Era una squadriglia di spietati assassini, la 16^ Panzergrenadier Division delle SS. Solo un mese prima aveva sterminato senza pietà vecchi, donne e bambini a Sant’Anna di Stazzema. I tedeschi erano costretti ad arretrare per l’avanzare delle truppe alleate ed erano ancor più determinati a lasciare solo morte e atrocità dietro al loro passaggio. Non era quasi più nemmeno necessaria la provocazione o l’infame legge che imponeva di giustiziare dieci italiani per ogni tedesco ucciso. E in quel 16 settembre del 1944, la provocazione c’era anche stata: un soldato tedesco era stato ucciso da una fucilata nei pressi di Bergiola Foscalina, sulla collina chiamata Foce che separa Carrara da Massa. Il commando tedesco era guidato dal maggiore Walter Reder, il monco, mostro di feroce crudeltà, che un mese prima aveva ordinato la strage di Bardine di San Terenzo nella quale morirono 159 civili. Reder applicava la legge di guerra con abbondante rialzo: non dieci italiani per un tedesco, ma molti di più. Persone come birilli, in un macabro desiderio di rivalsa contro gli italiani, considerati ormai traditori. Erano passate solo due ore dall’omicidio del soldato tedesco, quando gli autoblindo nazisti entrarono nel paese per esigere il tributo di sangue che ritenevano esser loro dovuto. Come accadeva quasi sempre, gli uomini erano fuggiti nei boschi da giorni e nelle case erano rimasti solo vecchi, donne e bambini. E i tedeschi non si fecero scrupoli a catturarli tutti.
La voce di una spedizione tedesca a Bergiola si era diffusa in fretta su tutto il territorio apuano. La notizia di una strage annunciata arrivò fino sulla costa, dove si trovava il maresciallo maggiore della Guardia di Finanza, Vincenzo Giudice, capo della Brigata costiera Carrara, che a Bergiola aveva la moglie e la figlia. Il maresciallo lasciò tutto all’istante e si precipitò nel suo paese per cercare di placare la vendetta tedesca. Arrivò prima che i soldati tedeschi mettessero in atto l’esecuzione e cercò con ogni mezzo e con qualunque tipo di trattativa di impedire che gli ostaggi venissero giustiziati. Sul piatto mise anche la sua stessa vita: la vita di un militare italiano in cambio di quella dei civili catturati, ma i tedeschi definirono impossibile lo scambio. Allora il maresciallo tentò l’ultima carta: si tolse la giacca della divisa e si mise davanti al plotone militare tedesco, chiedendo di essere ucciso al posto della sua gente.
Non servì a nulla. I tedeschi non riconobbero neppure l’onore del gesto a cui avevano assistito e non ebbero alcuna pietà. Uccisero tutti, anche il maresciallo Giudice, che per il suo gesto ricevette la medaglia d’oro al valor militare, postuma. I tedeschi uccisero con la ferocia delle bestie. Radunarono gli ostaggi nell’edificio scolastico di Bergiola Foscalina e li bruciarono vivi, alimentando il fuoco con taniche di benzina e lanciafiamme. Poi appiccarono il fuoco alle altre case del paese, uccidendo nello stesso modo anche quelli che erano riusciti a nascondersi all’interno. Alla fine morirono 72 persone, per vendicare un solo soldato tedesco.