Si chiama “Coppia aperta quasi spalancata” il nuovissimo film interpretato da Chiara Francini che indaga il desiderio di felicità e i modi per “agguantare” l’amore, in una sorta di viaggio attraverso il sentimento in tutte le sue forme. Se il titolo del film vi è familiare, è perché, forse, conoscete l’omonimo testo teatrale di Franca Rame e Dario Fo del 1983, su cui Chiara Francini, Mario Sesti e Federica Di Giacomo hanno creato la sceneggiatura di questo docufilm. Nel testo originale, Antonia, la protagonista, dopo essere stata tradita dal marito, vuole suicidarsi ma poi, pur di non perderlo, accetta la sua proposta di continuare a stare insieme in una relazione aperta. La donna, gradualmente, ascolta il proprio cuore fino ad innamorarsi di un altro. Evento che farà destabilizzare e impazzire il marito. La Francini, che porta in scena la pièce da quattro anni, si è resa conto di quanto il tema narrato sia attuale e spunto di accese discussioni. Così, nella pellicola, lei, protagonista, attrice e monogama convinta, parte dal testo recitato per poi addentrarsi nel mondo dei poliamorosi. Va ai party “sexpositive”, espone animatamente le sue idee tradizionali a giovani con punti di vista opposti e addirittura incontra il più vecchio poliamoroso d’Italia, un novantaseienne che da sempre ha relazioni intime simultaneamente con partner consenzienti. Lungo tutto il film si snoda anche la storia di un marito e una moglie sposati da venti anni e finalmente felici di convivere con il fidanzato di lei. Un amore a tre che sfida lo scetticismo di molti spettatori.
L’attrice, che ha prodotto il film con la sua casa di produzione Nemesis, ha deciso di presentarlo in persona in un tour che ha toccato varie località della Toscana. Al Cinema Principe di Firenze, durante l’incontro con il pubblico, ha subito avvisato: “Il film è pieno di parolacce. Mia madre, che tra l’altro interpreta il ruolo della mia mamma nel film, mi ha consigliato di prepararvi psicologicamente”. In effetti il linguaggio risulta parecchio sguaiato e contribuisce a iperbolizzare l’aspetto realistico e spontaneo del film, ma sembra piuttosto uno strattagemma per non far prevalere la serietà del documentario e non disattendere le aspettative degli spettatori riguardo alla verve comica della Francini. L’obiettivo è raggiunto. Guardando il film si ride molto, ci si sorprende parecchio, si riflette e si vedono minare certezze e convinzioni personali sulle relazioni.
Le coppie si aprono a nuove esperienze? Tutti vogliono l’amore ed è determinante garantirselo. Che sia in una relazione statica ed esclusiva o in un rapporto poliamoroso, poco importa. “Basta che funzioni” è ciò che si evince alla fine. “Non volevo fare un film bugiardo, bensì un affresco che rispondesse alla realtà” ha detto l’attrice precisando che “nessuna scelta è perfetta, ma la cosa più importante è riuscire a capire, grazie a un proficuo dialogo interiore, le proprie forme e i propri colori e realizzarli senza ledere la libertà altrui”.