L’ingegnere Luigi Lorenzo Secchi nacque nel 1889 ad Avenza, frazione del comune di Carrara famosa per il castello di Castruccio Castracani, il cui nome “Avenza”, deriva da “avanzo”, inteso come avanzo di Luni, il borgo romano edificato a pochi chilometri di distanza nel territorio ligure. Da Avenza, che ai tempi dei romani era bagnata dal mare, partivano i blocchi di marmo che venivano caricati sulle navi romane e destinati alla costruzione degli edifici di Roma.
L’Avenza che vide i natali di Secchi, e parte della sua infanzia, era un piccolo borgo costruito attorno a ciò che rimane oggi del castello, circondato da campi e da zone paludose e malariche. Ad Avenza, Secchi vi rimarrà fino allo scoppio della prima guerra mondiale a cui prese parte. Ferito durante una battaglia, venne ricoverato e trasferito all’ospedale di Bologna, dove restò per tre anni. Una volta completamente guarito dalle ferite riportate, si trasferì con la sua famiglia, che era benestante, a Milano, dove, nel 1924, conseguì la laurea in ingegneria industriale presso il Politecnico.
Appena laureato, venne assunto dal comune in qualità di direttore dell’ufficio tecnico comunale dove svolgerà una rapida e brillante carriera professionale, distinguendosi inizialmente per l’ideazione di moderni esempi di edilizia scolastica, come la scuola all’aperto Umberto di Savoia al Parco Trotter (1927-28), e poi introducendo innovazioni nell’architettura sociale dedicata allo svago ed allo sport.
Nei primi anni ’20, le poche strutture sportive esistenti a Milano erano prevalentemente private; con la riduzione dell’orario di lavoro ad otto ore, nel 1923, si manifestò l’esigenza di organizzare il tempo libero a disposizione dei lavoratori, quindi le attività sportive che erano fino ad allora riservate ad una fascia ristretta dei cittadini, iniziarono ad essere praticate anche da operai ed impiegati. L’intento del governo nazionale, fu quello di offrire a quella parte di popolazione che non poteva permettersi in estate di spostarsi verso il mare, un mezzo di refrigerio dove, altresì, fosse possibile svolgere, sotto l’egida degli organismi sportivi governativi, gare agonistiche di nuoto.
Nel 1929 l’ufficio tecnico del comune di Milano adottò infatti un piano di diffusione degli sport acquatici che avrebbe dovuto concretizzarsi con la realizzazione di una serie di impianti distribuiti sul territorio cittadino in aree non ancora edificata, ma ben servite dai mezzi urbani.
I progetti da lui portati a termine, ancora oggi, costituiscono un patrimonio importante delle piscine pubbliche gestite dal comune di Milano, e sono: la piscina all’interno dell’area ex Trotter del 1928, la piscina Romano in via Ponzio del 1929, la piscina Cozzi in viale Tunisia (i cui lavori iniziarono nel 1933 e terminarono nel 1935), il Lido in Piazzale Lotto del 1931, la piscina Virgilio Fossati in via Cambini del 1935, e la Piscina Caimi di Via Botta del 1939. Contestualmente, l’ingegner Secchi assunse anche la carica di redattore della rivista “Il Politecnico” dal 1928 al 1938, e di altri periodici dell’epoca.
La piscina Cozzi, è il progetto che gli diede notorietà internazionale, essendo la più grande piscina coperta in Europa dell’epoca, ove propose un tipo di piscina che prevedeva una grande vasca per gli utenti, un edificio dei servizi e degli spogliatoi, e una alternanza di aree per i bagni di sole e zone d’ombra alberate. L’adozione di un modello tipo di piscina, da adattare di volta in volta alle diverse esigenze del contesto, avrebbe permesso quindi, di ottenere notevoli economie non solo in fase costruttiva ma anche di gestione dell’impianto.
Secchi però, non progettò solo piscine a Milano: partecipò al rinnovamento edilizio della capitale lombarda, perseguendo la volontà del governo nazionale di competere con le principali città europee; ristrutturò i grandi impianti dell’Arena, dello Stadio Civico e del Lido, e progettò importanti edifici pubblici quali il Palazzo delle Milizie nel 1936, la Casa del Mutilato (1937-38) e il Comando1° Z.A.T. Regia Aeronautica Militare (1935-38), oltre a una serie di campi sportivi che volle distribuiti capillarmente nelle aree periferiche, nel tentativo di dotare equamente ogni zona della città di attrezzature sportive. Nominato nel 1939 capo della neonata divisione urbanistica dell’ufficio tecnico municipale e membro dell’INU, Istituto Nazionale di Urbanistica, partecipa alla redazione di varianti e piani particolareggiati, alla revisione del piano regolatore Albertini – quale autore di una proposta studiata durante la guerra, come tempestiva attuazione della legge urbanistica del 1942.
Le sue opere architettoniche, si distinguono e si riconoscono per la loro semplicità costruttiva, per la loro solidità, e linearità. Queste sono le linee di principio che egli traduce in realtà e che si possono ancora oggi osservare girando per la città di Milano: linee chiare, pulite, essenziali, utili. Materiali di rivestimento sobri ma duraturi, chiarezza delle linee e grandi volumi sui quali inserisce aperture e tagli di luce netti, precisi, delineati.
Dal 1932 al 1982, per 50 lunghi anni, l’ingegner Secchi fu il conservatore del Teatro alla Scala, intervenendo con continuità e curandone la ricostruzione dopo gli indiscriminati bombardamenti angloamericani sulla città, durante la seconda guerra mondiale, che colpirono senza rispetto e con precisa volontà, anche gli storici edifici d’arte come il Teatro alla Scala. Grazie all’ingegner Secchi, si ridisegnano e si ricostruiscono i ridotti dei palchi, delle gallerie e della platea andati distrutti. Negli anni successivi creerà i nuovi spazi di servizio della biglietteria, dei laboratori e dei depositi, permettendo così il costante adeguamento ai mutamenti delle esigenze del pubblico e degli operatori.
Nel 1946, prese parte ai lavori della commissione centrale per lo studio e la redazione del piano regolatore di Milano, dal 1947 operò come libero professionista: da un lato nel campo industriale, realizzando sedi e strutture di diverse società tessili, impianti idroelettrici e centrali termoelettriche, dall’altro, impegnato in prestigiose consulenze teatrali e importanti committenze di privati milanesi.
Morì a Milano, alla veneranda età di 103 anni, nel 1992. La città di Milano gli ha dedicato mostre, libri e convegni; ancora oggi è grata a colui che realizzò le piscine, il Lido, e tutte le altre opere menzionate. A Carrara, nella sua città natale, se ne è persa totalmente la memoria.
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