“Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non v’è certezza” Questa frase attribuita spesso erroneamente a Dante Alighieri, è di Lorenzo de’ Medici, che non a caso venne definito: il Magnifico. La fortuna dei Medici, legata al Banco, era, in quell’epoca, nel suo massimo fulgore. Lorenzo ricevette un’educazione umanistica e filosofia neoplatonica. I suoi mentori furono: Gentile da Urbino, Cristoforo Landino e Giovanni Argiropulo. Piero de’ Medici, suo padre detto il Gottoso, aveva delegato suo fratello Giovanni alla guida del Banco. Quando Giovanni morì nel 1463, Cosimo de’ Medici, suo padre e zio di Lorenzo, cadde in depressione e Lorenzo dovette iniziare a pensare agli affari di famiglia. Si fece le ossa tra Venezia e Milano e poi fu inviato da suo padre Piero a Roma, per controllare la filiale gestita da Giovanni Tornabuoni, fratello di sua madre Lucrezia. In quel periodo Lorenzo ebbe modo di finanziare le miniere di allume scoperte a Tolfa, nei pressi di Civitavecchia. Prese accordi con il papa Paolo II e si recò a Gaeta alla corte di re Ferrante d’Aragona. Nel 1466 Lorenzo dovette rientrare a Firenze. Con la morte di Francesco Sforza, sostenitore dei Medici e della criptosignoria, i nemici tentarono di sovvertire il potere. Luca Pitti, ricchissimo signore fiorentino si alleò con gli Acciaiuoli e organizzarono una congiura, sventata da Piero de’ Medici. Lorenzo tornò a Roma per incontrare la sua futura moglie, Clarice Orsini, discendente di una delle famiglie romane più importanti. I due si sposarono a Roma per procura nel 1468 e poi con rito religioso a Firenze il 4 giugno del 1469. Nello stesso anno Piero de’ Medici fu vinto dalla gotta e morì nel mese di dicembre. Lorenzo si trovò ad appena 20 anni a dover prendere il comando della casata dei Medici. Si dimostrò da subito molto intraprendente e questo creò delle fratture con gli altri casati fiorentini. Ci fu una congiura contro i Medici, guidata da Diotisalvi Nerone insieme a Borso d’Este. Lorenzo fu scaltro e respinse i congiurati, anzi mosse alla conquista di Volterra al fine di ottenere il possesso delle risorse di allume. Nel 1473 Lorenzo entrò in conflitto con Papa Sisto IV. Il pontefice voleva occupare Imola e Faenza che erano confinanti con la Repubblica fiorentina. Quando Lorenzo si rifiutò, in veste di bancario di finanziare il Vaticano per acquistare Imola dagli Sforza, la situazione precipitò. La morte di Galeazzo Maria Sforza nel dicembre del 1476 e il desiderio di vendetta del Papa, fecero da detonatore alla Congiura dei Pazzi. Il culmine si ebbe nell’aprile del 1478. Jacopo de’ Pazzi tentò di uccidere con delle ostie avvelenate Lorenzo e Giuliano de’ Medici che si salvarono. Il giorno seguente, il piano dei congiurati sembrò andare a segno. Giuliano venne ucciso dai sicari ingaggiati dai Pazzi. Lorenzo fu ferito ma si salvò dai colpi del sacerdote Antonio Maffei. La vendetta di Lorenzo fu tremenda: avrebbe dovuto essere un esempio per coloro che volevano in qualche modo rovesciare il potere dei Medici. Ci fu una serie di esecuzioni pubbliche e per un decennio furono sospesi i festeggiamenti per il carnevale. Sisto IV reagì ed entrò in guerra contro Lorenzo e i Medici. Chiuse il banco mediceo a Roma e si alleò con re Ferrante di Napoli. In quel frangente Lorenzo dovette fuggire da Firenze, forse fu ospite dei suoi parenti romani. Lorenzo de’ Medici riuscì a mediare con re Ferrante riportò la pace che fu sancita con il suo rientro a Firenze nel marzo del 1480. Il sogno di Cosimo de’Medici era di creare una Lega Italica da contrapporre alle potenze straniere. Lorenzo tentò di crearne una mediando come un buon ambasciatore con l’imperatore Federico III d’Austria e il re ungherese Mattia Corvino. Nel 1484 morì Sisto IV e il nuovo papa, Innocenzo VIII permise a Lorenzo di riallacciare buoni rapporti con il Vaticano. La pace fu sancita dal figlio Giovanni che divenne cardinale e la figlia Maddalena che sposò un figlio di Innocenzo VIII. Lorenzo de’ Medici diede nuova vita alla città di Pisa, facendone l’unico porto della Repubblica. L’incontro con Girolamo Savonarola segnò profondamente Lorenzo, che era stato attratto dalle tematiche catartiche e apocalittiche conosciute grazie al filosofo neoplatonico Giovanni Pico della Mirandola. Le due anime di Lorenzo, quella repubblicana e aperta e l’altra pronta alla censura morale dei costumi, si scontrarono creando nei cittadini di Firenze dubbi sull’equilibrio di Lorenzo. Nel 1488 morì sua moglie Clarice e la gotta ereditaria iniziò a minare la salute del Magnifico. Gli ultimi giorni furono difficili, i dolori sempre più lancinanti. Chiamò suo figlio Piero per istruirlo sul da frasi in temi di politica interna ed estera. Lorenzo de’ Medici, il Magnifico signore di Firenze morì il giorno 8 aprile 1492, aveva appena 43 anni. Oggi riposa nella Sagrestia Nuova nella Basilica di San Lorenzo, insieme al fratello Giuliano. Il sarcofago che li accoglie è stato preparato da uno bravino, Michelangelo Buonarroti. Lorenzo de’ Medici è stato un politico, un banchiere, un uomo di fede e d’armi. Poi ancora uno scrittore, un umanista, un filosofo, insomma è stato: il Magnifico.