Per raccontare la storia di Dario Argento devo, necessariamente, partire dal momento in cui vidi per la prima volta la sua pellicola, Profondo Rosso. La storia, le ambientazioni, la suspence e la colonna sonora, furono probabilmente propedeutici al mio amore per i gialli, prima come lettore e poi da scrittore. Ma andiamo con ordine. Dario Argento è nato a Roma il 7 settembre del 1940. Suo padre era Salvatore Argento, un produttore cinematografico e sua madre Elda Luxardo, una fotografa di moda brasiliana, dalla quale ha certamente preso il gusto per il particolare, il gioco di luci che avrebbe messo nei suoi film. Tornando al nostro protagonista, si iscrisse al liceo classico e lo abbandonò al secondo anno, trasferendosi a Parigi e vivendo di espedienti che furono senza dubbio formativi. Rientrò in Italia nel 1957 e iniziò a collaborare con l’Araldo dello Spettacolo, occupandosi di teatro, cinema e musica. Dario Argento si appassionò al cinema espressionista, alla Nouvelle Vague, con la predilezione per Hitchcock, Antonioni e Fellini. Fu assunto da Paese Sera come critico cinematografico e nello stesso periodo, il finire degli anni sessanta dello scorso secolo, collaborò alla sceneggiatura di pellicole horror, come: La legione dei dannati. D’autore come: Metti una sera a cena di Patroni Griffi e del filone spaghetti western, con: C’era una volta il West, insieme a Bernardo Bertolucci e Sergio Leone. Nel 1969, insieme al padre, fondò una casa di produzione, la S.E.D.A. Spettacoli. Decise di mettersi dietro la macchina da presa e realizzò: L’uccello dalle piume di cristallo, tratto dal romanzo: La statua che urla, di Fredric Brown. Il film uscì nel 1970 e dopo una tiepida accoglienza, si trasformò in un successo. Lo stacco lungo, i primi piani sugli occhi, la meticolosità nel riprendere i dettagli e le luci, oltre alla colonna sonora inquietante con il jazz di ,. Dario Argento mostrò, fin dal suo esordio l’amore per Hitchcock e quell’interesse per le psicopatologie che diverranno il suo stile cinematografico. Nel 1971 diresse Il gatto a nove code, un thriller nel quale un giornalista e un enigmista non vedente indagavano sulla morte di un genetista. La trilogia sugli animali si chiuse con l’uscita di, 4 mosche di velluto grigio, nel quale Dario Argento usò una macchina da presa, la Pentazet, in grado di riprendere un proiettile che usciva dalla pistola con straordinaria definizione. La scena della decapitazione, molto onirica, è un cult per gli amanti del genere. Dario Argento accettò la proposta della RAI di produrre e curare quella che oggi chiamiamo Serie tv. Si chiamava: La porta sul buio, fu trasmessa nel settembre del 1973 e lui personalmente con lo pseudonimo di Sirio Bernadotte, diresse l’episodio: Il tram, che derivava da una parte eliminata dalla sceneggiatura del film: L’uccello dalle piume di cristallo. Sempre in quello stesso, Dario Argento diresse l’unica opera che non apparteneva al genere triller-horror, Le cinque giornate. Un film storico che raccontava l’insurrezione dei milanesi contro gli austriaci nel marzo del 1848. Il 1975 è l’anno del suo film più conosciuto, di quel Profondo Rosso che ha inquietato e ancora inquieta, milioni di spettatori. La storia, le ambientazioni, le scene e la colonna sonora dei Goblin, un gruppo progressive rock, insieme al jazz di Giorgio Gaslini, ne fecero senza ombra di dubbio il capolavoro assoluto del genere. Nel 1977 il percorso verso l’horror si completò con il film: Suspiria. La pellicola che si rifaceva alle fiabe gotiche, fu girata a Friburgo e grazie alla colonna sonora e una qualità visiva eccezionale, venne considerato un esempio di espressionismo cinematografico. Gli anni ottanta condussero Dario Argento e gli spettatori all’Inferno, che riprendeva le tematiche di Suspiria ancora più estremizzate, con il Mater Tenebrarum di Keith Emerson che è un capolavoro di composizione musicale moderna e che si rifaceva alla grande opera classica. Nel 1982 Dario Argento diresse Tenebre, nel quale i temi dei traumi psichici, feticismo e follia, erano legati dal whodunit di ispirazione hitchcockiana. Dario Argento negli anni ottanta proseguì sul filone horror con: Phenomena e Opera, molto più psicologici. Negli anni novanta, insieme a George A. Romero, diresse l’horror Due occhi diabolici, ispirato ai racconti di Edgar Allan Poe, un altro mito che ho amato come lettore. In quegli anni girò anche: Trauma e la Sindrome di Stendhal, oltre il remake del Fantasma dell’opera, il cui sceneggiato degli anni settanta, aveva turbato le nostre notti di bambini. A queste pellicole partecipò anche sua figlia Asia, nata dal legame con Daria Nicolodi, la meravigliosa protagonista di Profondo Rosso. Negli anni duemila, Dario Argento diresse Non ho sonno e il Cartaio nel 2004. Chiuse la Trilogia delle Tre Madri con: La terza madre. Negli ultimi anni ha diretto il Macbeth di Giuseppe Verdi e un musical ispirato a Profondo Rosso, con le musiche di Claudio Simonetti dei Goblin. Nel 2019 ha ricevuto il Premio Speciale alla carriera ai David di Donatello e ancora oggi continua a pensare a nuovi progetti, a dimostrazione che la mente non invecchia mai. Dario Argento vive a Roma e piccola nota di costume, è tifoso della Lazio, non potrebbe essere altrimenti visto che ogni partita della nostra squadra del cuore diventa un thriller.