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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Michelangelo Buonarroti, genio ribelle

DiPierluigi Califano

Nov 5, 2022

Si dice che per immergersi completamente nell’arte bisogna sfiorare la pazzia. Se così non fosse, sarebbe difficile spiegare il mondo e le opere di Michelangelo Buonarroti, talmente conosciuto da essere chiamato solo: Michelangelo. Nacque a Caprese, nei pressi di Arezzo, il 6 marzo del 1475. Suo padre era il podestà di quella piccola cittadina. Il genitore era di origine fiorentina e si trovava in quel luogo per ricoprire l’incarico. Alla fine di marzo dello stesso anno, la famiglia Buonarroti tornò a Settignano. Nel 1481 morì la madre e Michelangelo fu affidato alle cure di una balia, che era la figlia di scalpellini. A Settignano si estraeva la pietra serena: Michelangelo respirò quella polvere fin da fanciullo, il destino lo precedette. Nel 1487, appena dodicenne, venne consegnato alle sapienti mani di Domenico Ghirlandaio, un’artista molto quotato. Il giovane Michelangelo si distinse, immediatamente, per le sue doti artistiche: la sua visione d’insieme stupì lo stesso Ghirlandaio. Il suo triennio formativo sarebbe dovuto durare tre anni, in realtà dopo qualche mese, facendosi gioco di Ghirlandaio, Michelangelo approdò al Giardino San Marco. Era l’accademia artistica sovvenzionata da Lorenzo de’ Medici, il Magnifico. Michelangelo ebbe a disposizione le statue della collezione dei Medici. Poté copiare e imparare, migliorarsi ogni giorno di più. Lorenzo il Magnifico fu talmente incantato dalle prime opere di Michelangelo, che ne fece un suo figlio adottivo, approfittando delle precarie condizioni economiche, nelle quali versava la famiglia dell’artista. Grazie a ciò, il padre di Michelangelo ottenne un posto di lavoro retribuito. Il 1492 fu un anno da ricordare. La riconquista degli spagnoli dei territori occupati dagli arabi; la cacciata degli ebrei da parte degli spagnoli; l’impresa di Cristoforo Colombo e la morte di Lorenzo de’ Medici. Il Magnifico in punto di morte, chiese a Piero, suo figlio, di continuare a ospitare e sostenere quel giovane artista, che amava. In quel periodo, Michelangelo fu ospite di un convento di frati agostiniani perché voleva studiare l’anatomia dei cadaveri, che gli sarebbe servita per le sue opere. Nel 1494, Piero de’ Medici si arrese al re di Francia, Carlo VIII e la dinastia Medici fu costretta all’esilio. Michelangelo si rifugiò a Venezia e poi a Bologna. Nel periodo bolognese scolpì, San Procolo, un’opera marmorea, l’aria che aveva respirato a Settignano stava dando i suoi frutti. Michelangelo rientrò a Firenze nel 1495. Era una città repubblicana, dominata da Savonarola e dal ramo dei Medici rappresentato da Lorenzo di Pierfrancesco, un bis cugino del Magnifico. In quel periodo scolpì, San Giovannino e il Cupido dormiente. Grazie al Cupido che venne acquistato dal cardinale Raffaele Riario, Michelangelo arrivò a Roma. Il cardinale gli commissionò il Bacco, ma non fu di suo gradimento e l’opera rimase nella casa di Jacopo Galli. Il 1498 fu l’anno della svolta. Michelangelo si recò a Carrara per scegliere il blocco di candido marmo, da cui sarebbe uscita La pietà. L’opera, che era destinata alla chiesa di Santa Petronilla, vide il giovane artista nelle vesti di imprenditore di se stesso. Acquistò il blocco di marmo e rivendette l’opera compiuta, senza nessun committente. Nel 1501 Michelangelo rientrò a Firenze per scolpire il David, una statua colossale, su commissione