È l’autrice della fortunata rubrica di Diari Toscani “Un caffè con…” e, insieme al compagno Fabrizio Ferrante, regista e operatore televisivo, anche della serie di podcast, che sta avendo molto successo in rete, dal titolo “In mezzo agli altri”. Questa settimana, Diari Toscani, il caffè del giovedì, lo ha preso proprio con Selenia Erye, preziosa e validissima collaboratrice. Una vita passata coin i bambini come puericultrice e una passione innata per la scrittura, Selenia Erye, originaria di Massa, ha collaborato con riviste e blog di cultura, società e viaggi ed ha all’attivo tre romanzi di successo, uno dei quali l’ha portata come ospite nel salotto di Gigi Marzullo, all’interno della trasmissione “Mille e un libro”. Schiva, per nulla attratta dalla fame di riflettori accesi su di sé tipica della maggior parte degli scrittori emergenti, Selenia Erye è protesa quasi esclusivamente verso gli altri in una forma di empatia profonda, volta a tirar fuori il meglio da ogni persona e ogni situazione. Dalle storie che racconta e dalle persone che intervista emerge un filo logico costante: la sua indagine nell’animo umano alla ricerca della positività che, come dice lei stessa, esiste in ognuno.
Quando hai scoperto che amavi scrivere?
È una cosa che sempre avuto dentro di me, sin da piccola. Inventavo giochi che si basavano sulla scrittura quando ero bambina. Raccontavo favole inventate da me alle mie figlie, quando erano piccole. Ho cullato il sogno di scrivere le storie che sentivo nella mia testa per anni, anche se, per molto tempo, ho creduto di non essere all’altezza.
Che cosa è scattato, poi, per farti cominciare a scrivere?
Io sono convinta che siano stati i miei personaggi a voler prendere vita e a spingermi a scrivere. È stato un po’ come liberare la mia mente da tutte le fantasie che avevo accumulato per tutta la vita e infatti ho scritto tre romanzi nell’arco di nove mesi. Ma a far scattare la scintilla è stata la vicenda di Anna Todd, la scrittrice americana famosa per la saga di After, che ha raggiunto un successo mondiale cominciando a pubblicare i suoi romanzi sulla piattaforma social Wattpad. Quando ho scoperto l’esistenza di questa opportunità ho deciso di provare anch’io ed ho cominciato a far uscire i primi capitoli. È stato un banco di prova importante per me, perché il buon successo riscontrato mi ha spinto a continuare nella scrittura. Da lì sono approdata alla casa editrice Eclettica e ho incontrato Alessandro Amorese che ha voluto pubblicare i miei primi due libri: “Non è poi così male” e “Tienimi per mano”. E poi, pochi mesi fa, ho pubblicato il terzo libro “ Se non è oggi, sarà domani” con Porto Seguro Edizioni.
Si tratta, quindi, di una saga?
Non proprio: i primi due romanzi, in effetti, sono collegati perché le protagoniste di ciascuno sono amiche e compaiono, con diversa centralità, in entrambe le storie. Sono due ragazze che crescono insieme, ma che hanno vite diverse. La storia del terzo romanzo, invece, è completamente staccata da quelle dei primi due, ma anche quella ha come protagonista una giovane donna.
La scelta di una protagonista femminile deriva da una componente autobiografica?
No. Le storie che racconto nascono in me in maniera spontanea e non sono collegate ai fatti della mia vita, anche se, ovviamente, una parte di essa inevitabilmente finisce dentro a ciò che scrivo. Le mie storie sono una sorta di mondo parallelo che ha una vita a sé. Sono i personaggi a chiamarmi. Comunque nei primi due romanzi ho toccato anche la sfera maschile, mentre nel terzo mi sono concentrata solo sulla protagonista. La scelta del femminile, in effetti, è quella che mi viene più congeniale. Ma non ci sono intenti autobiografici e non traggo mai ispirazione da eventi dolorosi o traumatici che ho vissuto. Se mai, ciò che racconto, ha effetti premonitori.
In che senso?
Nel secondo libro sono descritti i sentimenti della protagonista derivati da una separazione. Ma io li ho scritti prima di vivere l’esperienza della fine del mio matrimonio.
Hai scritto i primi tre romanzi circa sette anni fa. Poi che è successo?
C’è stato un periodo di pausa legato a un momento difficile della mia vita nel quale mi sono separata da mio marito e ho cambiato luogo di lavoro. Ma, ormai, da un po’ di tempo, ho ripreso a scrivere il quarto romanzo e, in questo momento, sto anche lavorando al libro che raccoglierà tutte le interviste fatte nel podcast “In mezzo agli altri”, che uscirà a dicembre.
Che cosa vuoi raccontare con i tuoi romanzi?
Cerco sempre di lanciare messaggi positivi. Lo si vede anche dai titoli che devono dare speranza a chi legge. Vorrei che le persone capissero l’importanza del saper aspettare restando fiduciosi. Ho riscontrato fin troppe volte che tutti si affannano per ottenere tutto subito, mentre se si ha la pazienza di aspettare poi le cose accadano.
