Oggi, poiché siamo ancora in fase di rodaggio, ce ne andremo, passo passo, sul monte Prana , quota 1221, la montagna più a sud delle Apuane più simili alle vette appenniniche, definite anche “Apuane riposanti” per distinguerle da quelle alpine aspre e rocciose del centro nord.
È possibile salire in vetta partendo da più parti, Casoli, Metato e altri, ma noi preferiamo partire da Passo del Lucese, per arrivare al quale occorre superare Camaiore, quindi proseguire sulla SP n°1 verso Monte Magno, ultima dimora dell’indimenticato Giorgio Gaber, al cui ingresso, sulla destra, campeggia il monumento a lui dedicato.
Poi si deve discendere per circa un chilometro e mezzo verso Lucca fino ad incontrare, sulla sinistra, la Via dei Norcini che porta a Gombitelli, piccolo antico borgo noto un tempo per la produzione dei “gavorchi” ossia chiodi forgiati a mano malamente rifiniti, ma molto usati in carpenteria( in dialetto lucchese gavorchio significa appunto brutto, sgraziato); oggi il paese gode di una certa fama per la produzione di squisiti salami.
Superato l’abitato si procede ancora par alcuni chilometri fino al Passo a quota 550; da qui, subito dopo l’unico bar, inizia sulla sinistra il sentiero CAI n° 101 in un primo tratto asfaltato e quindi percorribile in auto fino ad un piccolo spiazzo con una capienza massima di cinque o sei posti macchina. Troviamo il parcheggio pieno per cui dobbiamo ridiscendere per circa cinquecento metri fino ad una piazzola a margine del sentiero.
Oggi siamo soltanto io e mia figlia con l’immancabile compagnia del nostro cane Pluto che dopo un’ora di macchina non vede l’ora di slanciarsi nel bosco di lecci circostante. Risaliamo il sentiero asfaltato fino ad incontrare una sbarra superata la quale ci immettiamo in una comoda ed ampia carrareccia che, in leggera salita, ci porta in venti minuti fino ad un’edicola addossata ad un gigantesco pino; qui lo stradello prosegue fino al bivio, sulla sinistra a quota 883, con le indicazioni Monte Prana e Casa del Maestro, via che faremo al ritorno a chiusura dell’anello.
Proseguiamo sul 101 che, da questo punto, diventa uno stretto sentiero nel bosco d castagni secolari e rigogliose piante di agrifoglio con i rami adornati di bacche ancora verdi che presto diventeranno rosso vivo per rallegrare l’atmosfera natalizia. Si va avanti in falsopiano e leggere salite, sulla sinistra una vecchia casa diroccata, fino ad incontrare una zona con decine di grossi castagni divelti, un vero tritio di alberi abbattuti con i grossi apparati radicali rivolti verso il cielo a causa di eventi estremi che si vanno facendo sempre più frequenti.
Superato il bivio sulla destra per la Baita Paolo Barsi, ad un’ora e mezza dalla partenza, ecco la Focetta di San Vincenzo a quota 918 dove arrivano, oltre al 101, i sentieri CAI 104 da Metato ed il 112 da Casoli. Giriamo decisamente a sinistra su sentiero non segnato, ma ben visibile e dinanzi a noi si staglia la vetta del monte Prana, che andiamo di bel passo a conquistare.
Lungo il sentiero fra il folto paleo spuntano delle bellissime mazze di tamburo (lepiota procera) funghi dal lungo gambo e cappello squamato, unica parte commestibile, che può arrivare fino a 30 centimetri di diametro da consumarsi previa cottura e molto apprezzati dai buongustai.
Ricordo quando da ragazzi li trovavamo nelle vigne in collina e li portavamo orgogliosi a casa pregustandone già la bontà una volta fritti a dovere oppure ben cotti alla brace. Viene voglia di raccoglierli ma sono troppo belli così come stanno per cui li lasciamo nel loro ambiente naturale a fare bella mostra di sé.
Il sentiero prosegue, superato il bivio che porta ad una sorgente, ci immergiamo in un bel bosco di ontani usciti dal quale si apre il panorama sul monte Piglione verso est; saliamo ancora ed arriviamo sul crinale che porta in vetta. Qui il panorama si spalanca sul mare e sul lago di Massaciuccoli verso sud.
A due ore e mezzo dalla partenza raggiungiamo la vetta dove campeggia una maestosa croce a ricordo dei caduti di tutte le guerre. Sul monte si trovano ancora i resti delle postazioni della Linea Gotica da cui furono sparate cannonate sull’abitato di Camaiore che causarono numerose vittime tra la popolazione inerme.
Nonostante la visibilità non sia ottima, il panorama è veramente incantevole con la vista a nord sul Matanna, il Nona, il Croce e, più lontane, le Panie ed il Corchia; sotto di noi l’ampia vallata di Camaiore, e quindi da sud ad ovest il mar Ligure dove purtroppo la foschia impedisce di vedere le isole dell’Arcipelago.
Breve sosta per rifocillarci; sul monte ci sono escursionisti di tutte le età e Pluto, unico cane presente, si lascia accarezzare da tutti ed in particolare dai bambini che fanno subito amicizia con lui.
S’è fatta l’ora di tornare, per cui prendiamo un nuovo sentiero in cresta che scende verso il monte Prano (1091 metri). Dopo circa venti minuti troviamo sulla sinistra l’indicazione per la “Casa del Maestro”; la seguiamo immergendoci in una vegetazione di arbusti che dopo poco si trasforma in una rigogliosa abetaia fino ad arrivare appunto alla “Casa del Maestro” a quota 850, una bella costruzione recentemente ristrutturata che , nella bella stagione , offre servizi di cucina e pernottamento agli escursionisti. Ancora qualche centinaio di metri ed eccoci, chiudendo l’anello, di nuovo sul sentiero 101 seguendo il quale arriviamo alla macchina dopo cinque ore di cammino soste comprese, circa 10 chilometri con un dislivello di 600 metri.
Una bella sgambata, non c’è che dire, propedeutica per nuove e più impegnative escursioni.