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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

La resa degli Apuani (seconda parte)

DiGian Luigi Telara

Set 5, 2022

Quando i Goti entrarono nella terra dei Liguri Apuani, cosa videro? All’epoca il territorio si presentava in modo completamente diverso rispetto a oggi. Non c’erano agglomerati urbani e tutta l’area era attraversata da sud a nord, dalla via Aemilia Scauri: la futura via Romea, così chiamata perché portava, a Roma, come tutte le grandi strade del tempo. Di lì a qualche secolo, sarà conosciuta dai locali come via Francigena. È importante non confondere la via Aemilia Scauri con la via Emilia, cioè con la via consolare, fatta costruire dal console Marco Emilio Lepido, tra il 189 e il 187 a.C., che collegava Piacenza con Rimini. La via Aemilia Scauri, invece, venne fatta costruire nel 109 a.C. dal censore Marco Emilio Scauro, per continuare il collegamento tra la via Aurelia, che finiva a Pisa, con la Liguria. La via Aemilia Scauri, infatti, partiva da Luni, arrivava a quella che oggi è Vado Ligure e proseguiva oltre gli Appennini fino a Tortona.

Ma facciamo un attimo di attenzione alla viabilità del territorio e torniamo ancora più indietro nel tempo, per cercare di capire come avvenne la sottomissione del popolo apuano a Roma. Innanzitutto, va sottolineato che la grande viabilità romana si basava, in genere, su vecchi tracciati usati dalle popolazioni precedenti: stradine di campagna, redole, carrabili, fino ai sentieri di montagna. I tracciati venivano risistemati, e, infatti le strade romane – la parola strada deriva da viae stratae cioè vie fatte a strati – erano molto ben tenute: larghe circa cinque metri, per permettere il passaggio di due carri in direzioni opposte, con posti di guardia per il controllo del percorso e strutture, chiamate mansiones in cui poter pernottare e cambiare cavallo, oltre alle stazioni di posta. Lungo le strade romane gli eserciti potevano fare anche 30 chilometri al giorno e a cavallo anche 200.

 Una piccola curiosità: un aneddoto racconta che tenere la destra nella direzione di cammino sia stata una innovazione dovuta al mancinismo di Napoleone. Infatti all’incrociare sulla strada nel proprio percorso dei malintenzionati, la possibilità di difesa era molto superiore con la mano destra alla spada e dunque con il tenere la sinistra nella direzione di marcia, come fanno gli inglesi. È probabile che nella filogenesi delle abitudini, siano molto più arcaici e fedeli all’uso romano gli inglesi, piuttosto che noi. Tuttavia, potrebbe essere vero anche il contrario, e cioè che si tenesse la destra per rendere più impacciato un eventuale assalitore. La cosa più probabile, comunque, è che le strade romane venissero percorse “contromano”.

I Ligures, fino alla caduta di Apua, erano stati un popolo indomito, protetto dalle paludi costiere che si estendevano da Pisa a Luni, conosciute come Fosse Papirianae, secondo quanto viene riportato nella Tabula Peutingeriana, che riguarda il territorio apuano (Pars IV – Segmentum IV). Il lago di Massaciucoli è ciò che resta di quelle paludi. Le tabule erano delle vere e proprie mappe stradali: dell’antico originale della Pars IV – Segmentum IV è stata conservata una copia su pergamena risalente al XIII secolo, che venne scoperta nel 1508 da Konrad Celtis e, successivamente, donata al notabile Konrad Peutinger, che gli diede il nome, e ora è conservata nella Biblioteca Nazionale di Vienna. La tabula relativa al territorio apuano fa parte del “Codex Vindobonensis” da Vindobona (Vienna) insieme ad altre. In questa tabula sono indicate le colonie di Pisa, Lucca, Luni ed il nome che identifica i Ligures: “Sengauni”. Il tratto Pisa-Luni non è ancora collegato e vi è indicazione di “in Alpe Pennino”, che esamineremo in seguito.

I Ligures, inclusi gli apuani, erano dediti ad attività locali come pastorizia, agricoltura, piccolo artigianato e raccolta del legname. Sono descritti come un popolo rozzo, non istruito, sostanzialmente intento solo al soddisfacimento dei bisogni elementari. Erano noti come abili guerrieri, tanto è vero che molti di loro erano mercenari che, in gruppo, si vendevano ai vari belligeranti. Durante la seconda guerra punica dettero parecchio filo da torcere ai romani e, alla fine cedettero solo perché i romani li presero alle spalle, passando dall’attuale Passo dei Carpinelli. Come abbiamo già evidenziato, all’epoca, esistevano poche vie di collegamento tra gli agglomerati urbani, e quelle che c’erano, erano tutte strade bianche, carrabili, mal tenute e molto impegnative da percorrere per le loro condizioni accidentate ed irregolari: quindi, strade poco adatte ad essere usate da guerrieri in marcia. Per i romani, ancor più pericoloso, perché facili teatri di imboscate da parte dei locali. Le uniche, vere, vie di comunicazione che coprivano lunghi tratti in sicurezza erano le vie consolari note, che portavano tutte a Roma.

La viabilità dell’antica Roma merita un approfondimento perché ci permette di capire il grado di isolamento della zona in cui vivevano i Liguri Apuani e il livello della comunicazione in quel periodo.

La via Aurelia, la statale numero uno, esiste ancora oggi e attraversa il territorio apuano ed è considerata la via che da Roma giungeva a Massalia (Marsiglia) e ad Arelate, toponimo di probabile origine gallica che significava “luogo presso”, “are”, e “stagno” e che indica l’attuale Arles in Provenza. In epoca romana, tuttavia, le cose non stavano così. La via Aurelia terminava, inizialmente, a Vada Volaterrana, sulla costa tirrenica, al “traverso” di Volterra: punto d’arrivo della strada costruita nel 239 a.C. dal censore Aurelio Cotta. I romani costruivano strade man mano che entravano in un territorio e a quel tempo i Ligures vivevano ancora tranquilli nella loro Apua. In seguito, quando i romani giunsero nella piana della attuale Pisa, già insediamento etrusco, ne prolungarono il tratto fino a questa nuova fortificazione. Il 180 a.C. fu l’anno dell’insediamento dei romani a Pisa ed anche a Lucca: le aree vennero bonificate e fortificate e nel tempo “municipalizzate” e la via Aurelia venne subito prolungata, via Ripafratta, da Pisa fino a Lucca.

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