Tutte le storie di sport sono fatte di passione. La passione è la conditio sine qua non, il denominatore comune, l’elemento trasversale e anche il più affascinante, che rende possibile e, soprattutto, così bello, lo sport. È la passione che porta sui podi o ad alzare le coppe, ed è sempre la passione che tiene in vita un’attività sportiva e forma generazioni di atleti, contro tutte le difficoltà, specialmente quelle logistiche causate, per lo più, da amministratori indifferenti. La storia della Rotellistica Apuana, da più di 40 anni, è un fulgido esempio di autentica passione sportiva in una realtà affetta da limitatezza di visione cronica. Un’altra incredibile storia di sport carrarese, raccontata a Diari Toscani da Alda Mannini, istruttrice di pattinaggio artistico e segretaria del Coni Massa Carrara.
Da quando esiste il pattinaggio artistico a Carrara?
Dal 1980, quando iniziò all’interno di una Polisportiva del circolo Vignaletto. Era un piccolo impianto sportivo, ancora oggi esistente, ma dismesso, sul viale XX Settembre, che comprendeva il tennis, le bocce e il pattinaggio. La pista da pattinaggio, già all’epoca era piuttosto piccola, per cui la usavamo per gli allenamenti, mentre per le gare ci spostavano nella pista della Caravella. In seguito, divenne una società sportiva col nome di ASD Rotellistica Apuana.
Quali sono le misure di una pista da pattinaggio regolamentare?
Minimo, deve misurare venti metri per quaranta, ma soprattutto il fondo deve essere pattinabile, cioè non deve essere fatta con materiali gommosi, come il linoleum, perché fanno affondare le ruote. Per pattinare al meglio ci vogliono superfici dure, come il cemento o il parquet, o anche il pvc, nuovo materiale molto usato, che fanno scorrere bene i pattini. E poi, ovviamente, la pista deve essere coperta, per permettere di allenarsi anche in inverno. Questo è sempre stato un nostro grande problema. Fino agli anni novanta siamo andati avanti usando praticamente solo piste all’aperto perché il comune ci dava la disponibilità di palestre molto piccole. Il palazzetto di Avenza che avrebbe potuto andare bene era off-limits per noi, considerati di fatto, l’ultima ruota del carro. Solo negli ultimi vent’anni abbiamo ottenuto la possibilità di usarlo per tre ore settimanali, ma, anche lì, le misure non sono regolari e poi, da anni la struttura è chiusa al pubblico per una serie di problemi di sicurezza.
Quando avete potuto allenarvi al chiuso?
Quando abbiamo cominciato a poter usare il campo del circolo Endas Pietro costruito alla fine degli anni ’80 nella zona del Peep. Si tratta di un campo, usato anche per il calcetto, in cemento al quarzo che all’epoca in cui fu realizzato era anche all’avanguardia, ma che oggi andrebbe attualizzato e reso più sicuro. Il campo non ha le misure di una vera pista da pattinaggio, perché è 16 metri per 36, ma è sicuramente più grande di una semplice palestra scolastica e, soprattutto è coperto da una tensostruttura.
E oggi, per potervi allenare al coperto su una pista regolare dove dovete andare?
A Lunimare, allo sporting club c’è impianto per pattinaggio notevole di recente costruzione. Ovviamente per allenarci lì dobbiamo spostarci con costi più alti. Prima di trovare questa soluzione, siamo stati costretti ad arrivare fino alle piste di Lido di Camaiore e di Lucca.
Questo non ha fermato la vostra attività…
Esatto. Non ci siamo mai fermati e abbiamo continuato a portare avanti l’attività agonistica anche faticando moltissimo.
Quali piste da pattinaggio usate oggi?
In estate pattiniamo bene nel campo da calcetto del centro tennistico dei vigili alla Doganella. La struttura è in cemento e avrebbe bisogno di un’importante ristrutturazione, ma la pista ha le misure giuste, essendo 22 metri per 44, ma, da tre anni abbiamo tra i 110 e i 130 iscritti e la realtà è che a Carrara manca un vero impianto per il pattinaggio artistico.
