La Donna Tessitrice è un saggio sulla condizione della donna a partire dall’età micenea in cui essa è rappresentata dal mito di Penelope, la tessitrice per antonomasia, fino all’età contemporanea in cui ogni donna, non sempre consapevolmente, riveste quel ruolo: questo il contenuto del primo dei quattro capitoli, in cui si articola il libro. Il saggio prende in esame anche la faticosa lotta per la conquista dei diritti ( cap. III) per suggerire una riflessione sulla condizione attuale della donna in Occidente e in Oriente, analizzando i vari tipi di violenza a cui ella è stata sottoposta nel passato o lo è ancora nel presente ( cap.IV). Il II capitolo, invece, attraverso un excursus temporale propone in ogni epoca uno stereotipo di donna, ma anche il suo “controstereotipo”, quasi sempre zittito dal sistema in maniera violenta.
Ho scelto di proporvi, tra queste eroine che si sono ribellate allo stereotipo, la figura di Cristina da Pizzano ( Venezia 1363 – Poissy 1430), divenuta Christine de Pizan, quando si trasferì in Francia alla corte di Carlo V. Si tratta della prima scrittrice italiana ed europea di professione che, opponendosi al ruolo di seduttrice in cui Boccaccio e Jean de Meun avevano relegato la donna, considerata per natura un essere vizioso, scrisse La città delle dame ( 1404), una città utopistica basata su Ragione, Rettitudine, Giustizia e nella quale vivono eroine, poetesse, scienziate, sante e regine, tutti personaggi storici, a dimostrazione del notevole contributo offerto dalle donne all’evoluzione della società.
Christine diede così inizio alla Querelle des femmes, la questione femminile: davvero un atto coraggioso , considerata l’epoca storica in cui visse.
Di Christine ha parlato anche Alberto Angela sulla sua pagina fb “Alberto Angela UnOfficial Page Fan Italia” con un post del 3 Luglio mettendo in evidenza come fosse una donna controcorrente anche nelle scelte di vita privata “diventando uomo” come ella stessa affermava , quando , divenuta vedova a soli venticinque anni con tre figli, preferì non risposarsi e sobbarcarsi da sola il peso di una famiglia ormai in decadenza, una scelta per quei tempi sicuramente “virile”, che mal si addiceva ad una donna.
A Torino la ricorda il murales di Camilla Falsini realizzato nel 2018 per promuovere i Global Goals dell’Agenda 2030, obiettivo 5 sulla Parità di genere.