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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

La voce del Carrione

DiPietro Marchini

Gen 26, 2023

Mi chiamo Carrione, un tempo ero conosciuto come Lavenza, cioè “corso d’acqua”, da cui penso prese il nome il borgo di Avenza. Se vi interessa potete trovarmi anche nell’antica Tabula Peutingeriana. Sono stato, come altri miei parenti, di importanza fondamentale per il funzionamento dei numerosi mulini, frantoi e opifici per la lavorazione del ferro e l’irrigazione dei campi coltivati. 

Ma, nel corso dei secoli, ebbi un’importanza particolare che nessun altro torrente ha avuto: ho alimentato per duemila anni segherie e laboratori per la lavorazione e trasformazione del marmo, estratto dalle numerose cave del comprensorio carrarese.

Sono inserito nel sistema idrografico delle Alpi Apuane, complesso montuoso caratterizzato da cime molto affilate e pendii rocciosi, la cui vicinanza al mare le rende più uniche che rare.

Le mie origini si possono trovare sulle sorgenti del monte Spallone, propaggine del monte Sagro, compreso nel comune di Fivizzano, nel bacino marmifero di Colonnata. Il mio percorso è breve e ad andamento torrentizio: non più di dodici chilometri mi separano dalla marina.

Ricevo le acque dai canali di Torano, Gragnana, Bedizzano, ma non bisogna dimenticare il Canale del Vento che mi arricchisce con le acque che scendono dal Vergheto, terrazza panoramica a 840 m sul livello del mare, spartiacque fra il territorio di Massa e quello di Carrara. La via Carriona, seguendo le mie evoluzioni, attraversa tutt’ora Carrara e mostra il percorso che i blocchi di marmo, un tempo caricati sopra carri trainati da buoi, effettuavano per giungere alla marina di Avenza, oggi Marina di Carrara.

Perché mi sono deciso a parlare, ora ve lo spiego: da un po’ di tempo si parla di me, non come risorsa, ma come un problema. Io sono quello che esonda e, allagando le ville e il territorio, crea scompiglio e notti insonni, soprattutto quando le previsioni meteo mettono tutti in allerta. Il letto sul quale scorro ogni anno si solleva e allora occorre rialzare i ponti e le sponde per tenermi buono. Di questo passo i ponti supereranno i palazzi. Aforisma toscano: “Chi monta più alto che non deve, cade più basso che non crede.” Noi fiumi non abbiamo bisogno di manutenzione, ci pensiamo da soli a tenere pulito il greto, nella misura in cui gli esseri umani, per cavoli loro, non apportino materiali altamente inquinanti e soprattutto non biodegradabili. Abbiamo anche la necessità di sfociare in mare senza essere imbrigliati e costretti a notevoli sforzi per superare assurde barriere architettoniche.

La ragione della mia pericolosità comincia dai monti e finisce al mare, altro dirvi non vo’ ma la prossima allerta meteo, anco tardi a venir, non vi sia grave.