Discendente di una famiglia di architetti, Antonio da Sangallo nacque a Firenze il 12 aprile del 1484. I suoi avevano una bottega che si occupava di lavori da legnaiolo e la sua formazione avvenne sotto lo sguardo attento del nonno Francesco Giamberti e degli zii Giuliano da Sangallo e Antonio il Vecchio. Nel 1503 Antonio da Sangallo il Giovane arrivò a Roma per lavorare al servizio di Giulio II. Divenne presto l’aiutante di Bramante per il cantiere della Fabbrica di San Pietro. Il suo primo progetto fu quello di Palazzo Baldassini su commissione del giurista pontificio Melchiorre Baldassini. L’opera divenne un modello e rappresentò la dimora urbana signorile fino alle soglie del Settecento. Aveva una facciata moderna, priva di ordini e scandita da cornicioni. In quel periodo progettò la chiesa di Santa Maria di Loreto, in mattoni e travertino, con pianta ottagonale e basamento dal tratto cubizzante. Il cardinale Alessandro Farnese vide Palazzo Baldassini e gli commissionò i lavori di Palazzo Farnese. L’opera fu maestosa con richiami all’impero romano e arcate che ricordavano il Colosseo. Partecipò anche Michelangelo a rendere l’opera unica nel suo genere. Ormai in pianta stabile a Roma, alla morte del Bramante si ritrovò al fianco di Raffaello al cantiere di San Pietro e alla morte dello stesso fu nominato primo architetto. Ebbe successo e fu incaricato da Alessandro Farnese che nel frattempo era divenuto papa Paolo III, di sopraintendere a tutte le fabbriche pontificie. I lavori della Fabbrica di San Pietro non si fermarono neppure durante il Sacco di Roma da parte dei lanzichenecchi nel 1527. I lavori risentirono dei vari progetti di Bramante, che pensò alla pianta centrale, della croce latina di Raffaello, i due progetti si fusero in quello di Antonio da Sangallo per poi a sua volta essere completamente modificato da Michelangelo. Ancora oggi a Roma si usa dire per qualche lavoro che dura per un lungo periodo: “Sembra la Fabbrica di San Pietro”. Evidentemente nel nostro DNA sono rimasti i geni di queste opere che sembravano incompiute. In quel periodo Antonio da Sangallo operò prevalentemente per la famiglia Farnese. Progettò la Chiesa di Sant’Egidio a Cellere in provincia di Viterbo. Poi fu il turno del palazzo di Gradoli che divenne la dimora di Pier Luigi Farnese, il figlio di papa Paolo III e della moglie di Pier Luigi, Gerolama Orsini, anche lei discendente di una nobile casata romana. Antonio da Sangallo ristrutturò la Rocca di Montefiascone e la fortezza di Caprarola che poi sarebbe diventata Palazzo Farnese ad opera di Jacopo Barozzi da Vignola. Ancora suoi progetti furono il Palazzo Ducale a Castro e la Zecca, il Palazzo Antonio Scaramuccia e l’Osteria delle tredici arcate. La base operativa principale per Antonio da Sangallo fu Roma. Diresse i lavori di Villa Madama per conto di Giulio de’ Medici. Il Banco di Santo Spirito suscitò un grande scalpore per le novità architettoniche. Aveva un aspetto concavo e anticipava lo stile barocco che avrebbe pervaso Roma negli anni successivi. Un’altra opera che fece scuola fu la Chiesa di Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli. Fu la prima chiesa di Roma progettata a navata unica rettangolare con tre cappelle per lato e un profondo presbiterio con terminazione absidale semicircolare. Antonio da Sangallo seppe vincere contro le sabbie del Tevere per la progettazione della Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini vicino a Ponte Sant’Angelo. Dopo il Sacco di Roma del 1527, c’era la necessità di nuove fortificazioni per proteggere dalle invasioni. Antonio da Sangallo il Giovane progettò: la Cittadella di Ancona, la Fortezza da Basso di Firenze e la Rocca Paolina di Perugia. Furono opere innovative che ancora sono fulcri urbanistici per le città. Antonio da Sangallo tornò a Roma e si occupò dei bastioni della Città Leonina e delle Mura aureliane. Lavorò fino alla fine e tra le sue opere ricordiamo: la Cappella Paolina, la Sala Regia dei Palazzi Vaticani e il Pozzo di San Patrizio a Orvieto, si trattava di un pozzo molto profondo scavato nella roccia con una doppia scala a spirale, l’opera si può ancora oggi ammirare nella città umbra. L’ultimo lavoro fu un palazzo in via Giulia a Roma che avrebbe dovuto essere la sua casa personale. Fu l’ultima opera che non portò a compimento volendone la perfezione totale. Antonio da Sangallo il Giovane morì a Terni il 3 agosto del 1546 o forse vive ed è immortale grazie alle sue opere, come ogni artista che lasci una traccia profonda sulla terra.