Amore lucido, emozionante. Amore levigato, passionale. Amore sabbiato, amore estivo. Amore gradinato, amore di rilievo. Amore bocciardato, amore carnale ruvido come la pelle bruciata dal sole.
Amor di marmo. Amor di Gioia. Fantiscritti, nove mesi dopo. Amor di marmo. Amore arteriato nelle vene. Amore a macchia aperta. Amore esplosivo, come le mine da cava. Amore spezzato, come la vita dei cavatori morti sul lavoro. Amore per il proprio lavoro. Amore Altissimo. Verticale, come i Campanili. Amore senza macchia. Amore coi difetti. Amore che sprigiona forza nelle vene. Amore eterno. Amore cavato dal blocco come fecero Michelangelo Buonarroti e Arturo Dazzi. Amore che è un trasporto lungo la strada ferrata della vita come fosse la Marmifera. Amor possente e forte come un massello del Palazzo delle Poste. Amore scritto, come i marmi del Sagro. Amore monumentale. Amore Gigante. Amore vivo. Rosso come il marmo di Castelpoggio. Amore finito. Il lutto. Come il marmo nero di Colonnata. Amore solare. Come il marmo Giallo Carrara. Amore prezioso. Come l’Onice Apuano, il Portoro Carrara. Amore d’oro come il Calacatta.
Amore antico, bimillenario come le candide sorgenti naturali, antico come i marmi medioevali del Duomo, gli stipiti degli edifici rinascimentali, le volute Liberty, i grandi spessori delle architetture razionaliste.
Amore snaturato. Impaurito. Anoressico. Come le copertine degli edifici degli anni Settanta a mefitico spessore. Finto amore, come la ceramica stampata a finto marmo. Amore di sostanza. Amore forte. Possente. Statuario. Indomito ed eterno. Impavido. Diuturno. Muto testimone dell’operosità dell’uomo nei secoli. Amore violentato. Idrosabbiato. Come le sculture del Palazzo delle Poste. Amore pesante. Come il Macigno di San Ceccardo e del Monte Castellaro. Amore addobbato. Con una collana di perle diamantate. Amore legato. Dai grandi canapi delle lizze. Amore tradito. Le corna dei buoi. Amore monolitico. Come l’obelisco del Foro Mussolini a Roma. Amore antichissimo. Ligure Apuano.
Amore eterno. Come la città di Roma. Amore romantico e soave, come le volute di Bardiglio degli edifici Liberty. Amore sudato, affaticato, sfiancato. Come i vecchi cavatori. Amore musicale. Come il suono della Bucina che avvisava dello scoppio imminente…Booom! Un’ esplosione! Fumo, polveri, frastuono! Monumenti, sculture, scalini, lavandini, pavimenti, stipiti e portali, ciotole e vassoi, mensole, che rotolavano nel piazzale fuoriuscendo dalle viscere della montagna. Amore chirurgico. Il taglio del blocco con il filo diamantato come fossero pezzetti di formaggio Grana. Scaglie. Amore foderato, le parti esterne del blocco. Amore imballato. Trasportato. Scaricato. Posato. Amore per il proprio pavimento di casa unico al mondo perché mai uguale ad un altro. Amore unico. Indissolubile.
Amore invecchiato, consumato, logoro. Ci racconta di se, di noi. La nostra Storia. La nostra Cultura. Amore polverizzato. Micronizzato. Ci fa sorridere. Amore sbiancato. Amore chimico. Come il carbonato di calcio. Amore sparso nel mondo. Eterno ed imperituro ambasciatore e biglietto da visita della bellezza della natura e dell’operosità dell’uomo. Amore lapidario. Al termine delle nostre vite. Talvolta con fotografia e un fiore.
E allora brindiamo! Brindiamo all’Amore eterno! Beviamo uno Statuario, aperitivo forte e vigoroso. Sorseggiamo un analcolico Bardiglio. Degustiamo un Calacatta, aperitivo elegante. Un oliva, uno stuzzichino, un crostino con il lardo. Tutto si fa. Tutto si deve. Brindiamo al marmo. Facciamolo ascoltando un buon CD musicale.
È un Amor di Marmo.
A tratti dolce e suadente come gli Amòr della Pasticceria deglli Svizzeri della Lunigiana, la cui antica ricetta nacque nella cucina della Pasticceria Caflisch. Alziamo i calici nella Cantinetta. Degustiamo una pietanza dalla Massesa. E infine, droghiamoci da Riacci, ma adoperando sempre la testa, dura come le teste di marmo dei gemelli Dell’Amico del Cibart. (*).
Signore e Signori: il percorso geogastronomico della città è servito su un piatto di marmo elegante. Come lo fu un tempo la città di Carrara. Un sorriso.
© Copyright del testo delirante semiserio dell’Architetto Paolo Camaiora.
Scritto a Carrara in un giorno del mese di giugno nell’anno del Signore Duemilaventuno.
Si dice che la cultura è l’arma più forte, con essa anche l’autoironia e il desiderio di fare cose divertendosi, senza mai prendersi troppo sul serio, dove un sorriso e una risata spesso seppelliscono l’ignoranza e le banalità sulla storia del materiale naturale più antico e nobile del mondo: il marmo.
(*) Caflisch, La Cantinetta, La Massesa (oggi Circolo del Baccanale) e Riacci sono gli unici quattro locali presenti in città che hanno mantenuto invariati nel tempo gli arredi originali.