di Vinicia Tesconi
parte quarta
Le nuvole arancio si trovavano nella valle delle Nuvole colorate. Lì i bambini erano suddivisi in settori dai colori diversi in base alle peculiarità del loro carattere. Nelle nuvole verdi c’erano i nascituri sonnacchiosi: bambini placidi e gioiosi a cui piaceva molto fare lunghi sonnellini. In quelle azzurre ci stavano i nascituri meteorologi, che volevano scoprire i segreti della pioggia, del vento, dei fulmini e della neve. Nelle nuvole rosse si trovavano i bambini acrobati, che erano sempre in moto, dormivano pochissimo e saltavano di nuvola in nuvola. Nelle gialle, invece, c’erano gli scienziati: bambini molto intelligenti, che volevano scoprire i segreti dell’universo. Nelle nuvole arancio, infine, c’erano i bambini astronomi: quelli che amavano le stelle e i pianeti e che scappavano, appena potevano, per andare a vedere gli astri da vicino. Ogni nuvola colorata aveva una tata per controllare i bambini. La tata arancio aveva il compito più difficile, perché doveva sempre inseguire i suoi bambini in giro per il cielo di Antea.
< Se stava alla nuvola arancio significa che è un bambino a cui piacciono le fughe verso le stelle. Un teppistello> disse Asteros, riflettendo a voce alta, mentre procedeva insieme a Licnon verso la zona delle Nuvole Arancio.
< Amare le stelle non significa essere teppisti! – si risentì Licnon, che era stata anche lei alle nuvole arancio –Sono sicura che questo bambino sia davvero speciale e pieno di coraggio e intraprendenza. Sai, tipo quelle cose che tu…non conosci per niente!> . Licnon lanciò ad Asteros uno sguardo di sfida e poi aggiunse:
< Tu dove stavi prima del tuo lancio? Fammi indovinare: sulla nuvola verde, dove stanno quelli che dormono sempre> .
<Mi spiace deluderti, ma io stavo sulle nuvole gialle. Ero …un piccolo genio!> rispose con orgoglio Asteros.
<Sì, un topo da biblioteca: poca curiosità e zero coraggio!> replicò Licnon, acida, non avendo ancora digerito la definizione di teppistelli che Asteros aveva dato ai bambini delle Nuvole Arancio.
<Ne deduco che tu invece eri una fuggitiva ribelle, come il bambino che hai perduto> disse Asteros a mezza voce, temendo la reazione di Licnon, che, tuttavia, non sentì perché assorta nei suoi pensieri. Con la mente era riandata al suo perido nelle Nuvole Arancio: era stata una dei bambini più terribili per la tata del luogo. Ricordava che le piaceva moltissimo correre fino all’orlo del cielo di Antea, per sbirciare quel che c’era nel resto dell’universo. Voleva vedere dove atterravano le navicelle e capire perché i nascituri di Antea desideravano tanto fare quel viaggio sulla Terra che tutti chiamavano “nascere”. Ma era stata proprio la sua curiosità a farle perdere per sempre l’occasione di partire per la vita: il giorno stabilito per la sua nascita, Licnon era fuggita fin quasi oltre i confini del cielo anteiano, per seguire una stella cadente. Il tecnico posizionatore venuto per prenderla, era al suo primo lancio e non aveva esperienza. Non trovando Licnon nella sua postazione, prese il bambino che doveva partire pochi secondi dopo di lei, senza sapere che questo avrebbe spento per sempre la navicella di Licnon. Quando Licnon tornò alle nuvole arancio, scoprì che la sua postazione era stata cancellata per sempre. Nonostante la sua grande disperazione non fu più possibile, in alcun modo, predisporre un nuovo viaggio e Licnon dovette accettare di restare per sempre su Antea.
continua…
Illustrazione di Maria Semina classe IV^ B Liceo Artistico Artemisia Gentileschi Carrara Docente professoressa Doriana Guadalaxara