Nella sua opera letteraria: Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori, Giorgio Vasari definì Andrea del Sarto: “Un pittore senza errori, di perfezione formale, rapido e sicuro nell’esecuzione.” Andrea d’Agnolo di Francesco di Luca di Paolo del Migliore Vannucchi, se fosse nato oggi il suo codice fiscale avrebbe gli allegati, nacque a Firenze il 16 luglio del 1486 da Agnolo di Francesco, di professione sarto e Costanza di Silvestro. Fin da bambino manifestò la curiosità creativa che ne fece uno degli artisti più grandi mai vissuti. A soli sette anni Andrea del Sarto divenne apprendista nella bottega di un orafo. Ancora adolescente entrò a far parte della bottega di Piero di Cosimo, dove apprese le tecniche pittoriche di base. Oggi abbiamo molte possibilità di informarci, apprendere, ci basta accendere un computer ed accedere ad un qualsiasi sito. In quell’epoca Andrea del Sarto dovette recarsi materialmente nei luoghi depositari dell’arte e assorbire quelle forme, quei colori, al fine di riprodurli e migliorali. Nel 1508 Andrea del Sarto abbandonò la bottega del suo maestro ed iniziò la sua personale produzione artistica. Si rifaceva a Fra Bartolomeo e Leonardo da Vinci, in quello spirito emulativo che tendeva a perfezionare ciò che aveva conosciuto. L’anno seguente Andrea del Sarto ricevette la commissione dei frati della Santissima Annunziata. Portò a termine degli affreschi sulle Storie dei miracoli di San Filippo Benizzi che non erano stati terminati dai suoi precedenti colleghi, Alesso Baldovinetti e Cosimo Rosselli. L’arrivo di Andrea del Sarto a Roma è datato nel 1510. Nella città eterna ebbe modo di studiare Raffaello al lavoro nelle Stanze Vaticane e Michelangelo nella Cappella Sistina. Fu un periodo di studio importante, qualcosa che oggi definiremmo Erasmus. Andrea del Sarto disegnò molto durante il suo soggiorno romano, una palestra per i lavori che sarebbero arrivati negli anni seguenti. Le opere come: Il Corteo dei Magi del 1511 e la Natività della Vergine, risentono dell’aria respirata al cospetto di Raffaello e Michelangelo, di quella vacanza-studio romana così densa di significati. Nella Madonna delle Arpie degli Uffizi, del 1517, si denotarono tutte le esperienze vissute e ciò che aveva appreso Andrea del Sarto. L’opera che ha la profondità di una scultura, riprendeva le gigantesche opere di Michelangelo e le morbide ombre di Leonardo da Vinci. In quegli anni partecipò alla decorazione della Camera nunziale Borgherini, insieme a Pontormo e Bacchicca. Alla fine del 1517 Andrea del Sarto fu distratto dagli occhi di Lucrezia di Baccio del Fede e quando ella divenne vedova la sposò all’inizio del 1518. In quel periodo si dedicò al ritratto, lo fece in modo gentile e garbato addolcito dall’amore che provava per Lucrezia. Alla metà del 1518 fu chiamato da Francesco I in Francia. Il monarca francese voleva che Andrea del Sarto prendesse il posto di Leonardo da Vinci che era malato e non più in grado di lavorare. A Fonteinebleau Andrea del Sarto dipinse La Carità, un’opera andata perduta. Era il fulgido esempio di quella scuola fiorentina, quel plasticismo figurativo che sfociò nel manierismo di Pontormo e Rosso Fiorentino. La nostalgia di sua moglie lo fece tornare a Firenze nel 1520, promettendo e non mantenendo su un suo ritorno alla corte francese. Nella sua città, con la sua Lucrezia accanto, Andrea del Sarto riprese la sua produzione artistica. Terminò i lavori nel Chiostro dello Scalzo nel convento della Santissima Annunziata. Decorò la villa medicea di Poggio a Caiano. In queste opere Andrea del Sarto perfezionò l’esecuzione e trattò il colore facendolo divenire brillante, al centro della scena. I suoi ritratti, quegli sguardi sospesi tra l’ingenuo e il malinconico, ne fecero il pittore garbato del cinquecento. Nel 1523 Andrea del Sarto rinnovò le immagini delle Pietà fiorentine a Palazzo Pitti. Nello stesso anno, dopo essersi rifugiato nel Mugello per sfuggire all’epidemia di peste, dipinse una Pietà per le monache di San Pietro a Luco. La ricerca della cromia fu la sua missione per gli anni seguenti. Il Cenacolo di San Salvi rappresenta il suo capolavoro, la summa della ricerca effettuata in quel periodo. La Madonna col Bambino, conosciuta come Madonna della Scala è un’opera di grande rigore compositivo, un esercizio di pura tecnica pur restando nell’alveo della naturalezza. Gli ultimi anni della vita di Andrea del Sarto furono dedicati alla sua bottega. In quel periodo dipinse soltanto la Madonna in gloria con quattro santi, per il monastero vallombrosano di Poppi. Formò giovani che ebbero una buona carriera artistica, come Giovanni Antonio Sogliani. Andrea del Sarto è stato un grande artista che ha avuto la sola sfortuna di nascere in un’epoca di epici artisti come Raffaello, Michelangelo, Leonardo da Vinci. Ha lasciato opere immortali che risentono del suo garbo, della sua gentilezza.