di Vinicia Tesconi
Parte 1
La navicella accese i motori. Gli addetti al lancio della torre uno procedevano con le ultime operazioni prima del countdown: ognuno era concentrato sul compito che gli era stato assegnato. Nessuno alzava lo sguardo, nessuno parlava, se non per comunicare le informazioni necessarie per portare a termine la fase preparatoria. La terrazza, da dove si potevano osservare i lanci, era deserta, perché su Antea, il pianeta dei nascituri, le partenze erano talmente frequenti, che non si faceva più caso alle navicelle pronte sulla rampa di lancio. E poi, a dire il vero, erano tutti impegnati nell’assistenza e quasi nessuno aveva tempo libero per andare sulla terrazza a salutare il nuovo nascituro in partenza.
Quel giorno, però, caso veramente strano, uno dei tecnici addetti al posizionamento della culla spaziale, terminò il suo turno in anticipo e decise di fermarsi qualche momento, per vedere partire le ultime navicelle della giornata. Si chiamava Asteros ed era un abitante di Antea, cioè uno dei non-nati: un nascituro la cui navicella aveva avuto un’avaria poco prima del lancio e che, per questo motivo, aveva dovuto restare per sempre nel mondo prima della nascita. Tutti i non nati crescevano su Antea e diventavano addetti ai lanci. La vita su Antea non era brutta, ma ad ognuno dei suoi abitanti restava per sempre il rimpianto di non essere nato: tutti erano dispiaciuti per non aver potuto conoscere il mondo dopo la nascita, la Terra e la loro famiglia. Per questo motivo, tutti si impegnavano a far sì che ogni nuovo lancio andasse a buon fine.
Ad Asteros piaceva molto il suo lavoro: era addetto alla postazione in cui avrebbe viaggiato il nascituro all’interno della navicella. Svolgeva il suo incarico con molta cura e con la massima attenzione. Non aveva mai dimenticato che a causare l’avaria del lancio, che avrebbe dovuto portare lui sulla Terra, era stata proprio la culletta spaziale che, all’ultimo momento, si era sganciata dal supporto. Asteros aveva promesso a se stesso che nessun nascituro avrebbe mai perso l’occasione di nascere per problemi legati al seggiolino della navicella e per questo eccelleva nel suo compito.
Terminato il turno di lavoro, a volte, Asteros andava alla terrazza dei lanci a dare un’occhiata alle navicelle in partenza, per controllare che non ci fossero anomalie dell’ultimo secondo ed anche perché il momento della partenza della navicella apriva un varco spaziale nel cielo di Antea e per qualche secondo si poteva vedere il punto sulla Terra verso cui era diretto il bambino. Ad Asteros piaceva molto dare una sbirciatina al luogo in cui sarebbe atterrato il nascituro e ai volti di quelli che lo stavano aspettando.
Come faceva ogni volta che andava alla terrazza dei lanci, Asteros si concentrò sul lancio della torre che era più prossimo a concludersi. Quello della torre uno aveva iniziato il conto alla rovescia e Asteros passò in rassegna con lo sguardo tutta la navicella.
Illustrazione di Maria Semina classe IV^ B Liceo artistico Artemisia Gentileschi Carrara
Docente professoressa Doriana Guadalaxara