Ed eccoci – alcuni sospireranno: “era ora!”😅- quasi alle battute finali di questa piccola “rubrica nella Rubrica”. Si è finora discorso, ma oramai è del tutto accademico ribadirlo, di graffiti 3D, della loro strettissima parentela coi bassorilievi, di una palazzina al Civico 10 di Via Verdi a Carrara che è un profluvio di tale forma d’arte, di scultori italici e scandinavi, di Macedoni e Babilonesi. Dopo aver preso in esame, dapprima, i rilievi relativi ai Macedoni vincitori, dopo aver proseguito con l’analisi di quelli che ritraggono i Babilonesi sconfitti, oggi ci curiamo, invece, di una terza categoria: nè vincitori, nè vinti… parlo di “quelli che se ne fregano”.
Dopo tanta epica, tante celebrazioni monumentali, tanta retorica, bisognerà pure stemperare un po’ la tensione ed alleggerire un po’ l’atmosfera, eh! Ed ecco, infatti, partendo dalla fine, una famigliola felice del Mulino Bianco babilonese, che, in barba alle cerimonie sontuose che si stanno consumando contemporaneamente in città, ha preferito portare i bambini in gita fuoriporta, col cammello nuovo ritirato dal concessionario il giorno prima. Ed hanno proprio l’aria di spassarsela un mondo, altroché ingresso trionfale di Alessandro Magno! Dopo di loro, appare la figura che più di tutte se ne sbatte alla grande: il Pescatore, che, con la stessa gioiosa ed apparente noncuranza dell’omonimo personaggio che dà il titolo alla celeberrima canzone di Fabrizio De Andrè, si limita a fare quel che vuole il suo ruolo: pescare. Tuttavia, come dicevo poc’anzi, la sua noncuranza è solo apparente. Il suo collega deandreiano, animato da pura solidarietà umana, “senza guardarsi neppure intorno”, “versa il vino e spezza il pane” anche a chi giunge al suo cospetto proclamandosi un assassino in fuga, oltre a non aiutare la gendarmeria che sta inseguendo quel manigoldo, sopraggiunta subito dopo che questi si è dileguato. Allo stesso modo, il pescatore del nostro bassorilievo, pesca, sorride e non si cura minimamente della barca di preoccupatissimi mercanti locali, i quali, piuttosto che gettare i loro averi nel bottino di guerra dei vincitori, stanno disperatamente tentando di sottrarli a quella trista sorte, trasportandoli altrove via fiume.
Già, il fiume…il vigoroso vegliardo disteso che vedete ritratto subito dopo è nient’altro che il dottor Eufrate, uno dei corsi d’acqua che abbracciano la Mesopotamia e che le hanno fatto meritare l’appellativo di “Terra fra i due fiumi” (questo significa, letteralmente, il nome di quel territorio). L’altro fiume sarebbe il Tigri, e Thorvaldsen, nel bassorilievo originale, lo aveva posto a fianco di Eufrate, dandogli l’aspetto, dato il nome, di una tigre🐯. Invece, i nostri Bienaimè, assai meno ignoranti in geografia rispetto al maestrone danese, ben sapevano che Babilonia è bagnata dal solo Eufrate, quindi omisero volutamente il felino che avrebbe dovuto rappresentare l’altro fiume. Anche Eufrate, comunque, fa parte del club di “quelli che se ne fregano”: se ne sta bellamente sdraiato nel suo letto ed attende…Del resto, chi può saperlo, meglio di un fiume, che “tutto scorre”?. L’eterno divenire regola da sempre la vicenda umana, anche quella di un uomo che si crede un dio, come Alessandro Magno. Egli entrava a Babilonia da trionfatore? Ebbene, qualche anno dopo da Babilonia (dove stava organizzando l’invasione dell’Arabia), egli sarebbe uscito cadavere, atterrato da una misteriosa febbre che lo uccise a soli 33 anni.
E voi non fatevela venire, la febbre: nel prossimo episodio, soltanto alcuni piccoli contenuti bonus e poi, giuro, col graffito 3D ed i suoi fratelli in Carrara la finiamo qui😅.