Questa settimana andiamo a: Francoforte, Germania
Coordinate: 50°06′38″N 8°40′56″E
Distanza da Firenze: 979,30 Km
C’è stato un periodo in cui imperversavano le barzellette sui carabinieri, ma andavano forte anche quelle che avevano come protagonisti tre, a volte quattro, persone di nazionalità diverse, che reagivano ad una comune situazione, ognuna in base a peculiarità caratteriali, suppositivamente identitarie della popolazione di appartenenza. Queste gag iniziavano tutte come recita il titolo e, di solito, era il comportamento dell’italiano quello che faceva ridere. Ora, inseriamo qualche modifica e facciamo finta che stiamo raccontando una barzelletta: c’erano un nobile, uno chef, un tenore, un operaio, un giudice e una ex deputata, che si riunivano per preparare un colpo di stato in Germania.
Sembra una barzelletta promettente. Peccato, però, che sia tutto vero. Il 7 dicembre scorso, a Francoforte sul Meno, le forze speciali tedesche hanno tratto in arresto Heinrich Reuss, rampollo di una nobile famiglia tedesca. Con lui sono finiti in carcere, a vario titolo, altre 24 persone. Secondo la procura federale, Reuss e i suoi seguaci stavano preparando un piano per rovesciare il governo ed instaurare un nuovo ordine, che lui stesso avrebbe dovuto guidare.
Francoforte sul Meno è la capitale finanziaria d’Europa: è lì che ha sede la Banca Centrale Europea. Conosco bene la città, ci sono stato più volte. Di giorno ha l’aspetto della tranquilla, industriosa e perfetta cittadina tedesca, che tutti si aspettano di trovare in un paese come la Germania; di sera le strade si svuotano, e i compassati tedeschi riempiono i numerosissimi locali per bere e fare baldoria, in uno spirito di fratellanza che, unitamente al sidro di mele, di cui ho goduto abbondantemente, resta tra i miei migliori ricordi del periodo. Quindi, Francoforte sembra tutto tranne che un posto dove si cospira. Ma è altrettanto vero che resta un centro di potere importantissimo. È, infatti, ai piani alti del grattacielo di Sonnemannstraße numero 20, che si decide la politica monetaria dell’UE, nonché le sorti finanziarie dei paesi membri. È sul pregiato tavolo di uno di quegli eleganti uffici che, con un tratto di Montblanc, si vergano i documenti che autorizzano l’erogazione di enormi flussi di denaro. Ci si aspetterebbe, quindi, che un gruppo di cospiratori possa annoverare tra i suoi accoliti un funzionario di altissimo livello di un istituto finanziario strategico, quale è la BCE. Il problema è che nessuno dei componenti del gruppo ha neanche la parvenza di un tale profilo professionale, non figura tra di loro alcun impiegato di banca, neanche un usciere di una finanziaria locale. Niente di niente. Di certo, Reuss avrà ordito la sua sordida trama lontano dai centri di potere di Berlino, onde ottenere l’appoggio dei vertici militari – presupposto fondamentale, come recita il manuale del perfetto golpista, di ogni aspirazione sovversiva – senza doversi muovere come un elefante in una cristalleria. Ma, anche in questo caso, le aspettative vanno ampiamente deluse: gli unici militari di questa sedicente congrega, sono un manipolo di veterani dell’esercito, probabilmente annoiati di passeggiare nei parchi con i nipotini o di andare a pesca di carpe. Ma, allora, senza agganci nell’alta finanza o nei comandi militari, come è possibile che questo improbabile manipolo di ancor più improbabili insurrezionalisti, abbia potuto pensare, anche solo un attimo, di riuscire nell’intento? Da dove hanno tratto la convinzione che vi fossero le basi per un golpe in stile sudamericano, proprio nel cuore pulsante dell’Europa?
La Germania è uno stato federale con poche tensioni sociali significative, il benessere è ampiamente diffuso, le istituzioni sono forti. La polarizzazione e il trinceramento delle preferenze di voto pericolosamente in atto, per esempio, negli Stati Uniti, qui è del tutto assente. In Germania, chi perde le elezioni non taccia di ladrocinio elettorale chi le ha vinte, aizzando la folla all’insurrezione. Tutto ciò non poteva non essere palese anche agli occhi e alle menti, per quanto sprovvedute, dei cospiratori. E, tuttavia, hanno continuato la loro attività senza nessuna speranza di successo, fino al punto di non ritorno del 7 dicembre.
L’arresto di Reuss – a favore di telecamera, e con tanto di passamontagna sul viso delle teste di cuoio, a connotare, inequivocabilmente, la rilevanza dell’operazione a livello di sicurezza nazionale – è stato chiaramente un messaggio con fini di deterrenza, più che il disinnesco giudiziario di una reale minaccia al paese. Sulla decisione di procedere da parte della Procura Federale, potrebbe aver influito il fatto che gli inquirenti abbiano scoperto molti tentativi di coinvolgere altre persone, ma nessuno di quelli che hanno rifiutato l’invito, ha poi denunciato il tentativo. Che sia stato per paura o per semplice scarso senso civico, questa sorta di omertà deve essere stata valutata come potenzialmente pericolosa. Poi c’è il precedente dell’arresto, solo pochi mesi fa, di quattro persone che progettavano di rovesciare il governo, attraverso il rapimento del ministro della salute.
Fra i due arditi piani sovversivi, non so davvero dire quale sia il più bislacco. In ogni caso, sembrano aver detto i magistrati tedeschi, meglio agire per tempo e stroncare ogni velleità, anche se si tratta di poco più che uno scambio di idee e di qualche riunione nell’elegante soggiorno di un nobile. Anche perché nell’era dei social, è spaventosamente facile trovare un pubblico per i propri deliri e pensare di poterli trasformare in realtà, sulla base di una legittimazione fatta di follower o like. Con tutte le differenze del caso, è impossibile non notare un’inquietante analogia tra il tentato golpe di Reuss e il clamoroso assalto al Campidoglio del 2021.
È riduttivo ricondurre il tutto a delle motivazioni politiche. Molto più fecondo sarebbe, invece, approcciarlo da una prospettiva sociologica, considerando, per esempio, il ruolo dei social nella creazione di una rappresentazione della socialità umana alternativa, squilibrata e sociopatica, in cui tutto è possibile, persino organizzare un golpe quasi alla luce del sole e pensare di farla franca.
Ci sono un tedesco, un francese e un italiano… continuatela voi, io vado su Tik Tok per candidarmi alla presidenza del Burkina Faso.
Fonte: Internazionale, Wikipedia