di Vinicia Tesconi
parte seconda
Tutto sembrava perfettamente a posto. Ma quando posò lo sguardo sulla culletta spaziale diede un sussulto: il bambino non c’era!
<Ehi! Fermatevi! Che fate? Non c’è il bambino! Non c’è il bambino!> urlò Asteros mentre si precipitava verso il quadro degli allarmi, che si trovava al centro della terrazza, per schiacciare quello della torre uno.
<Dieci, nove, otto, sette…> inesorabile lo starter scandiva i numeri, completamente sordo e cieco ai gesti convulsi di Asteros. <Sei, cinque, quattro, tre…>.
Con un balzo incredibile Asteros si gettò sul pulsante della torre uno, riuscendo a schiacciarlo giusto prima che venisse pronunciato lo zero.
“Uuuuèuuuuèuuuuè” finalmente l’allarme cominciò a risuonare nel cielo di Antea e tutti si fermarono.
<Fiuuu – sbuffò Anteros – appena in tempo! Ancora due secondi e la navicella sarebbe partita vuota! E sarebbe stato un disastro!>.
Gli addetti al lancio della torre uno, agitati per l’allarme, accorsero nella sala comandi e solo allora si resero conto che il bambino era sparito. Tra loro c’era Licnon, l’addetta al posizionamento, che aveva il compito di prelevare il nascituro dalle nuvole colorate di Antea, il luogo in cui stavano i nascituri, per metterlo nella culletta. Licnon era molto preoccupata e continuava a sollevare il sacco spaziale in cui andava inserito il bambino, rovesciandolo nella speranza di scoprire il bambino nascosto sul fondo.
<Ricordo perfettamente di aver preso il bambino dalle nuvole arancio. Poi l’ho portato sulla navicella e l’ho infilato nel sacco, lasciandogli fuori la testa, come prevede la procedura. Dopo gli ho legato le cinture di sicurezza e ho avviato il sensore di controllo del bambino. Prima di uscire dalla navicella ho controllato ancora che il bambino dormisse profondamente. Sono certa che era tutto a posto…> ripeteva Licnon ai suoi colleghi.
< Forse non era proprio addormentato. Oppure si è svegliato appena tu sei uscita..> azzardò l’addetta alle ninnananne.
<No, no…non può essere andata così. Se si fosse risvegliato il sensore della culla avrebbe dato l’allarme.> replicò Licnon, cominciando a sentirsi un po’ confusa < Sono sicura che il bambino dormisse.>.
Il sonno dei nascituri alla partenza da Antea era l’elemento più importante di ogni viaggio. Senza questo non era possibile farli partire. Il sonno serviva a farli stare tranquilli e soprattutto a trasformare tutta la vita passata su Antea in una sorta di sogno, che si sarebbe rapidamente dissolto nella mente del bambino, una volta nato sulla terra.
<Il sensore della culla è staccato!> disse Asteros che si era avvicinato per controllare che il supporto della culla fosse a posto.
< E la botola di sicurezza che c’è sotto la culla spaziale è stata aperta e poi richiusa male. Evidentemente il bambino faceva solo finta di dormire e appena tu sei uscita dalla navicella lui è scappato. Ma…per andare dove?> concluse Asteros senza nascondere la sua perplessità.
<Non lo so…Possibile che questo bambino sia stato così furbo da fregarmi in pieno?> si chiese Licnon avvilita. < E adesso sarò io a pagarla cara…> concluse la ragazza amaramente.
continua…
Illustrazione di Maria Semina classe IV^ B Liceo Artistico Artemisia Gentileschi Carrara Docente professoressa Doriana Guadalaxara