti. Ma anche all’interno di questa cerchia di nazioni – diciamo così – meno virtuose, ci sono enormi differenze, in materia di pericolosità, nel dedicare la propria vista a lottare per una causa in cui si crede ciecamente. Un conto è lottare contro la corruzione in Colombia, un altro è combattere per il diritto allo studio di bambine e ragazze in un paese come l’Afghanistan, che fa della cancellazione di qualunque diritto e libertà femminili, il cardine della propria azione politica e sociale. Bisogna essere pazzi per farlo. Pazzi per davvero. Nonostante questo, un ragazzo trentunenne,  Matiullah Wesa, nato a sud di Kandahar, lotta da due anni e mezzo per questo utopistico obiettivo. Circa dieci anni fa ha creato un’organizzazione, “The Pen Path”, il sentiero/cammino della penna, per promuovere l’istruzione anche nelle regioni più isolate del paese, dove non sono mai esistite né strutture, né istituzioni scolastiche di alcun tipo. I volontari che se ne vanno in giro per l’immenso territorio afghano, per insegnare all’aperto a bambini e bambine, sono quasi 2500. Il movimento è completamente auto finanziato. Sono le stesse comunità a farlo, padri e madri che vedono in questa sorta di scolarizzazione a domicilio, una speranza per i loro figli. I maestri girano il paese con furgoncini allestiti come aule: hanno scaffali per i libri e per i quaderni, lavagne, alcuni addirittura hanno dei monitor alimentati dal motore dell’auto o della moto che li traina. La ventennale occupazione americana, per quanto non condivisibile concettualmente e completamente al di fuori del diritto internazionale, aveva portato una benefica ventata di occidentalizzazione nella società afghana, per quanto riguarda il ruolo della donna. Da quando l’Afghanistan è stato riconsegnato ai Talebani, due anni e mezzo fa, il paese è tornato, di fatto, nel medioevo. Cancellare il diritto alla studio per le donne è stata una delle prime mosse del regime. Da quel giorno, The Pen Path si è trasformato in qualcosa di diverso, molto diverso, rispetto all’organizzazione che, su base volontaria, s’impegnava “semplicemente” a scolarizzare bambini e bambine degli sperduti villaggi montani e rurali dell’interno.

La lettura del Corano è un obbligo del musulmano, uomo o donna che sia. La prima parola del Corano, “Iqrai!”, vale a dire “Leggi!”, non si rivolge ai soli uomini. La chiusura delle scuole femminili, quindi, è una scelta che viola apertamente questo sacro comandamento e diritto di ogni credente di fede islamica.

“Il danno che la chiusura delle scuole [femminili, ndr] provoca è irreversibile”, ha twittato Matiullah recentemente. Sono state le sue ultime parole pubbliche, almeno fino ad adesso. Il 27 marzo, all’uscita di una moschea di Kabul, dopo la consueta preghiera, il fondatore di The Pen Path è stato picchiato e portato via da un commando di talebani in borghese a bordo di due veicoli, e da allora non si hanno più sue notizie. Si è trattato di un vero e proprio rapimento di stato. A rendere nota la cosa è stato, audacemente, il fratello, a sua volta arrestato e rilasciato con un rimprovero “morale”. L’abitazione di Matiullah è stata messa sotto sopra, computer e telefoni sono stati requisiti, e i familiari più stretti hanno ricevuto minacce di non dichiarare niente di quanto accaduto.

Stessa sorta era toccata, a febbraio, ad un altro attivista che si batteva per una causa simile, ma senza essere a capo di alcuna organizzazione. Ismail Mashal è stato rilasciato un mese dopo, ed è sparito nel nulla, il che suona ancor più sinistro ed inquietante. L’ex presidente afghano Kharzai ha espresso rammarico per l’accaduto, mentre l’Onu ha chiesto spiegazioni sui motivi dell’arresto di Matiullah, e la condivisione di informazioni circa la sua posizione e il suo stato di salute. Appelli che, con tutta probabilità cadranno nel vuoto di un regime prigioniero delle sue stesse contraddizioni.

Fonte: Internazionale (Italia), Wikipedia