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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

23 giugno, quando la Madonna salvò per la prima volta Carrara

DiVinicia Tesconi

Giu 22, 2021

Era il 1495 e 15 mila erano i soldati accampati sulla foce del Carrione ad Avenza, dove arrivava il mare. Tantissimi, e pur già ridotti a metà rispetto a quando erano partiti, oltre che stremati da un precipitoso ritorno su quel suolo francese da cui provenivano. A guidarli c’era Carlo VIII di Valois, re di Francia e, in quel momento, solo per tre mesi, anche Carlo IV re di Napoli. Era una ritirata, quella dell’esercito francese, dopo la campagna militare che Carlo VIII aveva fortemente voluto, l’anno precedente, per riconquistare il regno di Napoli, da due secoli in mano agli Angioini. Carlo era riuscito nel suo intento, ma l’immediata rivolta dei napoletani e la costituzione di una Lega Antifrancese composta da Venezia, Milano, dal Papato e dalla Spagna, lo aveva costretto a una precipitosa fuga verso nord. La cacciata da Napoli avvenne a maggio.

Il 23 giugno, Carlo di Valois faceva riposare ciò che restava del suo esercito nella piana del Carrione a Carrara e, dopo breve riflessione, ordinava di porre d’assedio la città. Tutto era deciso, il destino di Carrara segnato. I carraresi terrorizzati dall’idea dell’imminente devastazione, si radunarono sotto l’effige della Madonna del Popolo posta sopra la porta della città in via Ghibellina e pregarono. All’improvviso il capitano di cavalleria Simone De Maillé, senza una precisa motivazione, ordinò ai suoi soldati di deviare da Carrara e puntare verso Sarzana e la città del marmo venne risparmiata. I carraresi riconobbero l’intercessione della Madonna del Popolo e da quel momento cominciarono a onorarla e a chiederle aiuto in ogni futura difficoltà. A lei vennero rivolte tutte le preghiere durante le successive epidemie di peste. Ancora a lei si pregò per aver protezione dalle alluvioni del vicino fiume. Anche a lei e alle donne di Carrara si tributò il coraggio di schierarsi, inermi, contro l’esercito tedesco che, nel 1944, aveva sentenziato la distruzione della città. La Madonna del Popolo era la protettrice dei carraresi, la loro patrona.

Il culto ebbe la sua massima espressione nei primi anni del secondo dopoguerra grazie al miracoloso ritrovamento, seguito da misteriosa sparizione, di una tela raffigurante la Madonna del Popolo con il Bambino, datata 1757. Il dipinto era stato nascosto all’interno di una canna inserita in una delle travi in legno del soffitto. Un’iscrizione sul retro informava sia sull’epoca in cui era stato realizzato il dipinto, sia sulle ragione e sull’identità dell’autore dell’occultamento. Era stato un carrarese devoto alla Madonna, che si era fatto carico del restauro della tela proprio per nasconderla sotto il soffitto del Duomo per preservarlo dai fulmini e dai danni delle piogge. La tela raffigurava la Madonna e il bambino con la corona in testa e così vennero rappresentati nel dipinto sostitutivo, ancora oggi presente in uno degli altari laterali del Duomo, dopo che l’originale andò perduto. Il ritrovamento fu l’occasione per celebrare la festa della Madonna del Popolo, che cade alla metà di novembre, con un cerimoniale imponente e capace di coinvolgere tutti i cittadini. La città veniva addobbata con luminarie e da balconi e finestre del centro venivano esposte le coperte più belle che ciascuno possedeva, per salutare il passaggio della statua della Madonna del Popolo, che girava per le strade della città accompagnata da tutte le istituzioni religiose e laiche, da bambini vestiti da angeli e da una folla stratosferica di fedeli. Il rituale dell’affido della città alla Madonna prevedeva donazioni di gioielli da parte dei devoti più facoltosi e, soprattutto la deposizione ai piedi della statua della Madonna del Popolo delle chiavi di Carrara. Un gesto simbolico che ha continuato a persistere anche dopo lo spegnersi dell’importanza della celebrazione, e che si ripete ancora oggi. Da quel giorno in cui fece cambiare rotta ai soldati francesi, la Madonna del Popolo è rimasta la “regina” di Carrara. Un po’ dimenticata, come quasi tutto quello che riguarda la storia della città.

© Foto Archivio Michelino