Uno dei migliori modi per sopravvivere alle ingiustizie del destino è accettarle con ironia, prendersene gioco, sdrammatizzarle al punto di riuscire a ridere, anche se da ridere non ci sarebbe proprio nulla. Ma fin dove ci si può spingere con l’ironia? Si può arrivare a sghignazzare anche della morte? Nel 1993 Wendy Northcutt, una studentessa della Stanford University, sostenitrice di questa teoria, un po’ per noia, un po’ per curiosità, iniziò a ricercare in rete notizie riguardanti le morti più assurde con l’evidente intento di sbeffeggiare tutte quelle persone che, come si suol dire se la sono proprio andata a cercare. Nacque così il “Darwin Award”, dal nome del famoso scienziato inglese che per primo ideò la teoria dell’evoluzione. La motivazione dell’assegnazione del premio è data proprio dall’ideatrice a coloro che “si sono adoperati per la protezione del patrimonio genetico dell’umanità tramite l’estremo sacrificio di auto-sopprimersi nella maniera più spettacolare e idiota possibile”. Le regole per poter essere inseriti in questa singolare classifica sono cinque:
1)impossibilità di riprodursi, il candidato deve essere morto o sterile. Ci sono anche delle eccezioni, ma sono talmente al limite che non vale la pena elencarle qui
2) eccellenza – strabiliante assenza di capacità di giudizio. L’idiozia del candidato deve essere unica e sensazionale
3)auto-selezione: essere causa della propria dipartita, perché un conto è la sfiga, un conto è andarsela a cercare
4) maturità: essere in grado di intendere e volere. Il premio è riservato ai maggiori di sedici anni, ma non c’è da far critiche, siamo in America e se a quell’età possiamo già guidare un auto, possiamo, anche, per merito, partecipare a questo premio
5) veridicità, l’evento deve essere verificato. Basta un articolo sui giornali, un rapporto di polizia, dei testimoni.
Per aggiudicarsi il premio il candidato deve esprimere il suo talento nell’anno in corso oppure se il decesso avviene in data imprecisata, fa fede l’anno del ritrovamento del cadavere. Esistono anche delle cause di esclusione, che, nonostante facciano parte di un lungo elenco di bestialità, non possono dare credito al partecipante, eccone un breve elenco: fumare in una tenda a ossigeno, arrampicarsi su gabbie di animali feroci, morti per autoerotismo (salvo eccezioni particolari), urinare su cavi elettrici, rotaie della metropolitana; ripetizione di casi già valutati. La cosa più importante è che, come in ogni incipit di testamento che si rispetti, il candidato sia nel pieno delle proprie facoltà mentali. Nel sito che potete trovare facilmente in rete si possono trovare anche alcuni motti interessanti, al limite del dark humor: “essere stupidi significa morte certa”; “il bagnino del pool genetico è fuori servizio” (per chi non conoscesse la lingua, in inglese pool significa anche piscina); “l’albero della vita si pota da sé” e via dicendo, ma quello che più mi fa sorridere é sicuramente “tutte le persone migliorano il pool genetico: alcuni per nascita, altri con la loro dipartita”.
Se andiamo a curiosare i vincitori delle edizioni passate troviamo un elenco di necrologi al limite dello scibile umano, cose che davvero ci strappano un sorriso dalla bocca, per quanto si parli di un argomento triste e doloroso. Se però volessimo provare ad assegnare questo premio a persone vissute e morte secoli prima di noi, riusciremmo a trovare dei candidati adeguati? Diciamo che per alcuni, realtà e leggenda si mescolano un pochino per cui il punto 5 delle regole di assegnazione ne escluderebbe parecchi, ma vale la pena sbirciare nel passato per poi decidere in tranquillità se, e quanto, siano reali le cause di trapasso. Prendiamo Eschilo ad esempio, il famoso autore di tragedie greco a cui fu pronosticata la morte perchè una casa gli sarebbe caduta in testa. Sicuramente evitò di camminare vicino a edifici di una certa altezza, ma di certo non potè pensare che un giorno un’aquila, scambiando la sua testa pelata per un sasso, gli fece cadere addosso una tartaruga con l’intento di romperne il carapace. Almeno così dicono gli storici del tempo. Rimanendo nei tempi antichi, il filosofo Empedocle si gettò nell’Etna convinto di poter diventare un dio, oppure l’imperatore cinese Qin Shi Huangdi, quello dell’esercito di terracotta, ingoiò pillole di mercurio pensando di poter diventare immortale. Facendo qualche balzello nella storia possiamo andare dal famoso Jack Daniels, proprio quello del whisky, che, una sera, ubriaco fradicio, diede un calcio alla propria cassaforte perchè non si ricordava più la combinazione, il piede gli andò in cancrena e se lo portò all’altro mondo. Adolfo Federico di Svezia, lasciò questo mondo nel 1771 al termine di un pasto che lui stesso terminò con ben 14 semlor, dei panini dolci al cardamomo ripieni di mandorle e panna. Sembra che la golosità fu fatale anche al nostro Giacomo Leopardi che, già condannato da varie malattie, non si fece scrupoli al termine di una cena da record, pur essendo diabetico, a trangugiare un chilo e mezzo di confetti. Il drammaturgo Tennessee Williams morì soffocato per aver ingoiato accidentalmente il tappo del collirio che si stava mettendo ma, in questa frettolosa ricerca, il più assurdo è il mandarino cinese Wan Hu che per riuscire ad andare sulla Luna, ancor prima che la NASA ne perfezionasse il metodo, si sedette su una sedia alla quale fece applicare più di quaranta razzi riempiti di polvere pirica. Dopo che i suoi servi li accesero tutti quanti, seguì un botto colossale tanto che, una volta diradatosi il polverone che ne conseguì di Wan Hu non rimase più nulla. Chissà che non sia arrivato davvero lassù dove voleva arrivare.
Insomma, curiosando tra le pagine della storia di storie di morti assurde se ne trovano a bizzeffe ma, la domanda che ci siamo posti all’inizio è: possiamo riderci un po’ su o no? Io credo di sì, perché, alla fine, il mezzo migliore per affrontare la vita è sempre un bel sorriso, pure se questa, sventolando un bel fazzoletto colorato, ci lascia all’improvviso.