I primi arrivavano verso le 17. Ovviamente di sabato. Negli altri giorni Via Roma, unica strada chiusa al traffico a Carrara negli anni ’80, perché riservata al passeggio e allo shopping, era trafficata, sì, ma da persone, per lo più, adulte, che andavano a fare acquisti nei negozi o a prendere un caffè nei bar. Il sabato, nel tardo pomeriggio, dalle 18 alle 20, Via Roma era monopolio dei giovani, ed erano tantissimi. Dai 13 o 14 anni fino ai 25 e anche qualcosa in più, tutta la gioventù carrarese si ritrovava lì, perché quello era il luogo principe di tutta la città e perché solo lì si facevano “le vasche”. Andare da un capo all’altro della strada, o meglio, di quella porzione di strada – perché Via Roma parte dal lato sud di piazza d’Armi, ma prosegue anche oltre la direttrice iniziale di circa un chilometro che la fa assomigliare a una piscina, e esce dalla città fino a immettersi nel grande viale XX Settembre all’altezza della chiesa di San Ceccardo – era “fare le vasche”, esattamente come fanno i nuotatori quando si allenano, in piscina. Non tutti, comunque, facevano le vasche: tanti erano stanziali, e li trovavi fissi sempre nei soliti punti. Via Roma era tutta libera: non c’erano dehors, né tavolini all’aperto – l’unica eccezione era il Bar Arlecchino che aveva, come oggi, i tavoli nella Galleria d’Azeglio, che diparte sulla destra proprio alla fine del tratto chiuso al traffico di Via Roma e che, all’epoca, era percepita come una sua estensione laterale. I gruppi in posti fissi erano le “compagnie”, che potevano raggiungere anche più di una trentina di componenti e che, soprattutto, a differenza di quanto accade oggi, erano sempre aperte ad accogliere chiunque: si poteva appartenere a una determinata compagnia, ma uscire con amici di un’altra, mescolarsi serenamente senza quell’aspetto ostilmente settario che hanno le compagnie dei ragazzi di oggi. In genere, a differenziare i gruppi era solo l’età, ma anche quella non era una demarcazione insormontabile. Il sabato pomeriggio era un must andare in Via Roma: ti preparavi apposta come per l’evento della settimana; se ti eri comprato qualcosa nuovo, quella era l’occasione per sfoggiarlo. Per la maggioranza dei ragazzi minorenni, era quello il picco del loro sabato sera, perché a pochi era già concesso di andare in discoteca. Al massimo, oltre alle “vasche” in Via Roma, per gli under 18, poteva esserci un cinema – e all’epoca c’era sempre l’imbarazzo della scelta, visto che c’erano cinque sale solo nel centro di Carrara, di cui tre di prima visione. Comunque, le vasche in via Roma restavano il clou, perché al cinema, sì, potevi andare, ma non era un luogo in cui si poteva conoscere qualcuno: in genere, era il luogo in cui andavi quando quel qualcuno lo avevi già conosciuto, per godere della, assolutamente non consueta, protezione del buio della sala per scambiare baci e abbracci più o meno audaci, per i quali la strada, il pieno giorno, la scuola erano ancora considerati luoghi non adatti a quel genere di intimità. E quindi Via Roma restava il top per vedere la persona che ti piaceva, per sperare di incrociare i suoi occhi, o anche di sfiorare le sue mani, passandogli accanto nella calca pestata che riempiva la strada. Oppure per cogliere l’occasione di conoscerla, magari inserendosi nella conversazione con qualcuno che si conosceva o anche solo rivolgendole un complimento – si chiamavano così, allora, le considerazioni sull’aspetto di una ragazza, che oggi sono diventati catcalling, e che, salvo alcune eccezioni volgari, erano in genere espressione di apprezzamento non molesto e, anzi, spesso gradito e atteso da chi lo riceveva. E allora andavamo su e giù, zigzagando fra i grupponi fissi, facendoci saltare il cuore per un ciao o per un sorriso, disperandoci per aver scoperto la persona che ci interessava abbracciata a qualcun altro. Con il montone, in inverno – Via Roma era un ritrovo solo invernale: tutti quei giovani dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno si trasferivano in blocco alla Rotonda a Marina di Carrara – o la giacca a vento Henry Loyd o il montgomery blu della Marina Yacthing. Quasi tutti con i jeans stretti in fondo e larghi nelle cosce, stile cavallerizzo, i camperos con il loro provvidenziale (non per me) tacco, che regalava a maschi e femmine quei tre quattro centimetri in più, oppure con le Clarks o le “barche” invernali. Poche gonne, per le ragazze, rare minigonne, zero look da “letterina, velina, vallettina” (cretina?) con tette e culi in bellavista, che c’erano, già allora, in tv, ma che non venivano imitate da nessuna, a differenza del penoso fenomeno di emulazione delle inconsistenti e prive di qualità star dei social, che dettano mode assurde a tutti i giovani di oggi. Il trucco era ancora una cosa solo da femmine, anche se i nostri idoli erano i Culture Club, gli Wham, i Duran Duran, gli Spandau Ballet che di trucco ne usavano eccome, ma, in genere, sotto ai diciotto anni, era più facile vedere facce nature. C’era la moda dei capelli come Limhal, quello che cantava la colonna sonora de La storia infinita, ma, anche in questo, ambito l’essere naturali vinceva di più: riccioli lunghi e frange ondeggianti per i ragazzi, capelli scalati per le ragazze. Maglioncini “colorati ai gusti misti” e il sorriso di chi è convinto che il futuro sarà, per forza, sempre migliore. È vero, Carrara splendeva: di luci, di negozi, di bar, di vita. Ma la luce più forte che faceva brillare la città erano gli occhi e i sogni di quei ragazzi: la generazione dorata, nata e cresciuta nel boom economico, che vedeva la vita “con il sole in fronte”. Non è andato tutto bene come pensavamo allora e forse, in buona parte, è stata colpa della tendenza di molti di noi a pensare di voler rimanere adolescenti per sempre. In ogni caso, al cambio del millennio abbiamo tutti avuto il nostro brusco risveglio. E forse eravamo impreparati, forse siamo rimasti e resteremo impreparati, superficiali, infantili per sempre, ma siamo stati i più fortunati perché eravamo giovani in quegli anni e abbiamo vissuto un mondo che sembrava quasi perfetto anche se è durato solo poco più di un decennio.
Tante serrande si sono chiuse, troppe luci si sono spente: le mode sono cambiate, le priorità sono diventate altre. La vita è andata avanti e anche a noi, giovani degli anni ’80, ha mostrato di essere dura. Ma non ci ha tolto la capacità di sognare. E da un sogno di chi negli anni ’80 faceva le vasche in via Roma è nata l’idea di creare un evento che celebri quell’usanza e quello splendido periodo. Sabato 9 novembre, dalle 16,30, via Roma a Carrara tornerà ad essere la vasca dei giovani e di chi era giovane allora. Cene e aperitivi a tema anni ’80 e abiti il più possibile originali dell’epoca. Non torneranno quegli anni, ma per una sera si può almeno sognare che accada.