Forse non tutti sanno che a Firenze, a due passi da Piazza della Signoria, si trova la Fondazione Zeffirelli onlus, centro internazionale per le arti e lo spettacolo, nata nel 2017, per realizzare il desiderio del Maestro di lasciare alla sua città tutto il lavoro di una vita. Per accedervi, si varca l’imponente portone del complesso tardo barocco di piazza San Firenze e, immediatamente, si avverte un’atmosfera elegante, privilegiata. È come se tutto il palazzo fosse pervaso dalla presenza del grande artista. Lungo i corridoi al piano terra, oltre alle aule didattiche, troviamo l’archivio e la biblioteca di Zeffirelli, che sono aperti al pubblico e rivelano una collezione privata di diverse migliaia di volumi, tra cui, anche, libretti d’opera, programmi di sala e musica a stampa, tutto materiale liberamente consultabile. Un vero e proprio tesoro che il Maestro custodiva nella sua casa romana e che acquista ancora maggior fascino, per aver mantenuto immutata la disposizione voluta da Zeffirelli.
Se amate l’opera, il disegno, il cinema, il teatro, insomma, l’arte e la genialità, nel museo situato al primo piano sarete ammaliati dalle oltre 250 opere di Zeffirelli. Protagonisti sono i bozzetti di scena, ma anche i costumi, le locandine, i teatri.
Zeffirelli era studente di architettura, attore dilettante e aspirante scenografo, quando cominciò a lavorare con Luchino Visconti, nell’aprile del 1946, curando le sceneggiature degli spettacoli teatrali e facendo da aiuto regista sul set di”Senso” e “La terra trema”. Visconti gli trasmise quel perfezionismo e quella eleganza che, coniugati al suo talento, gli permisero di eccellere in più campi, dalla prosa, al cinema, dalla lirica alla regia televisiva.
Negli spazi espositivi della Fondazione Zeffirelli campeggiano le foto del regista e dei personaggi celebri che hanno popolato la sua vita professionale. Ci sono, tra i tanti, Anna Magnani, Maria Callas, Laurence Olivier, Peter Ustinov, Giorgio Albertazzi, Enrico Liz Taylor, Richard Burton, impossibile nominarli tutti.
I disegni dei bozzetti originali dei lavori teatrali, di cui Franco Zeffirelli firmò le scene, abbracciano quasi 70 anni di storia dello spettacolo e mostrano, in progressiva maturazione, maestria e precisione eccezionali. Sono davvero sorprendenti. Di grande effetto scenico è la sala multimediale “Inferno” in cui, grazie alla tecnologia dei proiettori, vengono animate le 55 tavole degli studi preparatori che Zeffirelli aveva concepito, per realizzare una sua trasposizione cinematografica, progettata nel 1962 ma mai realizzata, del canto di Dante.
La Fondazione Zeffirelli non è solo celebre per il suo museo, ma anche per la sua ricca e rinnovata offerta culturale. Sabato 12 novembre alle 17 ci sarà “Tre gialli a Firenze- I Libri di Mompracem”, un incontro con gli autori di tre avvincenti libri gialli: “E io che c’entro?” di Massimo Pini, “Spari dall’aldilà” di Francesca Tofanari e “Ogni tempesta ha la sua fine” di Barbara Vallotti. Sarà Stefano Regolo a dialogare con gli scrittori e a condurre la presentazione nel suggestivo cortile dello Zeffirelli’s Tea room Bar & Restaurant dove ci sono le piante di limoni di Zeffirelli e si ha l’impressione di essere magicamente catapultati in altre latitudini, anche grazie all’architettura tardo barocca dell’edificio. Inoltre, fino alla fine di dicembre sarà visitabile, compresa nel costo d’ingresso al museo, la mostra “Un Cinematographer all’Opera” di Daniele Nannuzzi, eccellente maestro della fotografia cinematografica e dell’illuminazione teatrale, insignito di numerosi premi, tra cui il David di Donatello e il Globo d’oro alla miglior fotografia per “El Lalmein- La linea del fuoco”. In totale sarà possibile ammirare più di cento foto fatte sui palcoscenici più celebri del mondo. Scatti di capolavori come “Aida”, “Anna Kareina”, “Macbeth”, “Casanova” in cui la coprotagonista, insieme all’opera, è la luce in tutta la sua complessità e magia.
Foto di Silvia Meacci