Di loro, o meglio, del loro antenato ne scrisse addirittura Cicerone che li assaggiò durante un suo viaggio in Sicilia e ne rimase estasiato. “Tubus farinarius dulcissimo edulio ex lacte fartus”: un tubo di farina farcito con dolcissima crema al latte, così Cicerone definì il cannolo siciliano. Non esiste una versione ufficiale della vera origine della ricetta, che dal “tubus” latino si perfezionò con l’aggiunta di ricotta, zucchero, canditi, gocce di cioccolato e vaniglia. Vi sono moltissime versioni che legano la creazione di questa delizia pasticcera agli scherzi di carnevale di stampo anche un po’ osceno, fatti nei conventi di suore di clausura, o, comunque, di scherzi culinari creati dalle donne. Se l’origine della ricetta è incerta, il successo del tipico dolce siciliano è sicuro e di lunga data. Il cannolo siciliano è inserito nell’elenco del P.A.T. piano agroalimentare tradizionale creato dal ministero delle politiche agricole. Un prodotto tipico della Sicilia che, Luisa, ci insegna a preparare anche in casa nostra.
Ingredienti per le cialde
110 grammi di farina
15 grammi di burro
15 grammi di zucchero
40 ml di vino bianco
Mezzo cucchiaino di cacao amaro
1 pizzico di sale
Olio per friggere
Ingredienti per il ripieno
4 etti di ricotta di pecora
180 grammi di zucchero
100 canditi
1000 gocce di cioccolato
Procedimento
Impastare la farina con il burro, lo zucchero, il sale, il cacao e il vino. Formare un panetto rotondo piuttosto consistente e riporlo in frigo dentro a una terrina per una mezzora. Di seguito, stendere la pasta portandola ad un’altezza di 2 millimetri e tagliarla in modo da ricavare otto o dieci quadrati. Avvolgere ogni quadrato di pasta intorno a uno stampo per cannoli e friggerlo in olio bollente. Un volta cotti, adagiarli su una carta assorbente e quando si saranno raffreddati, sformarli dallo stampo. Mescolare la ricotta con lo zucchero e poi, incorporare i canditi e le gocce di cioccolato e, con questo composto farcire i cannoli. Metterli in frigorifero e poi servirli cosparsi di zucchero a velo.
© Foto di Luisa Alibertini