In un’atmosfera di accoglienza e serenità, domenica 25 giugno, a Radda in Chianti, si è conclusa, con grande successo di partecipazioni, la seconda edizione del Chianti Natural Festival 2023, una manifestazione nata sotto l’egida “del buon vivere”. Migliaia le presenze nel corso dei tre giorni, alta la percentuale di bambini e ragazzi. Diari Toscani ha incontrato Camilla Bianciardi responsabile con Katerina Sacchetti, Giulia Mascagni e Alessandra Sas, dell’ospitalità: “Il nostro compito è, oltre ad organizzare le interviste con i nostri ospiti, dare le informazioni necessarie ai visitatori e accompagnarli se lo desiderano all’interno del villaggio. Lo stato d’animo è di allegria, felicità ed entusiasmo, per arrivare a questo è stata necessaria un’organizzazione che è durata mesi; durante la manifestazione tanti bambini e ragazzi hanno collaborato con noi, sono stati di grande aiuto, partecipi nel divulgare il messaggio che è l’anima di questo Festival: per “il buon vivere” è importante attivarci tutti nel costante rispetto della natura e delle persone”.
Monica Migliorini, proprietaria dell’azienda Terra Gioconda, e educatrice da 40 anni, ha ribadito l’importanza di trasmettere l’antico sapere a bambini e ragazzi: “Un ritorno al passato per guardare avanti e andare nel futuro. Educare viene dal verbo educere: tirare fuori, quindi tirare fuori ciò che i ragazzi e i bambini hanno dentro”. Nei tre giorni del Festival Monica Migliorini ha tenuto dei laboratori sulle erbe tintoree: “ Lo scopo è insegnare a bambini e ragazzi che anche senza i colorifici è possibile fare i colori, disegnare e creare, utilizzando una tecnica che viene, appunto, dal passato grazie alle scoperte fatte dai monaci che, pestando nel mortaio fibre vegetali, ed essiccandole, ottenevano polveri colorate da poter utilizzare anche nei periodi in cui non era possibile reperire determinati fiori e piante.»
Il Chianti Natural Festival è stato anche questo: uno strumento per incuriosire bambini e ragazzi e per far vivere loro esperienze di stupore e magia, come il vedere affiorare da un petalo rosso di papavero, pestato, e miscelato con del bicarbonato, e successivamente sciolto con aceto o limone, il color indaco; o vedere apparire un giallo canarino dai petali bianchi leggermente screziati di rosa della rosa canina, lavorando su balle di fieno usate come banchi di lavoro, sui quali i bambini hanno dato libertà alla loro creatività. E, sempre per i bambini, è stata offerta anche la possibilità di montare alcuni asinelli, con casco di protezione per provare l’ebrezza di cavalcare ai piedi delle antiche mura di Radda in Chianti. Non potevano mancare capre e galline e infine, al termine di un viottolo in mezzo agli alberi, un recinto in cui gli asinelli possono muoversi in uno spazio a loro riservato. Amelia, sette anni ha raccontato: “Mi sono divertita tanto, ho cavalcato un asinello, e questa festa mi piace perché ci sono tanti animali: cavalli asini e alpaca e il prossimo anno voglio tornare.» Zeno, cinque anni: “Questo posto mi piace, ho visto cavalli, ciuchini, capre, e ho dato da mangiare ai ciuchini”. Gioele, due anni e mezzo, risponde determinato alla domanda se gli sono piaciuti gli asinelli: “Il cavallo è mio!”. La lietezza sul viso dei bambini e dei visitatori sono state la conferma che anche quest’anno il Chianti Natural Festival ha fatto centro. A chiusura della giornata le esternazioni di Augusto Bianciardi, Art Director della manifestazione: “Il nostro obiettivo era far trasparire la serenità e anche quest’anno, secondo me, senza peccare di presunzione, ci siamo riusciti. Vedo la gente con il sorriso, vedo persone che si stringono le mani, ricorda lo “scambiarsi il segno della pace”, e questa manifestazione è anche nel segno della pace, della comprensione, capire cos’è la biodiversità. Studiare le piante, gli animali è ricercare e trovare un equilibrio con la natura: la serenità con noi stessi e con il mondo che ci circonda.» Così lo scienziato Stefano Mancuso ospite al Chianti Natural Festival: “È anche un po’ il senso di questo Festival, mostrare che c’è una via possibile, perfettamente praticabile, che non incide sull’economia, ma semplicemente è una maniera diversa di fare le cose che però è sostenibile per l’ambiente”.