dell’Opera del Duomo di Firenze. Completò la gigantesca scultura in tre anni, i suoi studi di anatomia applicata tornarono utili per definire i particolari della muscolatura del David. Nel 1505, papa Giulio II richiamò a Roma Michelangelo Buonarroti. Gli fu commissionata una sepoltura monumentale da collocare sotto l’altare maggiore di San Pietro. Michelangelo tornò a Carrara per scegliere il blocco di marmo, che nel suo progetto avrebbe dovuto essere enorme come il colosso di Rodi. La fama crea invidia e Michelangelo pagò sulla propria pelle, quella del Bramante e gli altri architetti: Giulio II ritirò la commissione. I rapporti tra i due furono burrascosi e la riconciliazione arrivò nel 1508. Giulio II aveva deciso di ridecorare la Cappella Sistina. Nel 1512, l’opera fu completata e, credo che le parole scritte da Goethe, siano la sintesi perfetta per definirla: “Senza aver visto la Cappella Sistina, non è possibile formare un’idea completa di ciò che un uomo è capace di raggiungere.”. Giulio II poté ammirare solo per pochi mesi il capolavoro di Michelangelo perchè morì nel febbraio del 1513. I suoi eredi commissionarono all’artista un nuovo mausoleo per contenere i resti del papa deceduto. Michelangelo tornò a Carrara per scegliere il blocco di marmo da modellare. Malgrado il contratto in esclusiva, Michelangelo lavorò ad altre opere, tra le quali il Mosè. Buonarroti non portò a compimento l’opera perchè fu richiamato a Firenze da Giovanni, il figlio di Lorenzo Il Magnifico, che era salito al soglio pontificio con il nome di Leone X. Michelangelo rimase sospeso tra le nuove commissioni di Leone X e la scelta dei marmi per la tomba di Giulio II. Il tempo passò inesorabile e nel 1520 gli fu rescisso il contratto stipulato con il nuovo papa.  Nel 1525, Michelangelo iniziò l’opera della Sagrestia Nuova, che avrebbe dovuto ospitare le spoglie di Lorenzo e Giuliano de’ Medici. Il sacco di Roma del 1527, da parte dei lanzichenecchi, guidati da Carlo V d’Asburgo, portò scompiglio nei piani di Michelangelo, che si rifugiò a Venezia, con la previsione di trasferirsi in Francia, alla corte di Francesco I. Fu richiamato a Firenze, per poi riparare, nuovamente, a Venezia nel 1530. Nel 1534 abbandonò la sua amata Firenze, non approvando il Duca Alessandro. Clemente VII gli commissionò la decorazione del fondo della Cappella Sistina e Michelangelo nel 1536 iniziò l’opera che lascia senza respiro chi la ammira: il Giudizio Universale. Nel 1537, mentre riceveva la cittadinanza onoraria di Roma, il nuovo papa, Paolo III, gli commissionò il rifacimento della piazza del Campidoglio. Dopo seguì la Cappella Paolina e nel 1542 portò a termine il progetto della tomba di Giulio II, che fu posta nella chiesa di San Pietro in Vincoli. Nel 1560 Porta Pia, che sarebbe stata importante qualche secolo dopo. Nel 1561 si occupò della ristrutturazione della basilica di Santa Maria degli Angeli e scolpì varie Pietà. Il 18 febbraio del 1564, Michelangelo Buonarroti morì a Roma, la città che lo aveva accolto e fatto diventare il mito, che ha attraversato i secoli. È stato scultore, pittore, architetto, imprenditore. Di lui si è molto narrato,  a cominciare da Vasari nella sua Vite. Si è scritto della sua presunta omosessualità: mi chiedo ancora oggi per quale motivo non si debba giudicare una persona per le sue opere e non per quelli che sono i suoi gusti personali. Michelangelo Buonarroti è stato un genio, un ribelle, che ha lasciato opere immortali, che hanno reso e rendono il nostro paese la culla dell’arte mondiale.