È un po’ il messaggio che si percepisce anche dai tuoi podcast e dalla tua rubrica di interviste su Diari Toscani…
Sì: è il consiglio che voglio dare. Bisogna trarre il meglio anche dal peggio, perché c’è sempre del bene anche nel male e attraverso le esperienze dolorose si può crescere in maniera ancor più vantaggiosa. Credo veramente che si dovrebbe imparare dai momenti bui. Lo dico perché l’ho vissuto. Con il secondo sono stata chiamata dalla redazione della trasmissione Mille e un libro, condotta da Gigi Marzullo. Mai avrei immaginato una cosa simile. Invece tra i miei contatti su facebook, a mia insaputa, avevo anche la regista di quella trasmissione, che aveva letto dell’uscita del mio libro. Io non lo avevo neppure molto pubblicizzato perché per carattere non mi è facile fare questa cosa anche se so che un libro, un volta pubblicato, va un po’ seguito. Un giorno ho ricevuto il messaggio della regista che mi chiedeva di andare in trasmissione a parlare del mio libro. È stato come un lampo nella notte, per me, che sono anche un po’ marzulliana, nel senso che mi faccio domande e mi do risposte da sola. Comunque, l’invito era reale e così sono andata negli studi Rai di Bologna dove ho registrato un servizio in cui parlavo del mio romanzo che è stato trasmesso nel corso di Mille e un libro.
Tu credi nella predestinazione?
Assolutamente. Provo da sempre una forte attrazione verso quello che non si vede, verso le leggi naturali, il destino già scritto, la vita oltre morte, il contatto con chi non c’è più. Sono cose che mi affascinano sin da quando ero piccola. Già allora provavo ad ascoltare nastri registrati per individuare voci e presenze particolari, anche se, all’epoca, non sapevo nulla di queste cose. Mi sono interessata anche ai sogni premonitori e alla tecnica dell’ipnosi, su cui ho fatto anche alcune ricerche. Credo nelle presenze ultraterrene e nei messaggi tra i due mondi e mi capita spessissimo di incontrare persone sensibili a queste cose. Probabilmente sono bisogni dell’animo umano.
Nei tuoi romanzi racconti storie d’amore a lieto fine: cosa ha determinato questa scelta?
Ho sempre letto moltissimo. Ho una vera passione per Stephanie Land e per Lucinda Riley, ma ho amato tanto anche Guy De Maupassant, Colette e altri. Scelgo i libri usando sempre l’istinto, seguendo quella specie di voce con cui sento che mi chiamano e che colgo dando un’occhiata alle sinossi. Da lettrice ho capito che ciò che le persone cercano principalmente nei libri è l’evasione dalla realtà, la possibilità di sognare ed è questo ciò a cui punto con i miei romanzi. Da qui la scelta del lieto fine.
Questa visione volta a cercare la positività nella vita la si percepisce anche dalle interviste e dai podcast. Come è nato questo progetto?
È nato dall’incontro con Fabrizio Ferrante, il mio compagno: anche questa è una cosa uscita per caso e quindi scritta nel destino. Avevo visto un serie televisiva che raccontava di persone che facevano i podcast e ho sentito forte il desiderio di provare questa esperienza riportandola all’ascolto delle persone, delle loro storie di vita, dei loro percorsi. Così è nato “In mezzo agli altri” e poi “Un caffe con… Selenia”: due progetti a cui tengo moltissimo e che mi hanno permesso di imparare moltissimo sulla vita e sulla solidarietà. Quando incontro le persone che intervisto cerco di scoprire la loro interiorità. Non le scelgo mai a caso ma rispondo alle emozioni che da loro mi provengono e che creano una sorta di irrefrenabile attrazione. Tutte le interviste che ho fatto mi sono sembrate come luci nella notte e vorrei che il racconto di quelle esperienze aiuti le persone a sentirsi meno sole. Quando si ascoltano le storie degli altri si scopre sempre che tutti viviamo le stesse vicende e questo ci libera dall’isolamento creato dalla vicinanza di persone che non ci capiscono. Alla fine si capisce che non siamo mai soli. Per questo stiamo realizzando il libro che le raccoglie tutte
Hai tre figlie adolescenti: come vivono la tua esperienza di scrittrice?
Le mie figlie sono la cosa migliore che ho fatto nella vita. Le amo profondamente. Mi metto molto in discussione come mamma e ho profondo rispetto per le altre mamme perché so che è un ruolo difficile. A loro faccio leggere quel che scrivo e, a volte, mi danno riscontri. Le prime due sono anche molto portate per la scrittura, ma, in generale vivono il mio percorso con molta tranquillità.
Quale esempio vuoi dare alle tue figlie e ai tuoi lettori?
Io non ho mai avuto una grande autostima, però non sono mai stata ferma nella vita e so di essere sempre aperta a tutto. Ho sempre cercato di vivere e non di lasciarmi vivere. Ho passato un momento di assopimento ma poi ho ricominciato a combattere come ho fatto sempre.