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Diari Toscani

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Boxe passione antica, anzi modernissima: la racconta Franco Franchini direttore sportivo della pugilistica carrarese Enrico Bertola

DiVinicia Tesconi

Lug 19, 2022

Tecnicamente è un figlio d’arte, perché suo padre era il peso piuma Francesco Franchini, uno dei grandi nomi della storia più gloriosa della pugilistica carrarese, ma la passione per la boxe, in Franco Franchini, direttore sportivo della pugilistica Enrico Bertola, è nata più per contatto che per dna. Lui, infatti, a differenza del padre che combatté oltre cento match, non ha mai fatto il pugile professionista, ma è nell’ambiente pugilistico carrarese sin dai primi anni ’70 e dal 1987 è direttore sportivo della pugilistica Bertola e maestro di boxe. Una vita intera dedicata allo sport e portare avanti il percorso storico e prestigioso di una delle più antiche società sportive di Carrara, che da un anno ha festeggiato il suo centenario e che può vantare le tre medaglie: bronzo, argento e oro, conferite dal Coni per merito sportivo dal 1961 al 1996. Proprio ieri si è concluso il Trofeo Città di Carrara, il principale evento sportivo organizzato dalla pugilistica carrarese e giunto quest’anno alla 17^ edizione e la società diretta da Franchini ha visto il successo di ben quattro suoi atleti nelle cinque finali, che si sono tenute a Montecatini. Un trofeo che, quest’anno si è svolto interamente fuori dal comune di Carrara, sebbene ne porti il nome. Franchini, spirito libero, con una vena di anarchia, come tutti i veri carrarini, parte da lì, con la chiarezza tipica dell’uomo di sport e il fervore di chi agisce, davvero, solo per passione.

Come mai il trofeo Città di Carrara si è svolto a Sarzana, a Pontremoli e a Montecatini?

Perché mi sono arrabbiato col comune di Carrara, non ho paura di dirlo perché non si deve sempre stare zitti. L’unica cosa che non vorrei è che ci rimettesse la pugilistica carrarese, ma devo dire come sono andate le cose. A Carrara ci sono sempre tantissimi problemi, mentre a Sarzana e a Pontremoli, non hanno fatto alcuna obiezione alle nostre richieste di una spazio in piazza, di allacciamenti per la corrente elettrica e di sedie per gli spettatori. Anzi, hanno anche spostato il mercato per permetterci di montare il ring. La scelta di Sarzana, comunque, viene anche dal fatto che, lì abbiamo alcuni nostri sponsor ed è giusto portare l’evento anche nella loro città. A Montecatini, invece, abbiamo una delle nostre tre sedi.

Quante sedi avete?

Tre, il massimo che è concesso: la principale è quella storica di Carrara, sotto la palestra Dogali, poi ce n’è una Montecatini, dove abbiamo anche organizzato i campionati italiani e una a Fosdinovo, nella quale abbiamo una trentina di ragazzi seguiti dal maestro Michele Terenzoni, che è anche il nostro responsabile del settore giovanile.

E quanti sono i vostri istruttori?

Diciotto, divisi fra le tre sedi e le varie palestre che abbiamo a Sarzana, La Spezia, Viareggio, Fosdinovo e Montecatini. Se avessimo una sponsorizzazione appena più consistente, che coprisse i costi per circa 20 mila euro l’anno, saremmo ai vertici delle società pugilistiche italiane e questo porterebbe anche molto lustro e fama alla città e agli sponsor stessi. Invece andiamo avanti solo per passione, del resto quello della boxe è uno mondo povero: gli istruttori prendono solo un piccolo rimborso spese.

Diciotto istruttori significa che sono tante le persone che praticano questo sport…

Sì, abbiamo molti iscritti, anche perché il bacino di utenza è ampio e perché è l’unico sport, insieme al nuoto, che ha il tipo di allenamento più completo che esista.

Perché i bambini o i ragazzi si avvicinano alla boxe?

Di preciso non lo so. In tanti vengono in palestra per provare, perché gli piace l’allenamento, perché vogliono imparare a difendersi, perché sanno che con l’allenamento da boxeur si faranno un gran fisico. Spesso chiedono di fare solo l’allenamento, ma, poi, accade quello che avviene in tutti gli sport. Dopo un po’ che ti alleni vuoi confrontarti in un incontro e allora provano a fare un match, ovviamente con il casco e le varie protezioni. E da lì, ogni tanto esce qualcuno che ha il talento per la boxe e che comincia a fare attività agonistica.

Come proposta sportiva per bambini e ragazzi, la boxe, non è molto promossa, anche al netto del dannoso strapotere del calcio…

È vero. Di fatto la boxe non è uno sport per tutti, tuttavia, ci sono ancora pregiudizi assurdi. Il primo è quello che appena entri in palestra ti rompono il naso, cosa che, nella boxe di oggi, con le protezioni imposte, è una vera fesseria. Purtroppo i genitori, spesso, vogliono far fare ai figli quello che non hanno fatto loro. Quello che vediamo noi è che i ragazzi e le ragazze che vengono in palestra da noi se le danno di santa ragione, cioè, tradotto dal gergo pugilistico: praticano lo sport con vero impegno.

