seconda e ultima parte
Come si riconosce di possederla?
Con le parole è difficile da spiegare, è necessaria la pratica: per esempio quello che faccio nei laboratori, è come mettersi di fronte a uno specchio. Alla base deve esserci la conoscenza della materia, ovviamente. Tanti artisti non conoscono la storia dell’arte! Originalità significa porsi in modo onesto e peculiare come tramite per gli altri di qualcosa di altro. L’arte è questo, altrimenti parliamo di artigianato. L’artista è il tramite verso altre forme di esistenza, altrimondi, altre possibilità. Quello che l’artista manifesta con la sua espressività artistica altro non è che mostrare agli altri che esistono altri mondi. È il creatore di altri mondi, non può e non deve perdere questa connessione. La domanda che deve porsi è quale sia il suo modo, la sua particolarità, il ‘perché’ sia stato incaricato di fare questo e perché gli sia stato fatto questo dono. Ma il mio lavoro non è solo con gli artisti è anche con coloro che non lo sono, in quel caso lavoro sulla componente artistica della loro vita. La figura dell’artista sarà quella più importante per il futuro, sarà colei che salverà l’umanità. Non sono solo io a sostenerlo, ma anche altri grandi pensatori e visionari, Gurdjeff, Steiner, Osho, Aurobindo fra gli altri: la dimensione artistica è la dimensione dell’umanità del futuro, quindi quando lavoriamo sull’arte in maniera profonda e la porgiamo anche a chi non è artista, nel concreto noi lo stiamo facendo crescere, gli stiamo dando gli strumenti per essere all’altezza dell’umanità del futuro, rendendo la sua stessa vita potente. Artista è colui che apre le potenzialità, poiché è la figura del creatore, è colui che apre davanti a noi infiniti mondi e creando molteplici universi davanti alle persone, apre loro, quindi, tutte le potenzialità della loro vita in infinite possibilità di cui possono essere autori. Il lavoro artistico fatto in un’ottica con esercizi specifici consente allepersone di ritrovare sul corpo la potenzialità e il potere di andare in un altro mondo. Chi non si ritiene capace di far fiorire questa nuova esistenza per paura della morte si condanna alla sofferenza.
Qual è il primo passo per avvicinarci a questa filosofia di vita?
Provare il nuovo. Metterci in testa quotidianamente questa frase: provare il nuovo! Questo apre le porte a possibilità impreviste e inimmaginabili. Le persone si rinchiudono nella routine, anche se le confido che in una vita come la mia un po’ di routine non sarebbe male! (ride) Io vado oltre la zingaraggine! Però, in una vita, cosiddetta normale, basterebbe immettere nella giornata qualcosa che non si è mai fatto, non fosse altro una mattina andare a prendere il caffè in un bar diverso dal solito! La ripetitività è la morte. Il lavoro concreto che faccio nei miei laboratori è di portare nel corpo la consapevolezza di ciò che è maschile e di ciò che è femminile, la società ci ‘impone’ modelli prevalentemente maschili, anche nelle donne, perciò lavorare sull’equilibrio dentro noi stessi fra il maschile e il femminile è l’obiettivo per andare verso ‘qualcosa’ che sia più evoluto per noi. Abbiamo una visione contorta dello stare bene, stare bene come si intende oggi è andare verso la stasi, la morte, chi sta bene in questo senso è il cadavere; in realtà il nostro compito è quello di crescere, con la consapevolezza che esistono il giorno e la notte, le oscillazioni di bene e male, piacere e dolore, che sono inevitabili. Crescere, viaggiare, scoprire, conoscere, questo è lo scopo sacrosanto del genere umano: creare e crescere, che poi crescere è creare se stessi, ed è la capacità dell’essere umano. Gli animali non creano, l’essere umano è un creatore, questa creazione si può rivolgere sia verso se stessi che verso l’esterno, ovvero portare bellezza e armonia: arte.
Cos’è l’arte per Antonio Bilo Canella?
L’arte è la religione delle religioni, quella che supera il sistema religioso perché sono il sacro e lo spirituale senza dogma.
Se dovesse definire l’essere umano…
Penso a una clessidra, l’alto si apre verso l’esterno, il basso verso l’interno, e l’essere umano è il punto centrale. Noi siamo il punto di passaggio fra il mondo esterno, l’esteriore, e il mondo interno, l’interiore. È basilare essere aperti all’esteriorità e saperla cogliere nel momento presente.
Il percorso che ha fatto per arrivare a oggi…
Da ragazzo rifiutavo di annoiarmi nel rifare le cose che mi venivano chieste. Ho avuto la formazione come regista e attore all’Accademia Nazionale Silvio D’Amico e mi si chiedeva di fare i copioni, mettere in scena, opere di altri. Ho avuto proprio un rigetto, il mio pensiero è stato: perché non possiamo creare estemporaneamente quel momento davanti alla gente, qualcosa della quale vediamo la nascita? Questa intuizione all’epoca emerse per noia, a me veniva facile fare i personaggi, mettere in scena, avevo bisogno di entrare in altri ‘territori’, la creazione estemporanea, che poi è ciò che faccio oggi.
Prossimamente, il 16 e il 17 novembre, farà un seminario a Firenze, in cosa consiste?
La sera del 16 ci sarà una conferenza che potrebbe essere un po’ come la chiacchierata che abbiamo fatto noi, alla fine di questa, se ci saranno le condizioni giuste e se ‘l’atmosfera’ sarà favorevole, porterò in arte la dimostrazione di ciò che avrò detto a parole, sarà un assaggio. Il giorno dopo lavorerò insieme a un piccolo gruppo, massimo 15 partecipanti, che proveranno sul proprio corpo quello che è stato detto la sera prima. Non sarò io al centro, ma le persone che sperimenteranno su se stesse le loro capacità di originalità e come aprire la propria vita alle infinite esistenze, se saranno motivati acquisiranno letteralmente un ‘potere’.
Quindi azione e non parole!
Sì, fatto salvo quello che sarà necessario spiegare alle persone ciò che dovranno fare. È fondamentale prendere coscienza dei propri limiti e della possibilità di rompere questi limiti in maniera concreta, fisica.
Se dovessi presentarla a qualcuno come vorrebbe essere presentato?
Sebbene un po’ corrotta come denominazione, potrei dire: ricercatore spirituale, anche se è un po’ new age. In realtà non esiste una parola o un titolo che corrisponda in pieno con ciò che faccio.