Maffeo Barberini venne battezzato il 5 aprile del 1568, la sua data di nascita è sconosciuta. Suo padre Antonio, discendente dei Tafani che erano una diramazione della famiglia Barberini, era un ricco mercante. Maffeo Barberini poté studiare, anche se suo padre morì quando lui aveva appena tre anni. Fu preso sotto la tutela dello zio, Francesco Barberini che lo fece istruire a Firenze e poi a Roma, presso il Collegio dei Gesuiti. Nel 1586 ricevette la tonsura, il rito che precedeva il conferimento degli ordini sacri. Maffeo si laureò in legge e nel 1589 ottenne il dottorato in utroque iure. Entrò nell’Accademia Fiorentina, tre anni dopo, venne ordinato diacono e nel 1604 arrivò l’ordinazione come sacerdote. Maffeo Barberini visse in pianta stabile a Roma e alla morte dello zio ereditò un cospicuo patrimonio con il quale acquistò un prestigioso palazzo a Firenze in piazza di Santa Croce, che in seguito passò di proprietà alla famiglia Corsini, ma questa è un’altra storia. In ogni caso Maffeo Barberini ebbe una carriera rapida nella Curia romana. Alla fine del 1604 fu nominato arcivescovo, nello stesso anno divenne nunzio apostolico a Parigi, nel 1606 indossò la porpora cardinalizia, direttamente dalle mani di Enrico IV, il re di Francia. Maffeo Barberini in quel periodo approfondì i suoi studi umanistici e divenne autore di versi in latino, in italiano e anche in greco. In quegli anni si occupò delle controversie legali: in pratica fu l’avvocato d’ufficio del Vaticano. Nel 1608 fu nominato vescovo di Spoleto e nel 1611 divenne anche cardinale legato di Bologna. Nel frattempo Maffeo Barberini continuò a scrivere dei suoi carmina e molte poesie in latino che diede alle stampe nel suo soggiorno parigino. Nel 1623 salì al soglio pontificio, assunse il nome di Urbano VIII. Indisse un Giubileo nel 1624 con la bolla Omnes Gentes paludite manibus. Concesse delle indulgenze e fece arrivare a Roma circa mezzo milione di persone che all’epoca era una moltitudine. Fu abile a far incassare al Vaticano le indulgenze dei fedeli, grazie alla prima delocalizzazione delle sette chiese, usando anche quelle fuori delle mura cittadine. Nel 1627 mise a disposizione le sue nozioni legali ed emanò la costituzione apostolica, la Debitum pastoralis oficii, con la quale creò la Congregazione dei confini. Gli scopi del provvedimento erano: difendere lo Stato Ecclesiastico, impedire ogni cessione illegale, risolvere le vertenze giuridiche interne e quelle con gli Stati limitrofi e provare a riconquistare i territori perduti dal Vaticano. Fu molto persuasivo, il duca di Urbino Francesco Maria II Della Rovere, alla sua morte tutti i suoi beni furono devoluti alla Santa Sede. Approfittando delle difficoltà della famiglia Farnese, rivale dei Barberini, confiscò il Ducato di Castro, di proprietà del precedente papa Paolo III, che faceva parte della famiglia Farnese. Questa presa di forza lo rese inviso agli altri principi, che ebbero il timore che la stessa sorte potesse toccare anche a loro. Urbano VIII fu molto più abile in politica estera, riuscendo a tenere fuori l’Italia dalla Guerra dei Trent’anni, sostenendo la Francia a scapito dell’Austria. Nel 1630 per ricucire i rapporti con Ferdinando II e l’impero asburgico, Urbano VIII firmò un concordato, l’unico della Santa Sede nel XVII secolo. In quel tempo gli imperi facevano a gara per avere una preferenza da parte dello Stato pontificio. Urbano VIII stipulò una specie di classifica da riservare ai vari Stati. Al primo posto c’era l’imperatore del Sacro Romano Impero, poi il Re di Francia e a seguire quello di Spagna e Polonia. Urbano VIII fu l’artefice della fortificazione del porto di Civitavecchia, del colle del Quirinale e di Castel Sant’Angelo, ricavando il materiale dei cannoni dal Pantheon. Nell’ottica della deturpazione, sottrasse i marmi del Colosseo per abbellire i palazzi romani, se ci fosse stata una legge sui beni culturali…Urbano VIII ebbe necessità di una casa per le vacanze e fece costruire da Pietro da Cortona il Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo. Incaricò Gian Lorenzo Bernini della facciata della chiesa di Santa Bibiana e il baldacchino della chiesa di San Pietro, la massima espressione della scultura barocca che ancora oggi ammiriamo. Lo stesso Bernini progetto la Fontana del Tritone e il monumento sepolcrale dello stesso pontefice. Un capitolo a parte è quello del rapporto con il suo conterraneo Galileo Galilei. Dapprima suo sostenitore, al punto di riceverlo in Vaticano nel 1624, ebbe modo di scontrarsi con lo scienziato quando Galilei lo mise in ridicolo nella sua opera: Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Infatti il 12 aprile del 1633 Galileo Galilei arrivò a Roma e fu arrestato. Il tribunale dell’Inquisizione mise all’indice le tesi di Galilei, che pur avendo più volte manifestato la conciliazione tra scienza e fede, non venne creduto. Peccato che Galileo non possa godere dopo secoli delle sue intuizioni. Urbano VIII fu vittima di un rito di magia nera da parte di Giacinto Centini con la complicità di due frati: i tre furono condannati a morte e la sentenza fu eseguita nel 1635 a Campo de’ Fiori. Maffeo Barberini, papa Urbano VIII morì a Roma il 29 luglio del 1644 ed è sepolto nella Basilica Vaticana, nel monumento funebre di un certo Gian Lorenzo Bernini. Noi, invece, dobbiamo accontentarci di Taffo.