Ci sono anche ragazze che praticano la boxe?

Certo. Negli anni scorsi abbiamo avuto come pugilistica Bertola quattro campionesse italiane delle quali una originaria di Carrara, due di spezia e una di Viareggio.

Quanti sono i vostri pugili che fanno agonismo?

Oggi ne abbiamo una quindicina. Ma quelli che, invece, non scelgono l’agonismo restano e si allenano perché si divertono. Il nostro obiettivo è, infatti, quello di fargli fare sport e farli divertire. La palestra è aperta da lunedì al venerdì. Prima degli eventi, in via eccezionale ci si può allenare anche il sabato e la domenica.

Come è nata la sua passione per la boxe?

Ovviamente ho sempre conosciuto la boxe per via di mio padre, che, dopo la carriera sportiva, rimase nella pugilistica di Carrara. Fu lui a chiedermi di venire in palestra per “dare una mano” agli inizi degli anni ’70: i tempi di Cerù, uno dei più noti pugili carraresi. A quei tempi si entrava a vedere i match senza pagare e io andavo con i miei amici. Poi ho cominciato a aiutare un po’ nella gestione della palestra, finchè ho provato a fare l’allenamento per mettermi in forma per la stagione sciistica. Da lì, allenarmi con la boxe è diventata un’abitudine e una passione e mi sono fermato. E dopo mi sono ritrovato tutta la pugilistica sulle spalle e ho cercato di portarla avanti con dedizione e entusiasmo. Ho portato a Carrara tutti i più grandi pugili italiani, da Benvenuti a Damiani, a Stecca, a Rosi.

La carriera di pugile, nella sua famiglia, ha saltato una generazione con lei e da suo padre è passata a suo figlio…

Sì, mio figlio Mirko combatte nella categoria élite 63. Ha già sostenuto 50 match, anche se mio padre non voleva che facesse questo sport e anche mia moglie era contraria. Infatti, mio figlio ha cominciato dopo i 18 anni. In più è uno dei nostri istruttori. Come mia figlia, del resto, che sta per diventare insegnante di boxe.

Quindi, se la boxe non viene promossa come opzione sportiva, come fate a farla conoscere?

Con i trofei come quello che si è chiuso domenica 17 luglio, cioè portando il ring nelle piazze. Se gli incontri si fanno solo nei palazzetti, il pubblico resta quello solito, di chi già conosce e ama la boxe. Invece se li si porta in piazza, vengono visti da tutti, e, sempre, succede che qualcuno si incuriosisce e viene in palestra per provare.

Carrara, quindi, ha perso una bella occasione non diventando sede del Trofeo Città di Carrara di quest’anno…

Già. Purtroppo, sono molte le richieste che abbiamo fatto al comune che sono rimaste inascoltate. La nostra sede, sotto la palestra Dogali è di proprietà del comune, ma ha bisogno di una ristrutturazione e noi non abbiamo i fondi per realizzarla. C’è il cancello d’entrata che sta per crollare e tutta la sala che, ogni volta che piove, si allaga, anche con mezzo metro di acqua. Nel piazzale interno della palestra c’è un tubo rotto che causa altri allagamenti. Abbiamo avuto gravi danni per l’acqua che ha danneggiato tante attrezzature. Ora, infatti, siamo costretti a tenere tutto in alto per evitare che, in caso di pioggia, vada sott’acqua. Abbiamo fatto segnalazioni alla vecchia amministrazione, un anno fa. Erano venuti a vedere il problema, assicurandoci che lo avrebbero risolto con i lavori di rifacimento del marciapiedi, ma poi non si è visto più nessuno. Non c’è stata considerazione per lo sport in generale, non solo per la boxe. Basta vedere in che condizioni è il palazzetto. Anche lì, ci hanno costretto a fare un evento di boxe senza pubblico perché il palazzetto è inagibile, facendoci perdere 1500 euro di incasso dei biglietti. Soldi che ci servivano per pagare i pugili ospiti dell’evento. Io non chiedo mai nulla a nessuno. Se lo faccio è solo per la pugilistica che ha veramente una storia gloriosa e una posizione di prestigio nello sport. Speriamo che con il nuovo assessore allo sport le cose cambino.

Quale sarà il prossimo evento che avete in programma?

Ci sarà il memorial dedicato a Enrico Salomoni ed Enrico Bertola, che si terrà l’8 e il 9 ottobre ad Avenza. Sarà l’occasione per far combattere tutti i nostri pugili.

Foto per gentile concessione di Enrico Bertola