Di poesia è fatto il mondo: sommersa, dimenticata, inesplorata, sconosciuta, invisibile anche quando è davanti agli occhi, bistrattata, ricercata, artefatta, forzata, depauperata, abusata, inflazionata, incompresa, direttissima, profonda, superficiale, inutile, imprescindibile. Un moto insopprimibile dell’animo umano, nato con l’uomo, eterno come l’uomo. Possiamo non leggerla, non amarla, criticarla, cancellarla, ma la poesia rinasce sempre da ogni suo grammo di cenere, oppure non muore mai riaddattandosi a ogni tempo come un camaleonte di sentimenti, sempre diversi, eternamente uguali. Di poesia è fatto l’uomo, che gli piaccia oppure o no e lo è così tanto da non riuscire più nemmeno a cogliere i mille modi in cui lui stesso la manifesta. Di poesia sarà fatta la prima nuova rubrica di Diari Toscani per il 2023: poesie nuove o antiche, poesie famose o sconosciute, poesie strane e insolite, in vernacolo o in lingua o anche in lingue straniere che il linguaggio poetico è trasversale a tutto e le parole sono solo strumenti per dire le stesse cose.
Poesie che potranno arrivare dai nostri lettori o da chiunque voglia far sentire ciò che gli ha fatto vibrare l’anima. Una nuova, rubrica che parte l’ultimo giorno dell’anno vecchio, perché è vero, come dice la poesia di Pietro Marchini con cui inauguriamo questo nuovo viaggio: il 31 dicembre è il primo giorno dell’anno che deve ancora venire.
L’ult’m d’ l’an L’ultimo dell’anno
Di Pietro Marchini
‘l 31 d’ dicembra i m fa un po’ compasion Il 31 di dicembre mi fa un po’ compassione
i ariv sempr ult’m a ogni competizion. Arriva sempre secondo a ogni competizione
Mai na volta ai tocas un premi d’ consolazion mai una volta che gli tocchi un premio di consolazione
o che qualcd’un i s comoves p’r l’emozion. O che qualcuno si commuova per l’emozione
I è propi sfortunat nisun il vo a man È proprio sfortunato nessuno lo vuole a mano
apena chi ariv tuti i pens’n al prosim an. Appena arriva tutti pensano al prossimo anno
Anzi al mandan via pù che vol’ntera anzi lo mandano via più che volentieri
coi boti, i mortareti e ‘l vin d’la Colombera. Coi botti, i mortaretti e il vino di Colombiera
I dev far anc i estremi onori a un an ‘nter deve anche rendere gli estremi onori a una anno intero
i ha l’mpegn d’ portar 365 dì al cimiter. Ha l’impegno di portare 365 giorni al cimitero
I dev scavar ‘na buca fonda e d’ bon’ora deve scavare una buca profonda e di buon’ora
p’r via che i guai pasati i ‘n vegn pù fora. Perchè i guai passati non vengano più fuori
‘l problema i è che i s port via anc un an d’ vita Il problema è che si porta via anche un anno di vita
p’r furtuna an ven sub’t un altr senò al saré f’nita. Per fotuna ne viene subito un altro, se no sarebbe finita
I s port via tut, però dizens ben la v’rità, Si porta via tutto però, diciamoci la verità
sui nostri s’ntimenti i s las piena libertà. Sui nostri sentimenti ci lascia piena libertà
A poden arcordars di bei momenti pasati ‘n alegria Possiamo ricordare i bei momenti passati in allegria
fra fole, arconti, bic’reti e tanta bela cumpagnia. Tra favole, racconti, bicchieretti e bella compagnia
I s las anc l’arcord d’ qualc doloreti ci lascia anche il ricordo di qualche doloretto
che tut l’an i acompagn’n no’altri v’ceti. Che tutto l’anno accompagna noi vecchietti
L’ult’m d’l’an is diz, riguard i nostri s’ntimenti, L’ultimo dell’anno ci dice riguardo ai nostri sentimenti
se ‘n p’nsat ai bagaron vivret pù contenti. Se non pensate ai soldi vivrete più contenti
A l’è anc vera, com i san sempr dit, è anche vero, come ci hanno sempre detto
che d’ult’m, un bel dì, i sarà ‘l prim d’ drit. Che l’ultimo, un bel giorno, sarà il primo per diritto
E adora p’r una volta a voré proclamar, lasciat’m’l dir, E allora, per una volta, vorrei proclamare,
‘l 31 d’ dizembra ‘l prim d l’an chi ha ‘nc’mo da v’nir. Lasciatemi dire, il 31 dicembre, il primo dell’anno che
deve ancora venire.