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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Immigrazione più razionale: l’analisi di Stefano Guidaci (seconda e ultima parte)

DiStefano Guidaci

Ago 29, 2022

Un’altra “piaga” dell’Africa nera sono le multinazionali. Questi colossi commerciali impoveriscono le già prostrate nazioni africane, sfruttando le risorse, che i politici locali concedono loro, per interesse personale, senza alcuna ricaduta sul popolo, che resta, sempre, fuori dagli utili ed ancor più emarginato. Finché gli stati europei non abbandoneranno la logica delle società internazionali, che hanno come unico scopo l’utile, essi rafforzeranno e finanzieranno i poteri illeciti, che approfitteranno, sempre più, delle classi disagiate. E, queste ultime, continueranno a fuggire emigrando. Un esempio eclatante viene dall’ Uganda, dal Kenya e dalla Tanzania: in questi paesi, la “lunga mano” cinese, senza scrupoli di sorta, sta attuando una forma evidente di neo-colonialismo, mediante la costruzione di strade e linee ferroviarie appaltata alle multinazionali cinesi che incentivano unicamente i loro stessi interessi economici e spartiscono gli utili con la cerchia ristretta dei “potenti” locali. Un processo che punta a rinforzare le figure dei presidenti, che appaiono al popolo come salvatori di una patria che tuttavia, di fatto, esiste solo nelle loro tasche.

Da questo mio breve excursus, si può cominciare a capire che il fenomeno dell’emigrazione risulta molto complesso e assolutamente non circoscrivibile solo con uno slogan pro o contro. Sintetizzando la questione, appare evidente che se, come è giusto, vogliamo essere caritatevoli ed accoglienti, dobbiamo assolutamente essere altrettanto lucidi da capire che, soprattutto per il loro, ma anche per il nostro bene futuro, dobbiamo razionalizzare gli ingressi, aprendo al cento per cento alle persone che fuggono da guerre o carestie, ma accettando gli immigrati per altri motivi, in numero consono alle nostre capacità. Per questo dovrebbe essere istituita una commissione di esperti mista con membri del ministero degli esteri e del ministero degli interni, che l possa vagliare annualmente gli ingressi di chi si sposta non per motivi di guerra o di carestie.

 Molti purtroppo, per scarsa esperienza in materia o ragioni politiche, non vogliono capire, o non si rendono conto che, se non si seguono le linee storico-sociali ed antropologiche di cui ho parlato in questa mia analisi, sia in politica interna, sia a livello internazionale, si rischia di aggravare situazioni politiche già esplosive in molti paesi africani e si moltiplicheranno i disagi ed il malcontento, anche nei paesi di accoglienza dove aumenteranno sempre più, in maniera direttamente proporzionale, gli avversi all’immigrazione e la massa di diseredati che, per sopravvivere, dovrà delinquere. Prima di concludere, desidererei ribadire che offro queste mie riflessioni, vissute quasi esclusivamente su mie esperienze ed interviste, assolutamente scevre e non fondate su interessi di parte, né tanto meno politici, ma esclusivamente basati sull’amore ed il rispetto che nutro per il mio prossimo e la mia nazione.

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