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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Amore, fortuna, salute e prosperità: il rito dell’acqua di San Giovanni

DiVinicia Tesconi

Giu 24, 2021

Fiori dai mille colori, foglie di piante aromatiche, una rametto di iperico, cioè l’erba di San Giovanni, una ciotola, meglio se in terracotta e l’acqua. Sono questi gli ingredienti di un antico rito propiziatorio che prelude alla festa di San Giovanni, il 24 giugno. Una tradizione tra sacro e profano dall’alto contenuto decorativo e aromatico e la non trascurabile componente speranzosa di future positività. Si tratta di un rito antico che parte dalla sera del 23 giugno, il giorno precedente la festa del santo. È al tramonto che si deve uscire nella campagna alla ricerca dei fiori e delle erbe necessarie per l’acqua di San Giovanni. L’unica scelta tassativa è l’iperico, la pianta officinale sempreverde che fa i classici fiorellini gialli che si trovano in tutti i campi. Per il resto ognuno può spaziare nei suoi gusti e in ciò che gli riserva il luogo in cui avviene la ricerca.

Quando il sole è tramontato tutti i fiori e le foglie vanno adagiati nella ciotola piena d’acqua e lasciati per tutta la notte all’aperto in attesa della rugiada mattutina che con le sue gocce porterà all’infuso il potere di allontanare disgrazie e calamità. Affinché il rito sia completo al mattino bisogna lavarsi viso e mani con l’acqua di San Giovanni.

Il rito trae origine da una leggenda diffusa in tutta Italia che, da secoli, investe la notte tra il 23 e il 24 giugno di un’aura di magia. Come accade per quasi tutte le feste cristiane, esse si sovrappongono a precedenti celebrazioni di origine pagane che sopravvivono in alcuni particolari.

La festa di San Giovanni, che cade a due giorni dal solstizio d’estate, anticamente era una festa che mirava a propiziare i raccolti estivi, in genere associata all’accensione di grandi falò. La festa pagana si chiamava Litha. La leggenda costruita sulla necessità di proteggere i raccolti voleva che i bambini che nascevano nella notte tra il 23 e il 24 giugno, arrivassero sotto forma di rugiada, “la rugiada degli dei”, passando proprio attraverso la porta del solstizio d’estate, per volontà degli dei. L’adattamento del rituale alla cristianità ha affidato il potere magico ai fiori che, solo nella notte del 23 giugno avrebbero una forza attrattiva di benefici auspici, giustificando in questo modo la realizzazione dell’acqua di San Giovanni.

Ieri sera i social si sono riempiti di immagini di ciotole con l’acqua di San Giovanni, segno di una tradizione ancora molto radicata e, forse, dal ragionevole bisogno di credere in un futuro più sereno del passato recente che tutti hanno alle spalle.