Il Cavolo selvatico, è una pianta diffusa in tutte le zone con clima temperato. In terra apuana cresce dal monte al piano, ai margini dei boschi, nei terreni e nei campi incolti, sui muri, lungo i bordi delle strade, le stradine di campagna e i viottoli. È una pianta annuale: una volta, veniva raccolta soprattutto per alimentare i conigli. È un’erba infestante, un po’ gracile, che ha un periodo di fioritura molto lungo, infatti produce fiori a profusione dalla primavera fino all’autunno, cioè da maggio ad ottobre. I fiori si schiudono al mattino verso le 6 o le 7 e si richiudono la sera. Il cavolo selvatico, chiamato in dialetto carrarese “gruncin”, si riconosce particolarmente proprio nel momento della fioritura per il suo ombrello di fiorellini gialli che si trasformano poi in piccoli piumini. Ha foglie dalla forma ovale e un fusto peloso, che racchiude un succo lattiginoso dal gusto nello stesso tempo amaro e salato, che ricorda quello del tarassaco.
La rosetta delle sue foglie basali entra nella rosa degli erbi. Si raccoglie in primavera, nella misura giusta, perché il suo nome, “lapsana”, derivante dal greco λᾰπάσσω lapásso = svuoto, scarico, fa riferimento alle proprietà depurative della pianta . Per questo motivo le sono riconosciute proprietà evacuative importanti per l’intestino, senza provocare l’irritazione che hanno tante altre sostanze contenute in famose tisane. Non solo, un tempo, per le sue proprietà emollienti era usata in cataplasma per aiutare a risolvere ingorghi infiammatori dovuti al latte delle mamme che allattavano. In alcune regioni, infatti, è chiamata anche “erba delle mammelle”. È efficace anche per guarire le screpolature. A questo scopo si può preparare una pomata, mescolando dello strutto di maiale con il succo fresco della pianta , oppure si può fare un cataplasma con le foglie fresche schiacciate e tritate.
Ancora: l’estratto fluido del “gruncin” può essere utilizzato per abbassare il tasso di zucchero nel sangue. Le sue foglie sono commestibili e, come quelle del Tarassaco, hanno un sapore amarognolo. Le foglie più giovani e tenere vengono raccolte assieme agli altri erbi, e mangiate crude, nelle insalate miste, oppure cotte come gli spinaci, o ancora aggiunte a zuppe, e minestre .