• Ven. Nov 22nd, 2024

Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Al contrario di quanto dice il nome, l’Altissimo, con i suoi 1589 metri, è ben lungi dall’essere la montagna più alta delle Apuane, ma il fascino che esercita per le sue verticalità ne fa una montagna veramente unica.

Partenza al mattino presto dall’Orto Botanico, altra meraviglia delle Apuane che meriterebbe un discorso a parte, e, dopo la galleria, all’altezza del Sacrario del Colle della Tecchia, inizia il sentiero CAI 188. Siamo una decina di persone, molte delle quali si sono inserite nel gruppo per la prima volta, ma la nostra guida è esperta e infonde a tutti sicurezza. All’inizio la salita è abbastanza dolce e ciò ci permette di rompere agevolmente il fiato. Dal basso sale una fitta nebbia che impedisce la vista di qualsiasi panorama, però la cosa non ci scoraggia, anzi, è ancora più emozionante perché l’umidità, le felci ormai alte e la vegetazione rigogliosa danno la netta impressione di trovarsi in una foresta del Borneo. Ben presto il paesaggio cambia e la vegetazione, man mano che si sale, si trasforma in quella classica dei  monti apuani: solo paleo dal quale spuntano rocce aguzze. La nostra prima meta è il Passo della Greppia, che raggiungiamo dopo circa un’ora. Qui troviamo un bel tavolo in legno massiccio con relative panche ideale per una breve sosta prima di affrontare la salita decisamente impegnativa che porta al Passo degli Uncini. Ci troviamo in mezzo a pareti di una verticalità assoluta, molte delle quali attrezzate a palestra di roccia e, poi,  finalmente ,arriviamo al passo.

Eccolo là: l’Altissimo. Ci appare in tutta la sua bellezza di piramide di marmo che spunta dalle nuvole. Aggiriamo l’anticima fino alla cresta che porta alla cima vera e propria, dove ci aspetta un passaggio piuttosto impegnativo, superato il quale si può salire rapidamente fino alla grande croce. Siamo sulla vetta e quasi per magia, le nuvole si diradano offrendoci un panorama incredibile. Consumiamo un breve pasto e ognuno mette a disposizione di tutti quello che ha: un bicchiere di vino, un frutto , un biscotto. La nostra guida estrae dallo zaino un fornelletto a gas ed una grossa moka  e ci prepara all’istante un caffè  il cui gusto è impagabile. Foto di rito e si ridiscende rapidamente fino al Passo degli Uncini. Da qui andiamo a raggiungere la Foce del Frate, che prende nome da una roccia che sembra raffigura appunto un frate orante. Incrociamo il sentiero 41 che ci porterà, con una lunga e ripida discesa, ad una roccia il cui profilo richiama quello di una strega, ma cosi arcigna che al confronto la strega cattiva di Biancaneve sembra una buona fatina. Ancora pochi passi ed eccoci di nuovo al punto di partenza; abbracci, pacche sulle spalle e complimenti reciproci. Ancora una volta la montagna ha trasformato degli sconosciuti in amici affiatati che si ripromettono di ritrovarsi.

Alla prossima.

There are no strangers here, only friends who haven’t met (Qui non esistono sconosciuti, solo amici che non abbiamo ancora incontrato). William Butler Yeats

Foto di Gianni Viaggi