Al fine di rafforzare la mia denuncia sui cristiani perseguitati, mi preme fare un breve accenno al continente asiatico: la situazione peggiore continua a essere quella dei cristiani della Corea del Nord, dove il divieto di culto è praticamente totale.
In Sri Lanka sono i nazionalisti hindutva e i buddisti singalesi a perseguitare i cristiani con il favore delle autorità: di sovente, sono le forze dell’ordine stesse a interrompere le funzioni religiose e ad arrestare i fedeli che vi partecipano.
In India l’estremismo indù è responsabile dei sempre più frequenti casi di intolleranza nei confronti dei cristiani e delle altre minoranze, con il sostegno dello stesso partito nazionalista indù al governo.
In Cina le autorità hanno aumentato la pressione sui cristiani, mediante arresti indiscriminati, chiusura forzata delle chiese e uso di sistemi di sorveglianza oppressivi.
Purtroppo la condizione delle minoranze cristiane è diventata pressoché disperata in Afghanistan, dopo il ritorno al potere dei talebani, che impongono una interpretazione rigida della shari’a, la legge islamica. Meno grave, ma estremamente seria, è anche la posizione della piccola minoranza cristiana nelle Maldive dove le autorità, addirittura, rifiutano la cittadinanza a chi non è musulmano. È però il già citato stato nigeriano a possedere il triste primato dei cristiani uccisi: circa 7.600 tra gennaio 2021 e giugno 2022, per lo più vittime dei due gruppi jihadisti del paese, Boko Haram e Iswap; ma, come già detto, in tutto il continente, con poche eccezioni, i cristiani sono sotto la minaccia dell’estremismo islamico, che ha conquistato territori d’azione anche nel Sahel e in Africa sub sahariana. Dal 2017 è penetrato anche nel nord del Mozambico, insediandosi e reclutando al jihad centinaia di giovani di fede islamica. In tutto il continente, inoltre, l’odio nei confronti dei cristiani si sovrappone alle divisioni tribali e le rafforza: è il caso degli scontri armati tra pastori musulmani e agricoltori cristiani nelle regioni centrali della Nigeria e nella Repubblica Centrafricana.
Sfortunatamente, in Occidente, coltiviamo una diffusa percezione culturale errata, che continua a negare o far finta di non vedere che i cristiani rimangono il gruppo religioso maggiormente perseguitato. E questa è la parte, forse, maggiormente complicata ed amara del problema.
Personalmente ritengo che, oltre che della chiesa stessa, sia dovere, in primo luogo, di ogni cristiano come me e delle organizzazioni umanitarie, far conoscere questa situazione alla pubblica opinione, ai mass media e ai rappresentanti delle istituzioni che possono intervenire in loro aiuto. Le comunità sofferenti hanno bisogno di persone che parlino per loro. Perché le uccisioni si fermino, è necessario che più organizzazioni, quali l’UNU e l’UE, proclamino la verità su ciò che sta accadendo ai cristiani in tutto il mondo, altrimenti resteranno per sempre perseguitati e anche dimenticati.