Chi sono i giovani che si avvicinano al pattinaggio e come è strutturata l’attività agonistica?
Sono in gran maggioranza bambine e ragazze, ma abbiamo anche una decina di pattinatori. Il pattinaggio tecnico combinatorio è molto vicino alla ginnastica artistica ed ha una preparazione atletica simile, ma ha anche una parte coreografica che viene svolta con un insegnante di danza. Gli atleti che fanno agonismo devono allenarsi almeno un’ora e mezzo al giorno. Con i limiti derivati dalla mancanza di strutture che abbiamo, chi sceglie l’agonismo lo fa per passione pura. Abbiamo sudato e sudiamo per restare in piedi e siamo, ormai, abituati a inventarci di tutto.
Come funziona la vostra società sportiva?
Noi ci finanziamo con le quote dei genitori e con alcuni sponsor che ci forniscono le tute, ma se anche ci fossero entrate più grandi, lo sviluppo dell’attività sportiva è condizionata dalla mancanza di strutture dedicate.
Qual è il livello dei vostri atleti?
Abbiamo campioni regionali e pattinatori che partecipano ai campionati nazionali, di federazione, che sono i più importanti, e della Uisp, con podi e buoni piazzamenti. tutto questo senza alcuna struttura adeguata. Non siamo riusciti a valicare il livello nazionale proprio per la mancanza di strutture in cui fare attività in maniera agevole e costante. Mi domando cosa potremmo fare con condizioni appena migliori e mi dispiace dover sottostare a questi limiti, anche perché lo sport è un diritto di tutti.
Oltre all’agonismo, che tipo di attività sportive svolgete?
Da anni portiamo avanti progetti in collaborazione con il settore sociale che ci manda bambini da inserire nella pratica sportiva. Siamo ben inseriti nel tessuto sociale del territorio. La maggior parte dei nostri atleti, fa attività amatoriali con federazioni come la Usip o come l’ente promozione sportiva. Facciamo, poi attività di base e gare anche per i bambini. Siamo un centro di avviamento allo sport riconosciuto dal Coni e portiamo, spesso i nostri piccoli iscritti al centro di preparazione olimpica di Tirrenia per far loro conoscere l’importanza dello sport come bisogno indispensabile per tutti, a qualunque età. Il nostro principale obiettivo è far nascere in loro la passione per lo sport perché è uno stile di vita salutare e solo in un secondo momento, eventualmente, valutare la possibilità di diventare campioni.
Lei è stata una pattinatrice?
Sì. Io facevo pattinaggio artistico da bambina al Vignaletto, ma non ho mai fatto agonismo. Ho scoperto quasi subito che mi piaceva molto di più insegnare. A 18 anni già insegnavo le prime basi ai bambini più piccoli. Dopo ho fatto tutto il percorso di formazione per tecnici del pattinaggio artistico e sono sempre rimasta nella stessa società come istruttrice.
Quanti istruttori avete oggi?
Siamo in sei: tutte ex atlete della Rotellistica Apuana. E poi c’è l’insegnante di danza. Quello di avere uno staff tecnico composto tutto da nostri ex atleti era uno dei nostri grandi obiettivi e siamo felici di averlo raggiunto, sempre considerando i tantissimi problemi che abbiamo dovuto e dobbiamo affrontare.
Il vostro sogno è facile da indovinare…
Sì: avere un impianto solo per il pattinaggio artistico per potenziare la nostra attività e anche per organizzare gare nella nostra città. La pista del centro sportivo della polizia municipale è sicuramente valida, anche perché gestito in maniera esemplare con il massimo rispetto per le cose, per le persone e per il lavoro degli altri, cosa assai rara, ma il campo da calcetto che usiamo come pista necessita di una ristrutturazione e di una copertura. Il sogno più grande sarebbe quello di costruire ex novo un impianto che abbia anche le tribune. A fianco della pista del centro della municipale ci sono tanti terreni incolti dell’area di Villa Ceci e a volte immagino la possibilità di realizzare lì un palazzetto per il pattinaggio artistico.
