Un segnale dello stop la cui lettera “t” è trasformata in un missile: un modo per rendere visibile a tutti la condanna alla guerra, un divieto di sosta con la diagonale rossa scioltasi per il riscaldamento globale: sono i cartelli stradali di Clet, street artist. Firenze ne è invasa, ma si sono moltiplicati e diffusi anche a Bologna, Roma, Torino, Napoli, Milano, Palermo, Livorno e tante altre città, perfino all’estero, a Londra, a Valencia, a Parigi, Los Angeles, New York, Audierne, Quimper. È molto interessante vedere come siano personalizzati a seconda dell’ubicazione: ricordiamo le corna che sbucano dal segnale stradale in Spagna o la Statua della Libertà che sorregge un divieto a New York.
Classe 1966, francese, ma residente ormai da tanti anni in Italia, e a Firenze dal 2005, Clet è un artista formatosi all‘Istituto di Belle Arti di Rennes, già restauratore di mobili, pittore e negli ultimi anni maestro di “Sticker Art”. Applica adesivi ben studiati su cartelli stradali, trasformandoli e arricchendo i segni stabiliti dal codice della strada. Clet vi aggiunge figurine stilizzate, semplici tratti, ottenendo effetti spiazzanti, sottili, delicati e divertenti. Chi ha avuto la fortuna di vederlo agire, sa che si muove rapido e sicuro di sé. Appoggia la sua bici al palo del cartello, sale sul sellino ed applica l’adesivo che ha creato appositamente affinché sortisca un effetto nuovo. Nei suoi blitz raramente trova qualcuno che lo contrasta o polemizza. “Quattro persone su cinque”, dice lui, “apprezzano la mia arte. Così facendo, mi pare di regalare qualcosa al mondo e anche credo di aver trovato un senso alla vita”.
È vero, i fiorentini amano l’arte di Clet. Che sia per il loro carattere ironico e dissacratorio? Fatto sta che se ne parla molto, sia per l’attrattiva che per i contenuti, a volte provocatori. L’artista si staglia, infatti, contro l’obbligo, l’imposizione, sostenendo che i cartelli per le strade sono troppi e che la sovrabbondanza ci ha fatto assuefare alla segnaletica. Non a caso il suo disegno più celebre è il piccolo uomo che si porta via la barra bianca del divieto d’accesso. E cosa dire del “crocifisso” che realizza applicando un omino nero sul cartello di “strada senza uscita”? Secondo lui, la sua arte puó essere un modo per ridare valore all’insegna stessa. Gli interventi di Clet creano principalmente polemica, perché si tratta di atti illegali. I segnali stradali hanno una funzione di monito, di indicazione, di sostegno ai guidatori e giustamente le norme che ne regolano fattura e colori sono strette. Sono vietati per esempio l’abbinamento o l’interferenza con i segnali stradali, di qualsiasi forma di pubblicità fatta eccezione quella autorizzata di servizi essenziali per la circolazione stradale. L’adesivo apposto può distogliere l’attenzione o rendere meno leggibile il messaggio stesso del cartello. Benché Clet sia molto cauto nel lasciare visibile il contenuto originale, ha al suo attivo innumerevoli multe da pagare, processi civili e penali. Nel 2015 la sua compagna è stata arrestata in Giappone solo perché a suo fianco. Clet aveva modificato dei segnali ed era ripartito prima di lei. È successo anche che il comune di Cascina, dopo averlo contattato per la realizzazione di “Street art” in occasione di un festival, gli abbia fatto recapitare 25 multe da pagare per i 25 cartelli creati. La fama dell’artista francese si allarga ovunque ed è stato invitato persino in Palestina per realizzare dei segnali, in accordo con la polizia stradale. In passato Clet è stato autore di gesti provocatori. Nel 2010 ha posizionato un suo autoritratto in una sala di Palazzo Vecchio per sollevare l’interesse del comune sugli artisti contemporanei. Celebre la sua statua “L’Uomo Comune“, soprannominata anche “Omino Bic“, in metallo e vetroresina, che ha installato illegalmente sul Ponte alle Grazie. Rappresenta una figura con un piede attaccato a uno sperone del ponte, sul punto di gettarsi. Una metafora dell’uomo medio che “deve compiere ogni giorno un passo nell’ignoto per andare avanti“. Dopo un mese è stata rimossa dalle autorità. Sono seguite alterne vicende: una contravvenzione di diecimila euro, una condanna e relativa assoluzione, ricollocazioni e rimozioni dell’opera, dopodiché, nel febbraio 2021, Clet ha riposizionato la statua sul ponte per la gioia dei cittadini. Firenze ha adottato Clet. L’artista ha un laboratorio e negozio nel caratteristico quartiere di San Niccolò, frequentato da turisti e fiorentini. I suoi lavori vanno a ruba. Cartelli, poster o più semplicemente piccoli adesivi souvenir che ritraggono i segnali trasformati per mano dell’autore. C’è un catalogo con opere e anche litografie in edizione limitata.
Maggiori informazioni https://clet.com
foto di Silvia Meacci