foto di Pietro Marchini In copertina Campocatino, chiesetta di San Viano, prato e caselli dei pastori
Prima di raggiungere Campocatino con zaino e scarponi, bisogna andare molto indietro nel tempo e conoscerlo nella leggenda. Molti anni fa, quando il pianeta non era ancora abitato dall’uomo ed esisteva un unico continente definito “Pangea”, a spadroneggiare sulla terra erano animali giganteschi che potevano raggiungere lunghezze di oltre venti metri e peso di cinquanta tonnellate. Furono chiamati dinosauri, se ne conoscono centinaia di specie: alcuni erano carnivori, altri erbivori, molti erano bipedi e altri quadrupedi, erano molte le famiglie che, grazie a grandi ali, riuscivano a volare. Si conoscono anche dinosauri di piccole dimensioni che non raggiungevano i 50 centimetri. Erano molto voraci, per soddisfare la loro insaziabile voglia di cibo, dovevano andare da un posto ad un altro: gli erbivori divoravano boschi e foreste, i carnivori si mangiavano fra di loro. A farne le spese erano sempre i più deboli, ma anche la vegetazione del globo era in serio pericolo. Il pianeta era molto affollato, la viabilità non esisteva, così come le regole, tranne quelle naturali ed ognuno andava nella direzione che riteneva più giusta, scontrandosi anche con altri simili in una infinita e dura lotta per l’esistenza. Un po’ come se oggi non esistessero limiti di velocità, semafori, rotonde, sensi unici, segnali di divieto e di obbligo, sarebbe un vero caos. Ecco: forse una delle poche cose che distingue l’uomo da questi antichi mostri sono proprio le regole che ha stabilito, ma che molti purtroppo non rispettano.
La vita sulla terra era veramente caotica, questi grandi animali correvano a folle velocità perché, mangiata una foresta dovevano subito trovarne un’altra, e così succedeva con l’erba delle praterie. Non solo c’era caos, ma anche un rumore infernale dato dai colpi pesanti degli zoccoli sul terreno, per cui tutto tremava, durante il giorno non si trovava pace né ristoro, soprattutto quando passavano i volatili che, con le loro aperture alari, piegavano gli alberi e sollevavano nuvoloni di polvere. La notte però tutti si fermavano a ritemprare le energie per il giorno dopo, dappertutto scendeva un silenzio ed una pace che metteva d’accordo tutta la natura. Un bel giorno un gruppo di questi enormi esseri viventi si stancò di tanto frastuono e decise di intraprendere un cammino per scoprire luoghi tranquilli, in cui poter vivere in modo più sereno. Partirono di notte, mentre tutti dormivano, portandosi dietro i piccoli e quelli appena nati. Vagarono per giorni e mesi finché scoprirono un luogo che sembrava a loro ospitale. Avevano trovato il senso della loro vita proprio sulle Alpi Apuane, nel prato glaciale che successivamente sarà nominato Campocatino (a 1000 metri d’altezza). In questo luogo regnavano la pace e la tranquillità, c’era cibo a sufficienza e gli spazi consentivano anche a loro di muoversi con sufficiente facilità. Si stabilirono lì prima dell’ultima glaciazione, in una ampia pianura protetta dalle correnti marine, dalla mole del monte Roccandagia (1700 metri). Impararono a vivere senza dover correre come pazzi, riuscirono a diminuire il rumore e forse anche a godere delle bellezze della natura. Furono proprio loro che, muovendosi come ruspe e schiacciasassi, modellarono il catino, lo spianarono e lo resero abitabile anche dai primi uomini che si affacciarono sulla terra. Si dice che i rettili odierni: tartarughe, coccodrilli, lucertole, serpenti e iguane siano discendenti dei dinosauri, ma a ben osservarli questi sono tutti silenziosi e hanno un’andatura tranquilla. Allora dobbiamo dire che i rettili moderni discendono, sì, dai dinosauri, ma esclusivamente da quelli di Campocatino.
Detto questo possiamo partire da Vagli di Sopra (750 metri), dopo aver lasciato l’auto in un parcheggio sicuro. Naturalmente è meglio dare un’occhiata a questo antico borgo e alla sua chiesa dedicata a san Lorenzo. Saliamo brevemente fino ad incontrare il sentiero 147 che ci inoltra in un bosco di castagni. Lungo il cammino siamo allietati da alcune marginette e dai fiori spontanei, fra cui alcune piccole orchidee. Il profumo del bosco diffuso dalla rugiada della mattina e dallo schiudersi dei fiori penetra dalle nostre narici nei polmoni, rigenerando l’aria ammorbata dalla città. Un poco esaltati da questa splendida natura, arriviamo a destinazione, i caselli che i pastori usavano nella transumanza sono tutti davanti a noi. Non ci resta che raggiungerli ed aggirarli uno alla volta, per riempirli della nostra presenza, per una dimostrazione di affetto che certamente è ricambiata. La vista della piccola chiesa con tetto a capanna dedicata a san Viano, sovrastata dalla possente mole del Roccandagia, ci ricorda la vicenda di Davide e Golia, con la differenza che qui è Golia che difende Davide dagli impetuosi venti della marina. Il lago di Vagli, la piana di Gorfigliano e le cime dell’Appennino danno l’ultimo scossone ai tuoi sentimenti: è qui che l’uomo potrebbe trovare la giusta soluzione a tutte le sue nevrosi. Una semplice considerazione viene spontanea, quando si praticano questi luoghi: chi non conosce le Apuane, chi non le ha mai amate, non può capire che su queste montagne non esiste il luogo più bello, il posto più interessante. Ovunque metti gli scarponi, sopra una vetta, lungo un torrente, mentre percorri un borgo o ti avvicini ad un dirupo, quando attraversi un bosco o una piccola pianura colonizzata dai fiori, quello è il posto più bello delle Alpi Apuane. Imparare a godere la natura che hai di fronte, senza pensare a quella che hai visto ieri o che vedrai domani.