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Diari Toscani

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Niccolò Machiavelli, l’uomo che si fece politica

DiPierluigi Califano

Lug 30, 2022

Mancano due mesi alle nuove elezioni, dobbiamo eleggere gente che non è capace di governare, richiede l’ausilio di un tecnico salvo poi esautorarlo. Ci sono stati uomini che si sono occupati di politica, sono stati politica. Senza ombra di dubbio Niccolò Machiavelli nato nel maggio del 1469 a Firenze, è stato il fondatore della scienza politica moderna. La Ragion di Stato, il concetto espresso nella sua opera più famosa; Il Principe, dovrebbe essere studiata a fondo da coloro che si approssimano a questa missione che nel frattempo si è trasformata in lavoro. Macchiavelli, figlio di Bernardo e Bartolomea Nelli, nacque di umili origini, da popolani guelfi. Nel 1476 iniziò a studiare latino e nel 1480 aritmetica. Il suo precettore fu Battista da Poppi. Si iniziò ad interessare di politica, era determinato per riuscire in quella che sembrò la sua passione fin dalla sua giovinezza. Il 15 giugno del 1498 venne eletto segretario della Seconda Cancelleria della Repubblica Fiorentina. Il suo ruolo si potrebbe equiparare a quello di un ambasciatore di una qualsiasi Nazione. Si trovò immediatamente a gestire la riconquista di Pisa, dopo che Carlo VIII si era ritirato. Piero de’ Medici aveva dato in pegno al Re di Francia, Pisa che era alleata con Venezia, divenendo un pericolo per il Granducato toscano. Il 16 luglio del 1499, Niccolò Machiavelli si presentò alla contessa Caterina Sforza Riario per ottenere uomini e munizioni per la guerra pisana, le sue istanze non furono soddisfatte. Nell’agosto del 1500 Machiavelli si recò a Nevers, alla corte francese, al fine di mediare e ottenere che i soldati francesi si ritirassero dalla Lunigiana. Finalmente a gennaio del 1501 tornò a Firenze e si ritrovò con la minaccia di Cesare Borgia che tentò di impadronirsi di Pistoia, Siena ed imporre tasse a Firenze. Machiavelli riuscì a depotenziare il pericolo grazie a Luigi, re di Francia, con il quale aveva stretto rapporti di collaborazione e stima. Nell’autunno del 1501 sposò Marietta Corsini, dalla quale avrà sei figli. Nel 1502, Niccolò Machiavelli indossò nuovamente i panni dell’ambasciatore. Cesare Borgia aveva conquistato Arezzo e grazie all’intervento dei francesi la crisi fu scongiurata. Il 1503 fu l’anno del suo arrivo a Roma. Era la città del Papa, quella che si era liberata da Savonarola. La città del conclave che elesse Giulio II, il Papa guerriero, quello che creò i musei vaticani. Durante il soggiorno romano, nacque il suo secondogenito Bernardo. Provò a convincere il cardinal Soderini a sostituire le milizie mercenarie con una nazionale, la visione di Machiavelli per quell’unità che sarebbe arrivata molto tempo dopo. Tornò in Francia e si trovò di nuovo alle prese con la conquista di Pisa. In quel frangente propose di creare un esercito cittadino e grazie al cardinal Soderini, Firenze poté vantare di una milizia nazionale già nel 1506. Dopo la pace tra Spagna e Francia, Ferdinando II d’Aragona aveva preso possesso del Regno di Napoli. Papa Giulio II temeva ingerenze e convocò Machiavelli al fine di richiedere un intervento francese a difesa del suolo pontificio. Niccolò Machiavelli tornò a Roma, il suo ruolo politico di mediatore gli aveva creato una fama che andava oltre i confini del Granducato di Toscana. Nel 1507, Massimiliano I d’Asburgo minacciò il dominio sull’Italia, voleva cacciare i francesi e farsi dichiarare: imperatore del Sacro Romano Impero. Firenze valutò di finanziargli l’impresa in cambio dell’indipendenza della Repubblica toscana. I veneziani interruppero i sogni di gloria di Massimiliano I. Niccolò Machiavelli trasse degli scritti da questa esperienza. Il Rapporto, il Discorso e il Ritratto delle cose della Magna. Si potrebbe considerare il primo reporter sul campo di battaglia. Nel 1509, Pisa fu conquistata grazie alla strategia di Machiavelli che creò un embargo, costringendo i pisani alla resa. Negli anni che seguirono, Machiavelli si trovò nuovamente a Roma e poi in Francia, fino al suo ritorno a Firenze nel 1512. Il Re di Francia, Luigi XII era al declino e la colazione guidata dal Papa guerriero Giulio II, lo aveva costretto al ritiro. Firenze venne sopraffatta dalle armi spagnole e i Medici, tornando a Firenze, esautorarono Niccolò Machiavelli. Da quel momento iniziò la seconda fase della sua esistenza. Dopo quella politica, che lo aveva fatto viaggiare per lunghi anni, ci fu il periodo dell’ozio letterario. In quegli anni Niccolò Machiavelli scrisse: Il Principe, ancora oggi un trattato politico da studiare al fine di comprendere i meccanismi della politica, che in fondo sono sempre gli stessi, basta solo adeguarli ai tempi. Il libro uscirà postumo nel 1532. Nel 1521, Machiavelli tornò alla vita politica in soccorso del cardinale Giulio, dopo la morte di Lorenzo de’ Medici. Si propose nuovamente come segretario della repubblica ma venne respinto. Si ammalò, forse a causa della grande delusione. Forse si può davvero morire di dolore. Machiavelli si spense il 21 giugno del 1527. È sepolto nella basilica di Santa Croce, nella sua Firenze, quella città tanto amata. Ancora oggi si usa il termine: machiavellico per definire l’astuzia e la mancanza di scrupoli nella vita sociale. Niccolò Machiavelli è stato un precursore, perché il fine giustifica sempre i mezzi.