Ci sarebbero anche i padiglioni della IMM che potrebbero andare benissimo anche per il pattinaggio, oltre che per molti altri sport, alla disperata ricerca di spazi per le gare e per gli allenamenti…
Anche la IMM andrebbe benissimo. In effetti, riconvertire uno spazio già esistente risparmierebbe tutta la burocrazia necessaria per costruire una pista di pattinaggio da zero. Speriamo che qualcosa cambi con la nuova amministrazione che si affaccia ora su una situazione di strutture in pessime condizioni, quasi tutte ferme agli anni ottanta, mai aggiornata o rinnovate, mentre lo sport è andato avanti. Io giro tutta l’Italia al seguito dei nostri atleti per le gare e una situazione del genere non la vedo da nessuna parte. Noi siamo, veramente, i più poveri. Ci sono realtà sportive che non vengono tenute in alcuna considerazione e impianti abbandonati da decenni come, ad esempio, il campo della portuale, che potrebbe essere riqualificato e ospitare un centro sportivo polivalente. Il pattinaggio artistico, insieme alla pallamano, sono gli sport che necessitano degli spazi più grandi, ma una struttura grande, può accogliere e contenere anche chi ha bisogno di spazi più piccoli. In una pista può stare dentro un campo da pallavolo o da basket e quindi una struttura può servire a molte più persone. Con le tensostrutture, poi, è abbastanza facile assicurare spazi anche in inverno.
Come promuovete il vostro sport?
Il maggior risalto ci viene dal passaparola e questa è una gratificazione immensa perché significa che lavoriamo bene e che chi ci conosce parla bene di noi. Pubblicizziamo solo i periodi delle iscrizioni sulla nostra pagina Facebook e sul nostro sito, perché, da alcuni anni abbiamo scelto di fissare dei periodi in cui potersi iscrivere. In genere sono due settimane tra settembre e ottobre, e, se abbiamo richieste, una settimana a gennaio. Quasi tutti i nostri iscritti riconfermano l’iscrizione. Abbiamo deciso di fare una programmazione più ragionata anche in vista delle gare che cominciano a gennaio. Inoltre, con il problema degli spazi, dobbiamo calcolare come gestire gli iscritti. In una pista non si possono tenere più di 25 bambini in un’ora e con tre insegnanti. A partire dai 15 anni, però, specialmente chi fa agonismo, ha bisogno di grandi spazi per allenarsi e quindi su una pista possono starci al massimo in sei, altrimenti diventa pericoloso perché vanno a velocità notevoli.
Come funziona il percorso per chi si avvicina al pattinaggio per la prima volta?
Organizziamo lezioni di prova con due bimbi e un insegnante. Dopo tre lezioni di prova decidono se iscriversi o no. Non avendo un impianto e dovendo allenarci in un altro comune, oltretutto al freddo perché l’impianto di Luni non è riscaldato, oppure all’aperto anche in inverno al campo dei Vigili, non abbiamo una buona immagine da proporre. Per questo abbiamo puntato tutto sulla competenza per creare quell’attrattiva che faccia avvicinare i bambini. Nel nostro staff ci sono tre laureate in scienze motorie e due insegnanti. Nel nostro avvio al pattinaggio c’è una grande parte di percorsi didattici che partono dall’accoglienza del bambino e mettono al centro i suoi bisogni nelle varie fasi della crescita, prima che il pattinaggio diventi una scelta sportiva e si entri in una sfera specializzante.
Come imparano a pattinare i bambini più piccoli?
Iniziamo con un programma che risponde alle esigenze del bambino di muoversi, di imparare a muoversi nello spazio e di stare in equilibrio. I percorsi per i bimbi piccoli comprendono la ginnastica, la psicomotricità e il gioco sui pattini, ai quali, inizialmente blocchiamo le ruote, per evitare che cadano. Quindi all’inizio usano i pattini ma senza pattinare, poi piano piano si allentano le ruote per cui imparano a pattinare senza dare “culate”.
Foto per gentile concessione della Rotellistica Apuana