Il Foro Clodi
Dopo aver considerato queste vie di comunicazione, a noi interessa non solo la possibile identificazione di quale di queste possa essere stata la via principale, ma anche l’identificazione del “foro Clodi”. Grandi discussioni sono nate tra gli studiosi sulle denominazioni degli assi viari, che orbitano intorno a Vezzala e a Luni. Riguardo al territorio carrarese, abbiamo visto che le vie in teoria sono molteplici e di conseguenza le località sono molte. Non esiste alcun reperto archeologico che faccia supporre, con una certa probabilità, un sito piuttosto che un altro. Le ipotesi hanno solo base indiziaria e così gli studiosi si sono arrovellati per tentare di capire dove fosse il foro citato.
Tra le ipotesi, una riguarda Vezzala, frazione di Carrara. Nella Tabula Peuntigeriana, Vezzala non è indicata e dove effettivamente si trovava. Probabilmente, in quel tipo di carta non aveva grande senso, dato che al tempo della compilazione della carta stessa, Carrara non esisteva ancora e neanche il suo attuale quartiere più antico, Vezzala, e per essere riportati sulla mappa, probabilmente, i siti dovevano poi avere una grande importanza. L’ipotesi suggerirebbe che la piazza delle Erbe (la Piazeta) non fosse altro che il foro romano dell’insediamento dei conquistatori.
Erano già passati diversi secoli da che Vezzala era divenuta una sede dell’Impero romano, troppi per avere mantenuto le caratteristiche militari iniziali. Le abitazioni avevano cominciato a proliferare. Se questo insediamento romano corrispondesse al preciso luogo di un antecedente insediamento ligure o meno, non è dato sapere, e, per quanto i pochi reperti archeologici locali diano testimonianza di una presenza umana nell’area, non è detto che questa coincidesse topograficamente proprio con Vezzala. Comunque anche la presenza etrusca, oltre ovviamente a quella dei Ligures, almeno a livello di scambi commerciali, sul posto è testimoniata. Resta un fatto certo: lo sviluppo, su ampia scala, delle risorse marmifere è stato sistematizzato solo a partire dal dominio romano, a cui il foro si ricollega. Ma detto questo, la domanda è: poteva Vezzala, luogo ove vivevano i discendenti dei Ligures, ridotti a bassa manovalanza, avere un ruolo di tale fervore economico e politico da poter essere sede di un foro? Di certo sappiamo che è lì che si viveva e che, probabilmente, il foro era già “Piazeta”, chissà con quale nome e pronuncia. E, come abbiamo già evidenziato, la strada per connettere Vezzala a passo Tea, rimane tuttora comunque molto scomoda, e all’epoca anche insicura.
Inoltre va considerata anche la distanza. Quello che ci può aiutare è la distanza indicata tra Lunes e questo fatidico “foro Clodi”, quantizzato, come detto, in XVI miglia, poco meno di 24 chilometri. A partire da Luni, Vezzala è a soli V miglia (7,5 chilometri). L’ipotesi formulata da alcuni studiosi è che l’inchiostro rosso con cui sono indicate le distanze in miglia, sia andato a deteriorarsi e che particelle di sporco abbiano creato segni sull’esemplare da copiare non meglio identificati, in seguito interpretati come X e come I. Il numero V diventerebbe dunque il numero XVI. Purtroppo nella Tabula Peutingeriana i numeri romani sono scritti con inchiostro marrone scuro, il che esclude l’ipotesi di un deterioramento della scrittura sulla pergamena. Si dovrebbe passare a supporre un deterioramento del manoscritto da cui è stata tratta la copia della Tabula in nostro possesso, ma questo va nel senso della pura speculazione. Inoltre questa ipotesi si concentra anche su un possibile errore fatto dal copista, o per meglio dire da uno dei copisti. Infatti a questo esemplare della Tabula, conservato presso la Hofbibliothek di Vienna, da cui il nome di Codex Vindobonensis 324, ne vanno aggiunti altri due. Uno è una copia in bianco e nero che si trova negli archivi della cartothèque de l’IGN (Institut Géographique National) a Parigi, mentre un’altra si trova presso il museo sotterraneo dell’Arena di Pola in Istria. È molto improbabile che tutte e tre le copie attualmente a disposizione citate all’inizio, riportino lo stesso errore, essendo i copisti persone diverse e che tutte e tre le copie siano, soprattutto, dedotte da esemplari diversi. Quindi l’indicazione XVI miglia resta. Viceversa, per giungere a Fivizzano, passando fuori dall’autostrada, la distanza dà un percorso di 32 chilometri. Dunque Fivizzano e il Forte della Verrucola, passando con percorso a mezza costa e di crinale, sono tutti sufficientemente compatibili, ma la differenza è comunque significativa, le miglia sono almeno cinque in più. Percorsi per le stesse destinazioni, passanti, anziché da mezza costa e da crinale, dal fondovalle del Magra rendono, invece, queste destinazioni appena citate ancora più lontane. Tuttavia l’ipotesi che identifica Fivizzano con il Foro Clodi è stata proposta da Formentini intorno agli anni ’50.
C’è anche chi ha proposto che “foro Clodi” fosse un modo generico di indicare la presenza di mansiones, lungo il percorso tra Lucca e Luni, che indubbiamente segue il decorso del fiume Auser (Serchio). Tuttavia va notato che, seppure la via Clodia Nova seguisse il decorso dell’Auser, nella Tabula Peutingeriana, questo fiume manca completamente. L’ipotesi, inoltre, contrasta con il modo tramite cui le mansiones vengono rappresentate sulla Tabula, dei tratti zigrinati delle linee rosse, che in questo percorso lunigianese mancano.
Evidentemente la dicitura “Foro Clodi” evidenziava un qualcosa di più, di cui tuttavia non era necessario il nome. D’altronde abbiamo anche una fonte scritta che ci avvalora nell’idea che in questa terra esistesse un foro Clodi. Abbiamo infatti citazione di una dicitura, «in terris Glodianensis», in un atto del 1275 relativo alla divisione di beni terrieri tra alcuni membri della famiglia dei Malaspina, beni ubicati «in curia Cervariae et in Podere et in terris Glodianensis, et in Verrucola Bosorum vel in eius curia, et in Castiglione de Ginestris et in Martiasio».